Dopo la sosta per le partite delle Nazionali si torna in campo dentro i confini italiani e l'Inter, domani all'ora di pranzo, ospiterà la Spal per portare a tre la striscia di vittorie consecutive da inizio campionato. Luciano Spalletti parla della gara e di altre tematiche durante la consueta conferenza stampa al Suning Training Centre in Appiano Gentile. FcInterNews.it offre le parole dell'allenatore.
Preparazione complicata visto i Nazionali. Ha recuperato il tempo perso?
"Non è stata complicata, non si tratta di arrivare un giorno e dover creare i presupposti di squadra. Il lavoro viene fatto da quando ci siamo conosciuti, tutti i giorni si porta avanti un discorso collaborativo per diventare squadra forte. Il fatto che vadano in Nazionale è solo un qualcosa in più per rendersi conto di ciò che hanno a disposizione. Loro devono darci il contributo da Nazionali, devono farlo vedere nonostante l'assenza di allenamenti. La rifinitura è durata due-tre giorni e l'abbiamo usata per entrare nella partita subito con la testa".
E' un caso se un quarto di A abbia un tecnico toscano? Ha sentito Sermplici?
"Non l'ho sentito ma mi complimento per quello che ha creato, ma anche a Gazzoli, Bagnati, Colombarini, Mattioli, a quelli che hanno portato la squadra in A dove mancava da quando ero piccolo e raccoglievo figurine. In Toscana si ha qualche vantaggio, è la terra dei campanili, dei rioni, del palio, si finisce a sfidarsi a pochi metri di distanza. C'è la possibilità di fare più gavetta con le tantissime squadre che ci sono, si finisce poi per vivere a panee strategie, è un campanilismo continuo. . Senza dimenticare la scuola di Coverciano, ambiente di ritrovo".
L'Inter quando ha vinto ha sempre avuto in panchina un uomo forte come Mancini o Mourinho. Ti riconosci in questa figura?
"Nel calcio c'è una legge, quelli presuntuosi vengono sempre puniti e di conseguenza qui nessuno ha la presunzione di essere più bravo. Qui c'è una società che lavora in modo corretto, moltissime persone lavorano qui e ci mettono in condizione di sviluppare il nostro meglio. Ho collaboratori che sono la mia estensione, sono i miei occhi dietro, le mie sette-otto braccia e per me è tutto facilitato. Mi fa piacere che tu abbia citato Mourinho, è uno di quelli che ha determinato il fatto che domani ci saranno 60 mila persone. Andremo a fare uno spettacolo davanti a un pubblico su cui non abbiamo messo mano, è un'occasione per dimostrare di poter far parte di quell'Inter che ha vinto. Quando per tutta la settimana allerti i giocatori sulla pericolosità della partita e pensi a quello che dir loro, pensi al motivo per cui la Spal dovrebbe essere più motivata di noi. Forse perché siamo l'Inter e ne abbiamo 60 mila, mentre loro 2 mila. Ma non abbiamo messo mano a questo, i tifosi vengono a esprimere la loro fiducia che dobbiamo ripagare. Il merito è di Moratti, di Mourinho, di Zenga, Burgnich, Facchetti, Cambiasso, Eto'o, Ronaldo, Bergomi, Materazzi, Ibrahimovic, Milito... Il merito è loro. Qualche calciatori individualmente ha fatto bene, ma noi dobbiamo lasciare una traccia, nessuno si ricorderà i contrasti vinti da Gagliardini eppure avrà portato a casa più contrasti di tutti. Se non c'è quello che vince il contrasto non c'è neanche quello che fa gol. Domani abbiamo l'occasione per essere considerati come quei calciatori che hanno determinato la presenza di questa platea che deve crearci un po' di emozione. Chi non si motiva da solo non sa far bene il suo lavoro".
Come si fa a non sovraccaricare né sottostimare i giocatori?
"Dobbiamo cominciare a ragionare come se creassimo qualcosa da cui dover andare avanti il prossimo anno. Non da ripartire. I punti fermi oggi sono Icardi, Perisic, poi? Bisogna creare i presupposti di sapere che tipo di squadra siamo e cosa siamo riusciti a creare. Se i calciatori accettano il fatto di dover andare in Champions, vorrei andare più in là. Se un giocatore è convinto di poter dare 10, io vorrei che desse 12 o quanto meno non andare mai sotto il suo massimo. Se si dice che bisogna andare in Champions a me sta bene, per salire sugli aerei che ci portano in giro per l'Europa dobbiamo fare il check-in in queste partite e l'anno scorso si sono portati a casa pochi risultati in queste partite. Non siamo sulla scaletta degli aerei, siamo a casa a guardare".
Ieri Perisic ha detto che con lei potrà crescere molto. Lui è il vero grande acquisto?
"La società ha fatto un buon lavoro, ha lavorato affinché Perisic rimanesse perché lo consideriamo grande calciatore e grande persona. E se si è una grande persona si tira fuori anche il grande calciatore. Hanno creato questa tranquillità perché lo considerano un potenziale futuro capitano dell'Inter anche se ne abbiamo altri, e in una squadra ne servono molti a prescindere da chi porta la fascia. Ivan ha qualità incredibili, la sera resta sempre ad allenarsi da solo in palestra col prof. Da ciò che si dice è una persona splendida ma deve mostrarlo sul campo, ci aspettiamo tanti numeri da lui e lui è disponibile ad assumersi questa responsabilità. E' un giocatore completo in entrambe le fasi, è stato inserito nelle clip che vediamo in settimana per i suoi rientri, 100 metri in apnea con uno strappo per aiutare il compagno. Ci aspettiamo di vederne di più di queste cose e vedere numeri superiori rispetto a quelli precedenti".
