Un tratto episodico spietato. "Quando s'accende l'Inter per gli avversari diventa molto pericoloso il contrasto a viso aperto". La catena è sempre precisa. L'universo dei vortici, che ricadono sempre lì, nella manovra avvolgente e lampante. S'illumina San Siro quando i nerazzurri demoliscono un Milan praticamente mai in partita. Che ha giochicchiato a metà campo, senza impensierire il cinismo e la qualità pregiata del Biscione. Ma che si gioca a fare il derby? L'esito è sempre lo stesso e l'indirizzo è un gioiello senza fine. La sostanza è una ripartenza continua. L'Inter attacca con maestria, fraseggiando nello stretto e costruendo occasioni a raffica.

MA PERCHÉ SI GIOCA ANCORA IL DERBY? Le forze si sgretolano ogni minuto che passa ma la volontà è univoca. Il copione è il medesimo ancora una volta: triangolazioni volanti e i rossoneri, appena perdono il pallone, vanno in affanno, con l'acqua alla gola. Thuram regna su Thiaw, Lautaro fa il lavoro sporco, decentrando la sua posizione per aprire lo spazio ai centrocampisti. Il Milan viene colpito ancora una volta in quel modo, fatidico, con cui fu demolito in modo irrefrenabile anche l'anno scorso. Novantesimo derby conquistato, quinto acuto filato in quest'avvio di stagione. L'Inter fa davvero paura perché la predisposizione offensiva di pedine scatenate manda un segnale molto preciso a tutta la concorrenza.

QUALITÀ, RAFFINATEZZA, MR. PIOLI. Nel manuale bipartito onde elettriche in tensione e baricentro come misura di giocarori nettamente superiori. E chi bofonchiava una distanza ravvicinata, ecco che è rimasto profondamente deluso. La squadra di Pioli ha imparato l'ennesima lezione di calcio, restando in quella terra di mezzo, che è la categoria della proiezione. Proiezione che è arte quando si collegano le traiettorie dei passaggi. Tutto cambia e tutto si trasforma a ogni passaggio sul perimetro: lo ripetiamo.... è roba per palati fini. La bellezza geometrica accresce anche nel punto delle sostituzioni. E' davvero sempre la solita Inter, spettacolare a ogni minuto: quando affonda con le verticalizzazioni estemporanee non la prendi nemmeno a pregare tutti gli Dei dell'Olimpo. E il Milan corre, prova con qualche contromisura (il terzino destro mediano? Tentativi di brutta copiatura di Pep? Mmmm, c'è da lavorare, caro Mr...) a rincorrere il trio di centrocampo. L'armeno va come un treno, Calhanoglu è sempre lucidissimo, Barella porta fosforo e dinamismo. Tutto il Milan seduto a imparare: ormai può fare solo quello. Ormai non c'è più storia. Non siamo ai livelli dei derby della A (a senso unico) tra Siena e Fiorentina, ma poco ci manca. Il messaggio arriva forte e chiaro: PERCHÉ SI GIOCA ANCORA IL DERBY?

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 17 settembre 2023 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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