A Inter Channel, è un Giampaolo Pazzini a 360 gradi. Ai microfoni di Scarpini e Caldara, il Pazzo si confessa a tutto campo. Si parte dall'affetto viola: "Mi fa molto piacere, perchè a volte certi riconoscimenti valgono più di tanti gol - riflette Pazzini a chi gli fa notare l'attaccamento da parte dei tifosi della Fiorentina e della Sampdoria, le sue ex squadre prima dell'Inter -. A Firenze sono stato molto bene, ero a casa mia, non ho nessun rimpianto, poi sono state fatte delle scelte, ma quella sarà sempre una città che rimarrà nel mio cuore. Poi c'è stata Genova, che credo sia stata la svolta decisiva, dove ho trovato persone che poi sono diventate amiche anche fuori dal campo, si era creato davvero un bell'ambiente. Anche lì sono state fatte scelte diverse, ma i tifosi blucerchiati mi hanno sempre voluto bene e io vorrò per sempre bene a loro".
L'affetto dei tifosi, quello non cambia da Genova a Milano. Qualcos'altro, invece, si. In campo, ad esempio: "Una delle grandi differenze che ho trovato rispetto a quando vestivo la maglia blucerchiata è che tutte le squadre che arrivano a giocare al 'Meazza' pensano soprattutto a difendersi, quindi è difficile per l'Inter costruire, trovare spazi e tutto si complica. Questo è un aspetto che io stesso dovrò migliorare nel mio gioco".
Quanto possa servire giocare insieme a un campione come Samuel Eto''o, un giocatore che ha vinto tutto, ma che ènon ha mai perso l'umiltà e la voglia di mettersi in discussione, Pazzini lo ha imparato proprio nell'Inter: "Non solo con lui, ma in tanti dei miei attuali compagni si nota una differenza di mentalità, la forza di ciascuno di questi campioni nei propri mezzi, la consapevolezza, la pazienza che non troveresti mai in altre squadre e che riescono a trasmettere anche a chi è arrivato da poco in squadra". In particolare, Marco Materazzi "forse perchè è italiano, è il compagno che, soprattutto nei primi giorni, mi ha aiutato di più nell'inserimento nel gruppo, spiegandomi tante cose e aspetti del quotidiano, ma poi lo stesso aiuto è arrivato dal resto del gruppo. L'ho capito quando sono arrivato: indossare la maglia nerazzurra per questi campioni significava tanto". E forse che la indossasse anche Pazzini da qualche parte era già scritto. "Io ancora non ho vinto niente, anche se dopo la mia doppietta alla Roma nel campionato scorso (ndr.: Roma-Sampdoria, 1-2, 25 aprile 2010), dico sempre che un pezzettino di rosso nello scudetto dell'Inter, ce l'ho messo io (ndr.: sorride). Ora, però, voglio vincere con questa maglia e spero di iniziare con la Coppa Italia".
Cambiamenti in campo, ma anche fuori, da Firenze, passando per Genova e arrivando a Milano. "Qui mi trovo molto bene - confessa l'attaccante nerazzurro a proposito della routine della vita quotidiana -, solo il primo mese ho avuto un po' di confusione e per strada combinavo un disastro. Abito in città, mi piace il tragitto per arrivare al Appiano Gentile ed è tutto molto bello. Come trascorro il tempo libero? Sono un tipo tranquillo, mi piace molto stare in casa, guardare la tv, ma anche uscire per una cena ogni tanto e adoro il cibo giapponese"
C'è chi lo definisce un assassino del terreno di gioco per il modo nel quale fissa giocatori e portieri delle squadre avversarie e fa sorridere Pazzini che, a proposito di nomi che hanno fatto grande quel ruolo che oggi lui stesso interpreta, confessa: "Da bambino mi piaceva Del Piero e guardavo soprattutto le prime punte, mi piacevano anche Ronaldo, Vialli e Inzaghi".
