Intervistato per la pagina YouTube di Marco Montemagno, Andrea Ranocchia si è raccontato a tutto campo, partendo dagli inizi difficili: "La vita di noi VIP è molto cambiata di recente, coi telefoni e le fotocamere non si può mai stare tranquilli, neanche quando si è al ristorante con la propria famiglia. Quando giochi però non pensi a niente: io ho avuto un periodo molto complicato qualche anno fa quando la squadra non andava bene e io ero capitano. Tutto l'ambiente esterno era contro di me e per me era come andare al patibolo, ci ho messo molti anni a ripulire l'etichetta che la gente aveva di me. In quel momento non ero pronto ad estraniarmi dal mondo esterno, mi sembrava di non essere più capace di fare un passaggio, credevo di essere scemo. Poi sono andato in Inghilterra e mi sono ricentrato, ho iniziato un percorso con una persona che mi ha dato una mano e ho ricostruito tutto da capo".

SUGLI INIZI - "Ho iniziato a 5 anni, ma non ho mai pensato di diventare un professionista. Giocavo con gli amici, pensavo a divertirmi. Poi ho fatto dei provini, mi han notato e lì è iniziata la mia carriera. I miei avrebbero voluto che studiassi però: quando ho iniziato a giocare in Serie B ho lasciato il liceo e loro non mi capivano. Quando ero all'Arezzo mio padre era il mio agente: una volta il presidente mi ha chiamato alle 3 di notte perché lui non rispondeva e mi disse che mi avevano venduto alla Fiorentina e che dovevo partire la mattina dopo. Poi alla fine saltò tutto, anche se ancora oggi non ne so il motivo".

SULL'ARRIVO ALL'INTER - "Ero in ritiro con il Genoa a Roma e non avevo avuto alcuna avvisaglia. Ero a pranzo con la squadra e il dirigente mi avvisò che Preziosi mi voleva al telefono: lui mi disse che mi avevano venduto all'Inter e che dovevo partire. Era la squadra del triplete, per me è stato come arrivare a giocare con Federer o LeBron arrivare all'Inter. Allenarsi con dei campioni ti fa crescere, ti fa capire come interpretare la partita. L'agonismo era incredibile, era una guerra: non accettavano il fallimento e questo mi colpì molto. Era la prerogativa dei grandi dello sport".

CURIOSITA' E ANEDDOTI - "Il giocatore che più mi ha impressionato? Andrea Pirlo, sembrava come prevedere il futuro, aveva sei occhi in campo. Difensore che mi ha ispirato? Alessandro Nesta, anche come persona. La più grande dote di un difensore? La concentrazione, mai sbagliare la posizione, non si può mai errare se no si perdono le partite. Giornata tipo? Mi alzo alle 8.30, faccio colazione o a casa o ad Appiano. Poi mi preparo con bendaggi e massaggi, palestra. Facendo questo mestiere diventi molto sensibile a tutte le parti del corpo. Il mister fa le sue riunioni sulla partita, si vedono dei video e infine si fa un'oretta di allenamento.  Quindi ghiaccio, crioterapia e pranzo alla Pinetina sempre per controllare la nostra dieta. Poi vado a casa e sto con mio figlio fino a che non si addormenta".

I SOCIAL - "In Italia ormai ci si attacca a tutto, anche ai mi piace che si mettono, mentre in Inghilterra non è così. Alle volte ho messo dei like per errore e poi riguardando li ho tolti prima che venisse fuori un caso".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 22 febbraio 2019 alle 21:05
Autore: Andrea Morabito
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