Viene difficile trarne fuori una sola nota positiva dall'ennesimo, sicuramente il più clamoroso, tonfo dell'Inter in una stagione che prende sempre più le sembianze di un horror movie. Lo 0-3 subito in casa contro il Bologna mette in mostra una squadra decisamente a pezzi. Al di là della mancanza di precisione e di una idea di gioco che dovrebbe addirsi a qualunque formazione di Serie A, ciò che lascia allibiti è l'assoluta inadeguatezza sul piano mentale ad affrontare la partita; e i gol incassati, o meglio regalati, ne sono l'esempio lampante. Non esistono trame fra i reparti, nessun rapporto logico che lascia ben sperare in vista di un finale di campionato che sembra profilarsi tra i più drammatici degli ultimi anni. Fuori dalla Tim Cup, con il morale sottoterra, il rischio di assistere ad un'altra batosta anche in Champions è incombente.

Già, perché mercoledì si torna in campo e, viene da domandarsi, come può Ranieri in quattro giorni preparare un match in campo europeo se i suoi uomini non riescono a fornire nessun segnale in campionato, dove invece andrebbe tirato fuori tutto l'orgoglio per sperare in una rimonta che è poi naufragata sotto i colpi di Lecce, Roma, Novara e, ultimo, Bologna? Occorre riordinare le idee e sapere che al Velodrome con l'Olympique gli ostacoli saranno ancora più alti di quelli riservati dalle avversarie italiane. Il rischio che si corre è l'umiliante uscita dalla scena europea. Accadde lo scorso anno contro lo Schalke, ma allora l'Inter riuscì quanto meno a risorgere in Italia consolandosi poi con la conquista della Tim Cup. Ad oggi un'ipotesi di rinascita viene negata anche al più ottimista dei tifosi, stanco di vedere l'Inter soccombere inerme davanti a formazioni di bassa classifica.

A Marsiglia, dunque, i nerazzurri ripartono dai rientri di Milito e Stankovic, assenti ieri sera a causa dell'influenza. Più difficile invece pensare ad un forzato recupero di Samuel e Ricky Alvarez, entrambi ancora alle prese con i rispettivi infortuni che li hanno tenuti fuori dalla disfatta di San Siro. Ma è chiaro che adesso non è più una questione di uomini, recuperi e moduli tattici. Ranieri può cambiare, certo, come se non le avesse provate tutte per ridare vita ad un'Inter estenuata dal punta di vista psicologico ed estenuante da vedere, protagonista di un'ingiustificabile parabola discendente che eppure ha avuto avvio dopo le vittorie contro il Milan e la Lazio. Ma se l'Inter torna a giocarsela in Champions lo fa in un'area dove già quest'anno ha avuto modo di risollevarsi. Era il 18 ottobre e Pazzini con il sigillo nel primo tempo ipotecava a Lille il passaggio agli ottavi di finale. Segnali di vita e di Inter che arrivavano dopo le sconfitte di Napoli (proprio 0-3 in casa) e Catania. Almeno la legge dei numeri fa ben sperare Ranieri che, scegliendo di non abbandonare la nave con il mare in preda alla tempesta più fitta delle ultime stagioni, vuole trovare lui la cura, chiaro atto di fiducia nei confronti della squadra. Ma a Marsiglia come a Lille serve riprendere fiato. Ora più che mai serve ritrovare l'Inter, quella vera.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 18 febbraio 2012 alle 22:04
Autore: Daniele Alfieri
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