A Roma diceva che era qualcosa in più di una squadra che allenava. Oggi l'Inter per lei cos'è?
"E' un po' il modo di lavorare. Io tutto sommato non esagero nulla nel dire che sono uno d'azione, mi piace farle le cose. Ma per farle devi avere sentimento per cò che ti circonda altrimenti non ne vieni attratto. Mi piace fare il mio lavoro bene, lo faccio con dedizione perché amo il calcio, i miei calciatori che poi diventano un'ossessione perchP devo far funzionare la squadra. Poi sono bravi i miei collaboratori, ma l'impegno ce lo metto tutto".
Ti aspettavi un inizio con due vittorie? Cosa pensi quando senti che l'Inter viene inserita nella lotta scudetto?
"Mi aspettavo che la mia squadra continuasse a fare bene a prescindere dai risultati. Io sono a posto, poi è chiaro che i risultati creano una risonanza maggiore. Ma avrei detto le stesse cose, l'essenziale è mostrare la strada dove si vuole andare. Dietro non si può modificare niente ma davanti si può creare qualcosa. Le intenzioni si possono mettere in evidenza. Poi è il vostro lavoro, ci si conosce con qualcuno di voi, tirate a creare o il fenomeno o il fallito. Se riuscite a far dire a 10 squadre che devono vincere il campionato, nove avranno fallito. Noi vorremmo parlare di calcio, e di squadra, voi di risultati e obiettivi. Vorrei sperare ci siano qualità superiori oltre all'obiettivo. L'obiettivo è come riesci a lavorare, poi se i tifosi si aspettano una cosa e i giocatori ne parlano, bisogna migliorare di 50 punti. Non me la sento di fare promesse, se volete darmi qualche notizia che possa farmi pensare a questa possibilità... Dico solo che bisogna tentare di vincere tutte le partite. Non ci accontentiamo di niente, siamo contenti se si vince ma le intenzioni devono essere quelle. Bisogna finire in undici, l'anno scorso abbiamo avuto reazioni che disturbano la squadra. Non contanto le situazioni individuali, o si vince come squadra o se giochiamo individualmente siamo tutti annientati. Se un giocatore segna 25 gol ma la squadra è arrivata dietro, che risultato è per l'Inter? Nella bacheca dei trofei mette i gol del singolo? Se non si vince niente nello scaffale non resta niente. Non servono discorsi individuali o creare fenomeni, bisogna fare risultati, vincere le partite per pareggiare le differenze con le prime 4 dell'anno scorso. Ci sono troppi punti di differenza, partite come quelle di domani bisogna portarle a casa. Poi può venir fuori qualsiasi risultato, ma il nostro marchio in ogni partita deve essere sempre lo stesso, bisogna timbrare la partita. Io sono convinto che domani metteremo il timbro, per restituire ai tifosi la loro fiducia".
Quali sono le maggiori insidie nella sfida di domani? Vuole commentare l'addio al calcio di Cambiasso?
"Meno male che non gioca più così non me lo trovo più davanti (ride, ndr). Tra qualche anno ci insegnerà qualche cosa come allenatore. Il pericolo di domani è sottovalutare la partita ma non lo faremo, loro sono tre anni che fanno numeri importantissimi, hanno un gioco super collaudato, un tecnico credibile per ciò che propone, i suoi calciatori giocano a memoria. Aveva già fatto bene nella Primavera della Fiorentina, avremo difficoltà enormi ma se le nostre intenzioni sono quelle che ci siamo detti, non ci sono scelte, dobbiamo far sì che loro in determinati momenti ci lascino lo spazio per andare di là".
Ha sciolto il dubbio Gagliardini-Vecino?
"Gioca Gagliardini e lo sa da martedì dopo la partita di Roma, andateglielo a chiedere".
Giocherà per dargli un po' di fiducia?
"Lui è un grande calciatore e ha atto bene, se non l'ho fatto giocare è perché in quel momento mi serviva altro. Ho fiducia nei miei calciatori. In passato ho spesso ho dato un biglietto a tutti i miei giocatori e ho chiesto a loro di scrivermi la formazione. Tutti temevano di scrivere male o bene di un compagno. Ma anche i miei ne scriveranno undici e 7-8 li lasceranno fuori. Quello che conta è il calciatore che accetta un ruolo non importante nella squadra ma quando gioca mostra di essere motivatissimo per dare un contributo alla squadra. Joa Mario ha fatto quello che doveva in queste partite, è stato perfetto. E' stato fuori, poi ha cambiato la partita dando la botta del giocatore di qualità, è fresco e può dare un contributo sotto l'aspetto del fiato. Non esiste titolare o riserva, esiste la squadra che domani deve consumare l'altra ed essere più brava nell'aspettare il momento giusto. Troveremo un avversario che si farà in quattro per risolvere i problemi che noi creeremo, noi dobbiamo fare questo e qualcosa di più".
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