Dopo 45 anni il mondo torna a colorarsi di nerazzurro. Ad Abu Dhabi l’Inter compie pienamente il proprio dovere e regola senza patemi (3-0) l’istrionico Mazembe, più colorato che pericoloso. Nessun calo di concentrazione, nessun credito al sogno africano, la squadra di Benitez conferma appieno il pronostico e archivia già nel primo tempo la pratica congolese, regalandosi così il quinto trofeo dell’anno solare, a coronamento di un 2010 da ascrivere agli annali con tanto di sottolineatura in rosso. In questo momento il recente passato non conta più, l’Inter e i tifosi nerazzurri possono tornare a esultare come facevano fino a qualche mese fa, possono fregiarsi dell’ennesimo titolo che rafforza il lustro della propria storia, ‘colorando’ le immagini che la vedono sul tetto del Mondo. Dopo Picchi, Mazzola e Suarez, dopo l’independiente, dopo il mago Herrera, nuovi eroi conquistano le copertine del calcio internazionale, portando in Italia e nella bacheca nerazzurra il trofeo più prestigioso a livello di club.
BASTANO 18 MINUTI - Una finale che conta, al di là di chi la disputa, merita un coupe de teatre: Benitez rinuncia all’unico trequartista rimastogli dopo l’infortunio di Sneijder (Stankovic), privilegiando un più quadrato 4-3-3. Mossa che paga, senza dover avvalerci della controprova: ai campioni d’Europa bastano 13’ per cambiare la storia della finale: assist al bacio di Eto’o e sinistro piazzato di Pandev dal dischetto del rigore. Tutto bello, molto bello, compresa la soddisfazione del macedone, che dopo Milito si iscrive al club dei bomber recuperati. Trascorrono appena 5 minuti e arriva il raddoppio, frutto di una fuga sulla destra di Zanetti, sempre straordinario, e un destro chirurgico di Eto’o su cui Kidiaba non riesce a intervenire. Il Paradiso con largo anticipo, insomma.
PRINCIPE, LA MIRA? - I nerazzurri si limitano, forti del doppio vantaggio, a controllare l’evanescente reazione del Mazembe, che al di là di qualche scorribanda di Kalyiutuka è come un’ape senza pungiglione. Quanto basta, insomma, per rilassarsi e affidarsi agli errori di posizione della difesa congolese, che per due volte mette Milito a tu per tu con il portiere avversario. Peccato che in entrambi i casi il Principe si dimentichi di essere un centravanti spietato e ‘colpisca’ Kidiaba, rimandando il 3-0. Davvero un peccato, all’intervallo il risultato meritava di essere più rotondo, ma non ci si può di certo rammaricare.
VOGLIA DI DIVERTIRSI - Tiepida la reazione degli uomini di N’Diaye nella ripresa, neanche il veloce esterno destro Kabangu produce più, anche perché Benitez sostituisce Chivu con Stankovic, piazzando in zona Zanetti e tornando al classico 4-2-3-1. L’Inter cerca anche di divertirsi, un po’ come i tifosi africani, che non smettono mai di danzare al ritmo ininterrotto delle trombe. Anche questo è spettacolo, dopotutto il calcio è pur sempre un divertimento anche quando si perde. Allineandosi al clima, Eto’o sprizza energia da tutti i pori e prova a regalare bei momenti al pubblico, mentre Milito continua a cercare vanamente la via del gol (fino alla sostituzione con Biabiany). Una delle migliori notizie della serata è la condizione di Maicon, a volte inarrestabile. Il test non è probante, ma le indicazioni sono positive. Nota negativa? Cercando il pelo nell’uovo, qualche entrata ruvida dei congolesi, che non riescono a contenere la loro esuberanza fisica.
C’E’ GIOIA ANCHE PER BIABIANY - Esuberanza che li porta lanciarsi in avanti fino in fondo, trascinati più dall’istinto che dall’organizzazione tattica. La palla buona è sul piede del solito Kaliyutuka, che però si fa chiudere lo specchio da Julio Cesar e si allunga il pallone trascinandoselo verso il fondo. I due sono protagonisti anche all’80’, quando il portiere brasiliano respinge un guizzo sotto porta dell’attaccante, di gran lunga il migliore dei suoi. Uno ‘spavento’ che non incrina la sicurezza nerazzurra, che viene rafforzata dal terzo sigillo, il primo con la nuova maglia di Biabiany. Teatro più nobile, il piccolo francese, non poteva scegliere, ma fossimo in lui faremmo un bel regalo di Natale a Stankovic, autore dell’assist decisivo.
ANCORA MORATTI, 45 ANNI DOPO - Dopo poco più di tre minuti di recupero arriva il fischio finale di Nishigama, che sancisce il ritorno sul tetto del mondo dell’Inter dopo 45 anni di interminabile attesa e restituisce la coppa alla famiglia Moratti. Adesso è il momento di riversarsi nelle strade e festeggiare, fregandosene di quanto avvenuto negli ultimi mesi e dei problemi della squadra in campionato. Quello che oggi conta è che la parentesi araba si sia conclusa nel modo migliore, con il trionfo che tutti si aspettavano e che l’Inter ha meritato, a prescindere dal valore degli avversari. Perché la vera impresa non è stata battere 3-0 Seongnam e Mazembe, ma aver guadagnato il diritto di essere ad Abu Dhabi. Per tutto questo, grazie ancora, Inter.
TP MAZEMBE-INTER 0-3
Marcatori: 13' Pandev, 17' Eto'o, 41' st Biabiany.
MAZEMBE: 1 Kidiaba; 2 Kimwaki, 3 Kasusula, 4 Nkulukuta, 10 Singuluma, 11 Kabangu, 13 Bedi, 15 Kaluyituka (45' st 8 Ndonga), 20 Mihayo, 24 Ekanga, 27 Kasongo (1' st 6 Kanda).
A disposizione: 5 Tshani, 7 Mwepu, , 12 Mabele, 16 Sunzu, 18 Mvete, 21 Bakula, 28 Kanyimbu, 30 Kayembe
Allenatore: Lamine N'Diaye.
INTER: 1 Julio Cesar; 13 Maicon, 6 Lucio, 2 Cordoba, 26 Chivu (9' st 5 Stankovic); 4 Zanetti, 19 Cambiasso, 8 Thiago Motta (42' st 17 Mariga), 9 Eto'o; 27 Pandev, 22 Milito (25' st 88 Biabiany).
A disposizione: 12 Castellazzi, 21 Orlandoni, 10 Sneijder, 11 Muntari, 23 Materazzi, 31 Alibec, 36 Benedetti, 39 Santon, 40 Nwankwo.
Allenatore: Rafael Benitez
Arbitro: Yuichi Nishimura (Giappone)
Ammoniti: 12' Kaluyituka, 34' Ekanga, 43' Bedi, 34' st Thiago Motta, 39' st Kasusula. Recupero: 2'-3'
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