Dalle colonne de La Repubblica, spazio alle parole di Andrea Ranocchia, tra i più positivi in questa prima metà di stagione con la maglia dell'Inter. Però non è stato un 2012 facile: "È iniziato malissimo. Un po’ sono stato coinvolto nella stagione difficile dell’Inter, un po’ ci ho messo del mio, un po’ non mi ha giovato il rapporto inesistente con Ranieri. In sei mesi lui mi avrà parlato al massimo due volte. Non mi sentivo considerato. E le prestazioni ne hanno risentito. Fino a quel grave errore che ci costa la sconfitta contro il Bologna a San Siro, a febbraio. Per due mesi non gioco una partita. Riemergo in aprile, a Trieste contro il Cagliari. Lentamente torno a essere un giocatore, riconquisto fiducia". Il rapporto con Stramaccioni: "Con lui si parla molto, ci si confronta su questioni calcistiche e non solo. C’è un rapporto diretto. Professionale ma sereno, quello che ci vuole".

Si parla di Europei a cui non ha preso parte: "Sono scappato il più lontano possibile, negli Stati Uniti. Era l’unica. Vedere le partite dell’Italia mi avrebbe fatto soffrire, e andare in vacanza a Formentera o in qualche altro posto in Europa non mi avrebbe dato tranquillità: avrei sicuramente incontrato frotte di tifosi che mi avrebbero rivolto domande o richieste di foto e di autografi, sarei rimasto ancora con la testa lì. Invece avevo bisogno di staccare da tutto. Venti giorni in America, e al massimo mi avranno riconosciuto due persone. Ci voleva. Sono tornato carico e pronto per il ritiro". La cosa che non si aspettava: "Il 1° agosto mi capita la cosa più brutta del 2012: vengo a sapere di questo mio coinvolgimento nella storia di Salernitana-Bari. Mi crolla tutto addosso, mi sembra assurdo, io non c’entro niente ma mi tirano dentro. Ecco, lì ho vacillato. E risalgo, perché sono tranquillo, e lo sono tuttora. Vivo sereno, gioco in una grande squadra, sono fidanzato da tre anni, la sera a casa mi rilasso e cucino buoni piatti", spiega.

L'ex difensore del Bari non teme ripercussioni: "Me l’hanno detto anche i miei avvocati, che devo stare tranquillo. Io non c’entro niente e vado avanti. Piuttosto ci sono altre cose che non mi piacciono: stranamente il mio nome ogni tanto torna in ballo, sembra che lo facciano apposta a mettermi nei titoli dei giornali proprio dopo una bella prestazione con l’Inter, o quando Prandelli mi chiama in Nazionale. Vedo troppo accanimento mediatico, a volte vengo tirato in ballo solo perché sono un giocatore di una squadra importante e questo non è giusto".

Si torna poi sulla pura attualità: "Le dieci vittorie consecutive ci hanno dato sicurezza. Nella difesa a 3 mi sento a mio agio, perché posso uscire a marcare l’attaccante fino a metà campo tanto dietro sono protetto. Ma tutta l’Inter è cresciuta, anche se dopo la vittoria di Torino c’è stato un calo. Ma sono convinto che l’Inter possa lottare ancora per lo scudetto, e che la Juve non sia per forza la migliore. Ci crediamo davvero, nella rimonta". Il giocatore che segue come esempio: "Ovviamente Zanetti. A parte l’aspetto atletico e fisico, che è impressionante, il fatto è che non l’ho mai visto un giorno, dico un giorno, in cui non sia allegro, trascinante, sereno. È sempre positivo, ha una parola per tutti, è un esempio. Ricordo nel 2011 quando in quattro giorni, con Leonardo, perdemmo il derby 3-0 e poi 5-2 in casa con lo Schalke in Champions. Il giorno dopo Zanetti arrivò alla Pinetina con lo sguardo sereno, e ci parlò come deve fare un capitano. Ripartimmo", conclude.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 05 gennaio 2013 alle 09:23
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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