Mourinho e i giovani calciatori. Un rapporto particolare da sempre: "Quando tra noi c'era una differenza d'età minima era più difficile, ma anche ai tempi del Barcellona gestivo gente anche più grande di me. Ora che la differenza d'età è più grande, mi piace considerarmi come i miei giocatori, mi piacciono le stesse cose, capisco i loro problemi. Per costruire la mia leadership è stato importante comportarmi come loro". Mourinho viene considerato un allenatore molot attento ai dettagli: "Per essere esigente con i giocatori devo metterli in condizioni ottimali. Qui ho trovato la massima disponibilità sotto tutti i punti di vista. Per esempio, la sala stampa viene utilizzata anche come sala riunioni. Una volta deciso quello di cui avevamo bisogno, anche a livello tecnologico, audiovisivo, informatico, in due settimane è stato tutto perfetto.

L'allenatore nerazzurro tiene molto all'organizzazione tattica, non ama però parlare di fortuna: "La fortuna esiste, ma se lassù Lui ha deciso che non vincerai, non ci riuscirai in alcun modo. Contro il Manchester il mio Porto segnò il gol decisivo al 92'. Certo, segnare alla fine è un colpo di fortuna, ma non è fortuna il fatto che Costinha sapesse dove doveva trovarsi nel momento in cui ha segnato. Contro il Liverpool, con il Chelsea, perdemmo una semifinale di Champions ai rigori. Reina ne parò due, Cech nessuno. E' stato fortunato il portiere del Liverpool o hanno sbagliato i tiratori? Difficile stabilire dove inizia la fortuna e dove finisce l'organizzazione. Sinceramente, fortuna non è un termine che mi piace utilizzare...".
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 25 dicembre 2008 alle 14:53 / Fonte: Inter.it
Autore: Fabio Costantino
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