Ernesto Pellegrini il prossimo 14 dicembre compirà 80 anni e in prossimità della ricorrenza rilascia un'intervista al Corriere della Sera nella quale parla del suo gruppo, colosso della ristorazione da 9.600 dipendenti, annunciando di avere già designato la figlia Valentina come erede: "Cerco di trasmettere agli altri quel che ho imparato dalla vita. Di lei apprezzo capacità e ideali, è lei il futuro della Pellegrini", e si dice fiducioso circa il fatto che la sua Milano si risolleverà dopo lo shock della pandemia: "Milano ce la farà, ce l’ha sempre fatta. Ricordo gli anni del dopoguerra, le fatiche, la fame, la città era come desertificata. Ma c’era voglia di fare, di migliorarsi, e c’era la solidarietà, a casa si divideva quel poco che c’era... Io credo che insieme ce la faremo a uscire da questa tempesta. Vedo molta povertà, troppa gente senza lavoro, tanti che chiedono aiuto. Come nel dopoguerra: in cascina rubavano la legna per scaldarsi e la verdura per mangiare. Mi sento predisposto ad aiutare, ma fatico a star dietro a tutti. Ci salverà l’umanità, come dice Papa Francesco, dobbiamo seminare la speranza".

Ma inevitabile è anche un riferimento al suo passato da presidente dell'Inter, avventura iniziata nel 1984 quando rilevò la società da Ivanoe Fraizzoli: "È stato come toccare il cielo. Ci siamo accordati con una stretta di mano. Basta questo, mi disse. Sapevamo entrambi che la parola data è un valore. Un rimpianto? Potevamo vincere di più. Ma dopo quello dell’89, considero moralmente dell’Inter lo Scudetto ’91-’92. Dopo la partita persa con la Fiorentina (in realtà l'Inter pareggiò entrambe le gare coi viola in quel campionato col risultato di 1-1, ndr) mi telefonò a casa Franco Zeffirelli: presidente, le stanno rubando lo Scudetto... A San Siro ogni volta che ci torno il cuore batte forte. È la mia seconda casa. Mi ha commosso l’applauso dei mille tifosi alla ripresa del campionato, mentre passavo sotto le tribune. È stato un regalo. Abbatterlo? Assolutamente no. San Siro è un monumento che parla, come la Scala. È la nostra storia". In conclusione, gli viene chiesto perché ha venduto l'Inter: "Sarà uno scoop, ma lo dirò un altro 14 dicembre, quando compirò novant’anni".

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 11 dicembre 2020 alle 22:17
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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