Il k.o. del derby è sì stato pesante non solo a livello di classifica, portando i nerazzurri al quarto posto alla pari con la Juventus e a meno sei dal Milan capolista, ma lo è stato soprattutto a livello mentale. Una squadra arresasi senza lottare, senza mettere il cuore oltre all’ostacolo e senza cercare di sovvertire le sorti di un incontro che il Milan non è riuscito a chiudere. Oggi, alla ripresa del lavoro, Rafa Benitez discuterà con i suoi uomini. Le sue parole, lo scorso lunedì, alla premiazione del Trofeo Maestrelli, erano un tentativo di fare cerchio, di responsabilizzare tutti dal basso verso l’alto per cambiare rotta insieme. Le ultime settimane di novembre e il prossimo dicembre diranno tutto sul futuro nerazzurro: le prossime due gare di campionato, Chievo e Parma, devono essere vinte per non perdere la scia del Milan e della stessa Lazio, che verrà affrontata i primi di dicembre, ultimo atto italiano prima del vero obiettivo stagionale, il Mondiale per club. In Europa decisiva sarà la sfida in casa col Twente, che potrebbe garantire l’accesso agli ottavi di finale, nella speranza che il Werder Brema rubi qualche punto al Tottenham, che a parità di punti con i nerazzurri passerebbe primo.

Per realizzare questi obiettivi, renderli concreti, ci vuole un’unione di intenti e un avvicinamento tra le parti. La società oggi sarà alla Pinetina per visionare il lavoro di Benitez, messo sotto accusa per i continui problemi muscolari che hanno privato la squadra di gente come Cambiasso, Julio Cesar e Milito, fermatosi addirittura per tre volte. La squadra infatti non sembra reagire bene al cambio di carichi di lavoro attuato dallo spagnolo. La palestra potrebbe essere indigesta e controproducente per dei muscoli già provati da un’annata incredibile come quella dello scorso anno, addizionandoci anche il Mondiale di Sudafrica, che ha letteralmente scaricato i vari Maicon, Milito e Sneijder.

Benitez, da par suo, deve cercare di essere meno duro nei confronti della squadra, cercare di affidarsi a gente che conosce il panorama nerazzurro da tanto tempo, da chi vive il 100% della giornata con i colori nerazzurri in testa. Josè Mourinho aveva Beppe Baresi, che faceva da tramite tra lui e la squadra. Un uomo fondamentale nei primi mesi italiani dello Special One che lo introdusse nel pianeta Inter. Non solo: tra questi uomini vi era anche Lele Oriali, uomo di società, il vero e proprio ponte tra dirigenza e giocatori forse troppo frettolosamente congedato.

Cambiare l’Inter. Questa è la parola d’ordine, prima che la società non cambi l’allenatore. Una soluzione che sembra comunque molto forzata. Moratti ha il callo per questo tipo di situazioni e sa bene che il più delle volte un cambio in panchina in corso potrebbe portare l’effetto contrario, potrebbe far sì che la squadra non raggiunga gli obiettivi sperati. Perciò Benitez, almeno per il momento, resta al timone di un vascello che sembra aver perso la rotta e si appresta ad affrontare acque tumultuose, dalle quali può uscirne solo con l’unità d’intenti.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 17 novembre 2010 alle 09:15
Autore: Alberto Casavecchia
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