Beffa atroce per l'Inter di Simone Inzaghi, sconfitto per la prima volta in stagione proprio nello stadio che l'ha forgiato da giocatore e da allenatore. Un triste scherzo del destino. Il 3-1 della Lazio lascia l'amaro in bocca: tante assenze e scelte obbligate che non hanno (almeno per un'ora) condizionato una partita controllata a lunghi tratti dopo il meritato vantaggio firmato Perisic. Poi la caduta, generata da un tocco di mano sfortunato e involontario di Bastoni ed indirizzata da una 'furbata' - per non usare altri termini - di Felipe Anderson e soci. Fino al definitivo tris di Milinkovic-Savic. Un ko che inaugura una settimana infernale, in cui serve reagire subito.

BENTORNATO A CASA - "Normale che non sia una partita come le altre, per me è un ritorno in una casa che è stata tale per 22 anni". È una delle frasi ad effetto pronuciate da Simone Inzaghi nella conferenza stampa alla vigilia del ritorno all’Olimpico da avversario. "So che ci saranno fischi e applausi, ma fa parte del mestiere. Li accetterò, loro sanno che ho sempre dato tutto da calciatore e allenatore" aveva aggiunto in un atro passaggio. Ma di fischi non c’è stata nemmeno l’ombra: dalla Curva Nord laziale e dal resto dello stadio son piovuti solo tanti applausi, striscioni con dedica e cori ad honorem. Il giusto e meritato ‘bentornato a casa’, reso però amaro dal risultato finale.


IL DERBY DI DZEKO - Dopo tutti gli anni trascorsi sulla sponda giallorossa del Tevere, Edin respira aria di derby. Dalla 9 sulle spalle della maglia della Roma alla 9 dell’Inter, il Cigno di Sarajevo si ripresenta in quella che è stata la sua vecchia casa per anni ingaggiando l’ennesima sfida con la Lazio e con il nemico sportivo Ciro Immobile: al fischio d’inizio di Irrati entrambi sono a quota 6 gol nella classifica marcatori. A questo giro, però, Edin ci prova solo con qualche impreciso colpo di testa. E senza pungere, a differenza del collega biancoceleste che incide sul match dagli undici metri.


L'ARMA IN PIÙ - I lunghi viaggi dei sudamericani costringono Inzaghi a fare delle scelte coraggiose: Vidal e Sanchez restano a Milano, Correa e Lautaro si accomodano in panchina. Chi al posto del Toro al fianco di Dzeko? La mossa del tecnico piacentino si chiamava Ivan Perisic, promosso da seconda punta come già successo nel finale di Firenze. Contro i viola lvan Il Terribile aveva ricambiato la fiducia con un gol nel finale, all’Olimpico decide di usare la stessa moneta per ringraziare il tecnico. Questa volta nel primo tempo e dal dischetto, con un rigore glaciale, arricchendo la prestazione con movimenti intelligenti e con una doppietta stoppata dai guantoni di Reina. Si conferma un’arma in più, anche in attacco.


TORO SCATENATO - Inzaghi butta nella mischia Lautaro Martinez per provare a vincerla, ma alla fine l'argentino si rende protagonista per l'attacco verbale a tutti i giocatori della Lazio - con un occhio di riguardo a Felipe Anderson - in occasione della rete del vantaggio laziale. Il brasiliano avvia e conclude l'azione del 2-1 con Dimarco a terra e rende il Toro (giustamente) scatenato. In nome di una leatà sportiva tristemente dimenticata dentro lo spogliatoio biancoceleste dell'Olimpico.
Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 17 ottobre 2021 alle 08:15
Autore: Stefano Bertocchi
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