L’unico lato positivo della faccenda? L’Inter non dovrà più affrontare trasferte in Toscana in stadi che si chiamano ‘Artemio Franchi’. Perché dopo la bambola di Siena l’Inter incassa un’altra tombola memorabile in un altro impianto dedicato all’ex presidente della Uefa con un’altra prestazione sconcertante, incommentabile, dilaniante nel fisico e nel morale. Su col morale, per quest’anno è finita… Ok, misero tentativo di strappare un sorriso dopo una serata all’insegna dell’imbarazzo più totale. Doveva essere la gara della dedica a Diego Milito, della reazione dopo l’infortunio occorso al Principe, della squadra rincuorata dalla presenza del presidente Massimo Moratti che ha viaggiato in treno con i giocatori. E’ stata la gara della totale distruzione delle residue certezze del gruppo nerazzurro, del drammatico rientro nel tunnel, di una lezione di pallone con tanto di doposcuola dai viola di Vincenzo Montella. Troppo brutto, troppo brutto per essere vero. Ma purtroppo lo è.

L’ORSO SAMIR – L’Inter scende in campo con tutte le buone intenzioni di questo mondo, con il morale tutto sommato a buoni livelli mentre la Fiorentina sembra un po’ sulle gambe dopo gli ultimi risultati non positivi e la grigia prova di Torino con la Juventus. Ma basta il fischio d’inizio e sul prato del Franchi si assiste a uno spettacolo raccapricciante, guardandolo dalla sponda interista: perché la Fiorentina sembra essere composta da tanti bambini allegri in un luna park, un parco giochi dove tutti, nessuno escluso, hanno passato una serata di totale divertimento, mentre gli altri giocatori in campo guardano pressoché inermi: Jovetic balla la mazurka intorno a Ranocchia, Ljajic scappa a Juan come un’anguilla, Borja Valero non ha un piede vellutato ma trova voragini per inserirsi e tentare l’affondo, Cuadrado lascia scie di fuoco dietro di sé con le sue corse sulla destra. In tutto questo, il ruolo della vittima designata lo recita Samir Handanovic, che in questo luna park veste i panni del famoso orso da impallinare. Resiste come può a Jovetic, Ljajic, Valero, ma deve piegarsi al cospetto del serbo prima e del montenegrino poi. Ha evitato un punteggio rugbystico, e questa è la soddisfazione, se proprio vogliamo chiamarla così.

SENZA PIETA’ – In tutto questo dov’è l’Inter? Semplicemente: non c’è. La reazione nerazzurra allo tsunami viola è nel tiro velleitario di Kuzmanovic intorno alla mezz’ora. Ci sarebbe da aspettarsi nella ripresa una squadra diversa, che almeno prova a ruggire e dare tutto almeno per raggiungere un pareggio che viste le premesse sarebbe già epico. Nemmeno per idea… Anzi, la Fiorentina continua a fare tutto quello che le garba, per dirla alla toscana. E arrivano altri due ceffoni, ancora rifilati dai due giovanotti terribili dell’Est, stavolta invertendosi le parti: a Jovetic il 3-0 (che però, va detto, è anche viziato da un fallo di mano di Pizarro, già ammonito, in avvio di azione) a Ljajic il 4-0. Ridicolizzata, la squadra di Stramaccioni, che subisce passiva il possesso palla di Aquilani e compagni i cori di scherno della tifoseria viola che ad un certo punto provano a solidarizzare coi malcapitati nerazzurri indicando loro il colore del pallone. Solo nel finale, arriva il lampo di Cassano: troppo poco, troppo tardi, troppo triste.

COPPIA D’ASS… IC – L’avevano dipinta come la sfida degli slavi, di quelli col cognome che finisce per ‘ic’, e ce n’erano parecchi quest’oggi in campo. Ma alla fine gli applausi se li prendono solo quelli che vestono la maglia viola: come se avesse avuto un sogno premonitore, Massimo Moratti alla vigilia del match aveva evidenziato la qualità di Stevan Jovetic e JoJo lo ha ringraziato di cotanta stima con due gol pesantissimi; Adem Ljajic si inventa giocate di alta classe e corona la sua prestazione con un’altra doppietta. Tutto questo mentre, se Handanovic fa i miracoli ma deve raccogliere quattro palloni in fondo al sacco, Kuzmanovic non si vede e Kovacic fa vedere qualche lampo ma viene sostituito da Alvarez dopo l’intervallo. Una domanda: perché?

SOTTO ACCUSA – Andrea Stramaccioni aveva assicurato che un’altra Siena non ci sarebbe stata più: promessa non mantenuta, più che Firenze sembrava, ahinoi, di essere a Caporetto tanto era il disarmo col quale l’Inter è finita travolta dall’onda viola. E questo, proprio in un momento importante della stagione, come abbiamo ampiamente descritto in questi giorni, è forse il peggior segnale possibile da dare al campionato ma soprattutto ai propri tifosi. Questa sconfitta, che arriva dopo l’incidente che ha tolto di mezzo la punta principale e a sette giorni dal derby, non concede alibi alcuno: il Milan parte davanti all’Inter nella stracittadina di ritorno, cosa che sembrava inimmaginabile nemmeno troppo tempo fa, e con un Mario Balotelli scatenato in più. Adesso tutti esigiamo risposte dopo questo scempio, e dall’altro lato sono tenuti tutti a farsi un esame di coscienza: dai giocatori, che non hanno fatto nulla per evitare di finire rullati, all’allenatore che osservava quasi a capo chino la disfatta senza avere nemmeno la forza di alitare un incitamento. E il discorso potrebbe essere più ad ampio raggio, e toccare altri ambiti dell’ambiente nerazzurro: rosa, staff, dirigenza, la scelta è ampia. Purtroppo però queste risposte vanno date alla svelta, perché un altro pugno nello stomaco così, con un derby che incombe, stavolta i tifosi non lo incasseranno facilmente, come del resto questo.

Per chiudere, proviamo a trovare un angolo di sereno in mezzo a cotanta tempesta: anche l’anno scorso, Stramaccioni arrivò al derby dopo una batosta pesantissima come quella di Parma, e sappiamo tutti come andò a finire. Troppo ottimistico? Sarà, però all’inizio di una settimana che sarà comprensibilmente travagliata per tutti, almeno un appiglio per non affrontare questi sette giorni troppo viola dalla rabbia potrebbe servire…

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 18 febbraio 2013 alle 08:57
Autore: Christian Liotta
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