Occhi concentrati, viso disteso, capelli lucidi. Diego Milito lo vedi ed è già una statua da derby. Lo porta nel sangue, d'altronde. Nessuno come lui. Il Principe è sereno, rispettoso, mai spaventato e sempre voglioso di spaventare. Il destino di chi viaggia a cavallo per seminare la paura nelle difese avversarie. A La Gazzetta dello Sport, racconta come per uno come lui, avere al fianco Antonio Cassano o Rodrigo Palacio. Due perfetti partner per lo spietato Milito: "Con Cassano e Palacio è una pacchia - racconta il Principe -. Antonio adora più l'assist che il gol, Rodrigo invece con i suoi movimenti apre le difese".
Parole di un assetato del gol. Che in Stramaccioni ha trovato l'allenatore ideale, il motivo è decisamente semplice. E ha il sapore di Special One: "Stramaccioni parla in faccia e dice la verità. Come José Mourinho". Milito lo giura.
Milito, ma se una cosa come quella che ha provato domenica scorsa contro la Fiorentina — sombrero al difensore e tiro al volo — le viene anche nel derby?
«Beh, se poi segnassi anche non sarebbe male».
E sarebbe il più bello della sua carriera, da far venire giù quella curva di San Siro?
«Il gol non è un condizionale: il gol è gol. Magari la curva viene giù davvero, ma non lo sapremo mai finché non lo segno. E contro la Fiorentina non ho segnato».
Al Milan però sì, tante volte: 6 gol più due in amichevole. Attrazione fatale?
«Intanto tocco ferro, e poi non mi illudo: non conosco una partita uguale all’altra, e l’avversario non c’entra».
Vabbé, ma mica può essere un caso: vede Milan e sente qualcosa di particolare?
«Ha detto che è fatale, no? Dunque niente di razionale: è così. O meglio: finora è stato così».
Ok, già che facciamo gli scaramantici: ma chi è favorito in questo derby?
«Non conta chi è favorito, ma come si arriva alla partita: l’anno scorso, all’andata sembrava non dovesse esserci partita ma abbiamo vinto noi. Quest’anno noi stiamo meglio solo come punti in classifica: il resto non conta».
E vincere quanto conta? E’ davvero la partita verità per voi?
«Non più delle altre. Se vinci il derby e poi non batti il Catania, aver vinto il derby conta la metà. E non è detto che sia più facile battere il Catania dopo aver vinto il derby: di sicuro hai un’altra fiducia, tre punti di più in classifica e hai fatto felici i tuoi tifosi, ma non hai la garanzia di cominciare a volare».
La cosa più strana che le ha chiesto un tifoso prima di un derby?
«Chiedono tutti la stessa cosa: di fare gol e di vincere...».
Sarà più facile per lei fare ancora gol non avendo contro il difensore centrale più forte del mondo?
«Thiago Silva è un grande difensore: grandissimo. Però non mi sembra che il Milan giocherà senza difensori centrali, no?».
Parliamo di Inter, va’: se le avessero detto che sarebbe stato così facile giocare con Cassano?
«Antonio ha caratteristiche precise: non c’era nulla da scoprire, lui gioca così».
Così come?
«Appena si gira cerca la prima punta, o un compagno che arriva. Vede il calcio come pochi e ama più l’assist del gol: non lo dico io, lo dice lui».
Dunque non c’è segreto?
«Uno solo: lui ti guarda sempre, dunque devi guardarlo anche tu. E capire subito quello che ha in mente, per fare il movimento giusto: il migliore per farti arrivare la palla dove lui sta pensando di mettertela. Non è stato così difficile, ma giorno dopo giorno ci stiamo conoscendo meglio. E andrà sempre meglio».
E’ meglio per Milito giocare in un’Inter con la difesa a tre? E’ davvero un calcio più offensivo?
«Stramaccioni ha deciso di cambiare anzitutto per avere più equilibrio: per essere prima più solidi, e poi più offensivi. Poi è un fatto che in queste tre partite abbiamo creato di più. E credo che più andremo avanti, più occasioni ci saranno per chi gioca davanti».
Tre gol in dieci partite: ha segnato poco, per le occasioni che ha avuto?
«Io dopo una partita vado a casa con il magone se non ho avuto occasioni. Poi se posso fare tre gol e segno solo su rigore come domenica, un po’ mi incavolo, certo. Ma non mi preoccupo: vuol dire che sono dove devo essere».
Può voler dire anche che è al posto giusto ma a volte troppo stanco, perché si spreme troppo?
«Ho sempre giocato e giocherò sempre così, ovvero per la squadra: non sono capace di stare lì fermo ad aspettare palloni».
Però con ’sto fatto che l’Inter non ha un vice Milito, non è che si è potuto riposare granché.
«Non è un problema: non gioco troppo, anzi giocare mi fa bene. Anche ogni tre giorni: posso farcela».
Certo, se Palacio avesse potuto giocare di più...
«Non so se avrei giocato di meno: questo bisogna chiederlo all’allenatore. Di sicuro ci avrebbe guadagnato l’Inter, perché la sua assenza è stata più pesante per la squadra che per me. Poi è normale che per un centravanti giocare con Rodrigo è una pacchia: apre le difese, moltiplica gli spazi».
Meglio con Palacio o con Cassano?
«Premessa: mi sono sempre adattato al compagno che ho al mio fianco e il segreto, come dicevo, è cercare di capirlo. Detto questo, sono due seconde punte diverse: Rodrigo è più mobile, ama andare in profondità. Antonio spacca le partite tecnicamente: vuole la palla sul piede e gli piace mettertela sul piede. Io sono in una botte di ferro con tutti e due. Anzi, con tutti e tre: anche giocare con Coutinho alle spalle non è male per niente».
A proposito di Cassano: lo fischieranno tanto?
«Boh, ma tanto non è un problema: anzi, se lo fischiano gli fanno un favore. Ha troppa esperienza per vivere male una cosa così: sa come gestire la situazione, si carica e basta».
Come l’ha visto in questi giorni?
«Giuro, il solito Cassano: cazzeggia come sempre, è sereno, allegro. Non mi pare che senta questa partita più delle altre, e se non è così lo maschera molto bene».
Vi ha promesso qualcosa, se gli fate vincere il derby?
«No, niente di particolare. Ma se lo vinciamo, magari gli chiediamo qualcosa noi».
Lo sa che ha detto che Milito vincerà la classifica dei marcatori?
«Spero abbia ragione, ma preferisco vincere qualcosa di squadra».
Ma anche lei pensa che per lo scudetto sia strafavorita la Juve?
«Visto che stanno andando le cose, di sicuro è favorita, anche se non va sottovalutato il Napoli. Ma noi faremo di tutto per disturbarli fino alla fine: se devono vincere questo scudetto, che fatichino. Il più possibile».
Come si spiega il fatto che Stramaccioni abbia faticato così poco a prendersi l’Inter?
«Non mi meraviglia, tanto più dopo averlo conosciuto meglio. E’ arrivato in un momento di grande difficoltà e ha avuto il merito di presentarsi bene: è stato fondamentale l’aspetto psicologico, ha saputo guadagnarsi in fretta la fiducia di tutti».
Una cosa che ha Stramaccioni, non così facile da trovare negli altri allenatori?
«Parla tanto e parla in faccia: dice le cose come le pensa e dice sempre la verità».
Lo sa che dicevate esattamente la stessa cosa di Mourinho?
«Mi ha fatto una domanda, non mi ha chiesto un paragone, e io non voglio farlo: dico solo che anche José era così».
Fabrizio Romano - Alessandro Cavasinni
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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