Erick Thohir prega: gli ultimi minuti sono per lui un’emozione e insieme una palpitazione forse senza precedenti nella sua giovane vita. Erick Thohir ha visto l’Inter partire bene, poi soffrire perché il Milan, pur non costruendo delle vere azioni pericolose, mostrava una confidenza maggiore nel possesso palla mentre le azioni nerazzurre spesso mancavano della giusta lucidità. E volendo anche imprecare, per via della scellerata decisione (e mica l’unica) dell’arbitro Mazzoleni e dell’assistente Banti che non vedono un rigore solare per fallo di Zapata su Palacio. E poi saltare, come il più scatenato dei tifosi, dopo la magia del solito, incredibile Rodrigo Palacio che lascia di sale Abbiati decidendo a favore dei nerazzurri anche questa stracittadina. Thohir negli ultimi prega e qualcuno da lassù esaudisce la sua preghiera: dopo un finale concitato, l’arbitro consegna all’Inter la vittoria nel derby e un Natale davvero sereno. E lui abbraccia Marco Tronchetti Provera e salta coi tifosi al coro che ha fatto suo sin da subito.

LAMPO NEL BUIO – La parabola di sentimenti di Erick Thohir ben evidenzia, volendo, quella che è stata anche la curva del match. Una gara, diciamolo chiaramente, povera di contenuti tecnici, ben lontana dallo spettacolo che meriterebbe un incontro di cartello a livello mondiale quale è Inter-Milan. La rete del Trenza è arrivata al culmine del momento migliore dell’Inter, coinciso con l’inserimento dei nuovi innesti da parte di Walter Mazzarri. Prima, non si è visto un grande gioco, né dall’una né dall’altra parte. Ha prevalso l’agonismo, a tratti davvero eccessivo, con alcuni picchi di cattiveria che l’arbitro Mazzoleni non riesce a gestire a dovere (ci torneremo). E soprattutto la paura, intesa in un verso come nell’altro: paura di esporsi troppo da parte dell’Inter, che si chiude forse eccessivamente; paura di far male del Milan, sindrome da braccino della quale lo stesso Allegri si lamenterà nel dopo-gara, che porta i rossoneri a pungere poco e quando arriva l’occasione giusta, con l’ex Poli, anche male. Insomma, è una di quelle partite che ti accorgi che sarà decisa da un guizzo, un lampo nel grigiore. Per fortuna dell’Inter, arriva grazie a Palacio, sempre più leader offensivo e faro di questa squadra. Palacio che ha anche, in maniera cortese, reclamato un po’ di compagnia: Mazzarri lo vuole accontentare con Milito, in attesa di capire se a gennaio arriverà un nuovo inquilino.

KOVA IL FUOCO – Ma la chiave della partita, mai come questa volta, sono stati i cambi decisi da Mazzarri, che hanno dato all’Inter un volto nuovo, un po’ più spavaldo rispetto a quello della prima ora di gioco. Uno su tutti: Mateo Kovacic. Tanto, troppo si è parlato delle prospettive di questo ragazzo, dei problemi di inserimento negli schemi del tecnico, addirittura di un suo futuro lontano dall’Inter già a breve termine. La prova fornita nel derby dal giovane talento croato è durata 35 minuti, un concentrato delle sue qualità e soprattutto una lunga e soave arringa difensiva delle sue motivazioni pro-Inter: numeri da far venire giù lo stadio, inserimenti decisi, una conclusione in porta, aperture importanti. Sicuramente un impatto positivo, per non dire cruciale: con Kovacic in campo, l’Inter prende progressivamente terreno agli avversari fino a infilzarli sulla retta d’arrivo. Probabilmente, regalo migliore per questo Natale Kovacic non lo poteva desiderare: decisivo in un derby, anche solo col lavoro oscuro, certamente una bella difficoltà in più per Mazzarri che non può non aver tenuto conto del cambio di passo tra lui e un Taider ancora imbambolato.

SHINKANSEN – Importante anche il contributo di Zdravko Kuzmanovic, entrato un po’ col freno a mano tirato ma che poi è riuscito a dare una propulsione non indifferente là davanti, mentre Mauro Icardi, sebbene per soli dieci minuti, ha provato a farsi sentire, spinto anche dall’incitamento dei tifosi. Chi invece è rimasto in campo novanta minuti e più, e lo ha fatto senza risparmiare un goccio di energia, è stato Yuto Nagatomo. Su di lui si può dire di tutto, ma non una cosa: che non sia un indomito, uno senza paura. Uno che ara quella fascia sinistra in maniera costante, rapido e puntuale come uno Shinkansen, i treni superveloci del suo Paese; che magari può lasciarsi andare a dei lapsus a tratti clamorosi, ma non per questo si piange addosso. Oggi Nagatomo è stato indomito, magari poco preciso negli assist e nei cross ma sempre una spina nel fianco destro rossonero, dove De Sciglio ha dovuto sudare più di sette camicie. Dai suoi piedi, poi, è partita l’azione del gol vittoria, con l’intelligente apertura per Jonathan, che ha servito Guarin (ancora positivo, dà continuità, vuole esorcizzare le voci di addio; la speranza è che non sia una fiammata), che poi… Beh, il resto lo conoscete. Alla fine, Cambiasso gli cede l’onore e l’onere della fascia di capitano: evento che gli vale anche il simpatico sfottò di Zanetti, ma anche la consapevolezza che per questa Inter è riuscito a diventare un cardine.

QUEL MAZZOLEN(I) DI ERRORI… – Protagonista in negativo della serata, ancora una volta, è stato lui, l’arbitro: Paolo Silvio Mazzoleni di Bergamo si è reso protagonista di una prestazione davvero contorta, che ha fatto arrabbiare entrambe le parti in causa. All’apice c’è ovviamente il fallo di Zapata, doppio, su Rodrigo Palacio, sul quale sia lui che Banti sorvolano in maniera clamorosa. Ma bisogna registrare, fra tutti, anche l’intervento killer di Sulley Muntari su Jonathan, nemmeno sanzionato; il ghanese sarà espulso sul finire di partita per lo spintone su Kuzmanovic, rosso che ne farà di lui il giocatore più cacciato della Serie A ma che probabilmente sarebbe potuto arrivare molto prima, anche perché al pronti-via affossa senza pensarci due volte Guarin trattenendolo da dietro. Anche il Milan può recriminare per un dubbio tocco di Nagatomo in area nerazzurra ad anticipare Poli dopo il tiro di Mario Balotelli, ma evidentemente i piatti della bilancia pendono in direzioni decisamente opposte. Ci si chiede se nella letterina di Natale dell’Inter ci sarà anche un bel dischetto nuovo, magari fluorescente, da posizionare nelle aree del Meazza; quelli esistenti gli arbitri non li vedono più…

MINESWEEPER – Dopo le meritate vacanze di Natale, Erick Thohir e l’Inter saranno attesi al varco del mercato di gennaio; i tifosi aspettano correttivi importanti, perché possano essere rilanciate in maniera dignitosa le ambizioni del club. Ma il presidente nerazzurro si è premurato a spiegare che il mercato di gennaio è pieno comunque di trappole e insidie, vuoi perché sarà dura convincere le altre squadre a privarsi di giocatori chiave, vuoi perché se gli acquisti si rivelano sbagliati poi è un guaio. Occorre la giusta strategia nel muoversi in questo campo, ha spiegato bene Thohir; chissà ora come si troverà a vestire i panni dello sminatore…

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 23 dicembre 2013 alle 08:30
Autore: Christian Liotta
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