Dejan Stankovic torna a parlare e lo fa al Messaggero Veneto, in una interessante intervista rilasciata al collega Pietro Oleotto. Ecco qualche stralcio delle parole di Deki, ovviamente ancora legato all'Inter.

Dopo la Lazio, da giocatore già maturo, è finito a Milano, per vincere un bel po’ di trofei con l’Inter, dove ha ritrovato Mancini...
''Quando lo incontrerò di nuovo, seduto su quella panchina, lo ringrazierò per tutto quello che mi ha insegnato e che mia ha fatto vincere. Per il nuovo corso del club penso sia la scelta giusta''.

È il nome che si sente di mettere in evidenza pensando alla sua Inter?
''Per quella svolta devo ringraziare tutta la famiglia Moratti. Mi convinsero parlandomi di sport, non di soldi. E la passione è ancora quella cosa che ti aiuta a fare la differenza nel calcio. Sono stati anni di successi quelli di Milano. Successi che hanno portato a fare di quella città la mia nuova casa. La mia famiglia è ancora là. Mi manca in certi giorni. Ma poi penso che i ragazzi hanno gli amici e la scuola, là. E non voglio toccare i loro equilibri. Anche se Udine sta diventando giorno dopo giorno una realtà che mi sta facendo pensare: ma sì, tra un po’ tutti potremo vivere in Friuli''.

Il nuovo cerchio, quello dello Stankovic allenatore, tocca l’esperienza interista, l'anno e mezzo vissuto con Stramaccioni. Come è andata?
''In modo fulmineo. Io ero a casa: ho acceso la tv e la Tg sport ho sentito del nuovo contratto firmato da Andrea. Mi sono detto: benissimo, ha fatto la scelta giusta. L’Udinese è una società che ha programmi, che ha tradizione, che investe sui giovani e ti dà il tempo per lavorare. la sera ecco la telefonata. Come stai? Come va? Cosa pensi?Ho tagliato subito corto, sono fatto così: Andrea, cosa vuoi chiedermi? Mi ha chiesto di diventare il suo vice. Ho accettato subito''.

Neppure un attimo di pentimento, magari postumo?
''No, adesso pensieri soltanto i miei compiti di allenatore. Si lavora duro, ore e ore, perché Stramaccioni, se non ve ne siete accorti ve lo dico io, è un perfezionista. E per me è il modo giusto per calarmi in questa nuova realtà. Quella del tecnico. Quella dell’Udinese. Ecco perché non penso neppure alle voci che parlano di una mia candidatura per la panchina della Serbia''.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 18 novembre 2014 alle 11:00 / Fonte: Messaggero Veneto
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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