Nel nuovo ruolo di opinionista per BeinSports, José Mourinho, ex tecnico dell'Inter, si è lasciato andare raccontando momenti amarcord e aneddoti, con qualche spunto sul suo futuro. Queste le sue parole: “Quando lavoro non ascolto molto quello che dicono le persone. Come manager posso essere felice o molto felice: per essere al mio meglio devo essere molto felice, solo in questo caso posso dare il meglio di me. Ciò vale anche per le conferenze stampa, mi riesco a preparare al meglio solo quando sono entusiasta del mio lavoro. Nelle conferenze non vinci le partite, ma riesci a creare l’atmosfera giusta". Punzecchiato sul suo lato "cattivo", il tecnico lusitano ha poi spiegato: "Se ho mai avuto un dibattito acceso con un giocatore? (Ride) Questo non è nel contratto. Non mi è mai successo nulla con Modric, Zanetti, Materazzi, Lampard, Matic... posso andare avanti due ore con esempi di giocatori con i quali non ho mai litigato. Nel processo di educazione dei giocatori non puoi essere da solo però, è come una famiglia: se solo il padre fa così il figlio adora la madre e odia il padre. Al prossimo club dove andrò non chiederò giocatori o soldi, chiederò solo cosa mi possono dare in termini di struttura e di supporto. Ci sono comportamenti anche “sbagliati” che mi piacciono. Il mio capitano in Portogallo una volta mi disse: “stai fuori due minuti per favore”. In quei due minuti lui e i compagni distrussero lo spogliatoio per l’energia che avevano. Questo mi piace. Invece se uno arriva continuamente in ritardo agli appuntamenti non è il tipo di comportamento che apprezzo. Ho lavorato in diversi paesi e lavorando in diversi posti devi imparare ad adattarti non solo al calcio del luogo, ma anche alla cultura. Ciò mi è successo in Spagna, Italia, Inghilterra... In Italia in questo momento la lotta è solo per la seconda posizione, ma di solito bisogna combattere ogni giorno in quel paese: quest’anno la Juve ha vinto il titolo a settembre, sembra che l’Inter sia destinata ad arrivare seconda, ma tra Napoli, Inter e Roma c’è sempre una lotta solo per questa posizione. Quando c’ero io c’era una lotta maggiore, c’era un Milan migliore, una Roma migliore: mi sono divertito molto, mi ricordo uno dei miei primi match a San Siro contro il Genoa loro partirono con 5 in difesa, quando me ne accorsi loro cambiarono e passarono a 4, poi ricambiarono di nuovo. Era bello, fantastico, una continua sfida. In Spagna è tutto meno competitivo, anche della Premier. Hai più pressione perché devi vincere sempre, mentre la Premier sta diventando prevedibile: puoi dire subito a inizio stagione chi vincerà. Mi sento privilegiato ad aver potuto lavorare in questi tre campionati. Futuro in Premier o all’estero? Non lo so, dipende. Come dico sempre, bisogna analizzare tanti fattori. Non mi piace parlare di queste cose, ma ho già rifiutato tre offerte, perché non sentivo che era arrivato il momento. Il mio arrivo all’Inter, per esempio, è stato perfetto: ho lasciato il Chelsea tra novembre e dicembre, a febbraio ho firmato il mio contratto con l’Inter e fino a giugno ho studiato tutto. In quattro mesi ho imparato la lingua italiana, che è ancora la lingua che parlo meglio a parte il portoghese, e mi sono informato su tutto quello che riguardava il club, gli avversari e il campionato. Dunque, anche adesso farò così: mi preparerò alla prossima esperienza, che dovrà però farmi davvero felice“. Chiosa con un pronostico sulla finale di Europa League:  "Per me sarà Chelsea-Arsenal. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 20 gennaio 2019 alle 12:22
Autore: Andrea Morabito
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