Ricordi senza tempo, passati e più recenti come quelli di una sfida tutta da ricordare, di quell'Inter-Palermo (ndr.: 30 gennaio 2010) e di quella doppietta in rimonta alla prima gara in maglia nerazzurra: "Quella domenica è stata sicuramente una delle più belle che possa ricordare. Ancora adesso, quando rivedo le immagini ci penso intensamente. Ero arrivato in squadra da due giorni, esordivo con la maglia dell'Inter, perdevamo 2-0. Di quella giornata conservo tutto, dal pallone al gagliardetto, ai pantaloncini, tutto".
Come si immagina la prossima stagione, è lo stesso Pazzini a svelarlo: "Me la immagino con una preparazione svolta tutti insieme, con degli allenamenti uguali per tutti. Non è mai facile inserirsi in un gruppo a gennaio, quindi la prossima me la immagino ancora migliore di questa. A livello personale, spero di essere sempre più decisivo perchè ci sarà ancora una maggiore carica e una maggiore voglia di ripartire".
"La mia esultanza nasce a Firenze, quando giocavo nella Fiorentina e c'era anche Luca Toni. Lui faceva sempre il gesto dell'orecchio, a qualsiasi ora della giornata, a pranzo a cena, ed era per dire "ehi, ci sentite?". E così che in contrapposizione è nato il mio, che significava "ehi, ci vedete?", così per ridere. È una cosa che piace e mi piace, per questo continuo a esultare così".
Il Pazzo, arrivato a gennaio dalla Sampdoria, prova a spiegare come è arrivato l'improvviso calo del gruppo di Leonardo: "Credo che questa squadra abbia fatto tanto per tornare in corsa. Da gennaio in poi dovevamo vincere tutte le partite, anche su campi difficili, abbiamo fatto un grande lavoro e quando avremmo dovuto essere al top siamo invece vistosamente calati. Si vedeva già nella partita con il Lecce, nella quale abbiamo vinto ma facendo fatica, poi ci sono state gli impegni con le nazionali. Non direi che abbiamo staccato la spina, ma credo non ci sia stato il tempo per recuperare, poi abbiamo avuto quelle due partite di seguito, con Milan e Schalke 04, che ci hanno rovinato. Parlando con i compagni ci siamo chiesti dove si è perso ma, secondo me, il motivo non sta nei vari pranzi o cene, ma più che altro nel girone di andata: facendo pochi calcoli, abbiamo visto come su 8, 9 partite abbiamo fatto 8 o 9 punti su 24 o 27 disponibili".
"Pensare a tutt'altro e concentrarsi su qualcosa che piace. Nelle partite che sento maggiormente, cerco di distrarmi, guardando qualcosa che mi faccia ridere, un film. I Simpson? Si, se a quell'ora sono in onda...". Continua così, con un consiglio tra i più puri per un piccolo attaccante in preda a nervosismi prima del match con la sua squadra, il racconto di Giampaolo Pazzini ai microfoni di Inter Channel durante l'appuntamento esclusivo con "Prima Serata" in onda tra un'ora esatta sul canale 232 della piattaforma Sky.
"Quando le guardi dall'esterno, alcune persone sono una cosa e dal vivo un'altra, invece Leo è proprio così: disponibilissimo con tutti, aperto al dialogo, ho da subito avuto un'ottima impressione su di lui e continuo ad averla. Se io sono come mi si vede in tv? Assolutamente si e proprio voi potete dimostrarlo", sorride indicando Edoardo Caldara e Roberto Scarpini.
Domande che portano ad altre domande e, dopo il significato dell'esultanza, il discorso porta Pazzini a svelare anche la scelta all'origine del numero di maglia: "Non riuscivo a decidere, anche perchè molti erano già occupati. Avrei voluto l'11, ma era di Muntari. L'unico che mi piaceva era il 7, ma in realtà non lo vedevo tanto adatto a me. Poi, dopo una telefonata di Luis Figo che mi ha suggerito di prenderlo, mi sono convinto e l'ho scelto. Prendere l'11 il prossimo anno? Ci penserò, ma non credo. E se arrivasse Sanchez e volesse il numero 7? Ma non credo che quello relativo alla maglia sia un problema così grande...". Svelata anche l'origine dell'appellativo Pazzo: "Nasce quando avevo più o meno 18 anni, da quando cioè ho iniziato a giocare con la Primavera".
Autore: Christian Liotta
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