Sarà inevitabilmente la sua sfida, quella di martedì: José Mourinho che torna faccia a faccia col suo passato. Un ritorno a Stanford Bridge atteso da tutti, ma sul quale lo stesso tecnico, intervistato da Uefa.com, prova a scherzarci su: "Il bello è che non dovrò camminare - dice Mourinho-. Dallo spogliatoio alla panchina ci saranno sì e no 5 metri. Non devo attraversare lo stadio, non devo sentire le emozioni e le reazioni del pubblico. Semplicemente, mi siederò in panchina e farò la mia partita". Mou ribadisce poi un concetto a lui caro, quello della Champions come competizione dove a contare sono i dettagli: "Non basta una mentalità vincente. Un sorteggio fortunato o sfortunato, la palla che colpisce il palo ed entra o esce, il giocatore che è squalificato e salta una partita importante, gli infortuni che lasciano la squadra senza due o tre giocatori, un errore dell'arbitro che può favorirti o penalizzarti. Naturalmente, solo un'ottima squadra può vincere la Champions League, ma al momento ne vedo otto o nove capaci di farlo. È difficile fare previsioni". Pur riconoscendo che il Chelsea rappresenta "una parte importante della propria vita", per Mourinho martedì non ci sarà spazio per i ricordi: "I giocatori lottano in campo, io fuori. Loro sono molto più importanti di me, perché è in campo che si vincono le partite, non in panchina. Ma io sarò lì è il mio cuore batterà solo per l'Inter. Questo significa essere un professionista".

Mou fa anche un commento al mercato nerazzurro: "Se l'allenatore fa bene e la società lo appoggia, come accade qui, cerchiamo sempre di cambiare per migliorare. Abbiamo acquistato alcuni tipi di giocatori che l'anno scorso non avevamo, per esempio un trequartista puro come Wesley Sneijder. Poi abbiamo più soluzioni in attacco con Milito, Eto'o e Pandev. Anche se abbiamo perso Ibrahimovic, con questi giocatori abbiamo più opzioni". Tra i nuovi arrivi, menzione speciale per l'olandese: "È un classico giocatore di scuola Ajax. Di solito, chi veste quella maglia fin da ragazzino è tecnicamente impeccabile. Sa calciare sia di destro che di sinistro, gioca con intelligenza e ha sempre gli occhi bene aperti per leggere la partita. È la conseguenza del lavoro svolto da ragazzi, che poi è la splendida mentalità dell'Ajax. All'Inter, invece, ha una struttura gli dà la possibilità di giocare come vuole. A volte penso che sia un attaccante perché ha molta libertà di movimento. Qui ha trovato l'ambiente giusto per esprimere le sue potenzialità".

Inter squadra di forza e classe, ma anche di carattere, come testimoniato dalla partita col Siena che Mourinho rievoca: "La partita contro il Siena rappresenta bene quello che siamo. Perdevamo e abbiamo segnato il 3-3 al 91'. Una squadra normale avrebbe detto: 'Okay, ce l'abbiamo fatta, abbiamo un punto e non abbiamo perso', ma io ho gridato ai giocatori: 'Mancano tre minuti, giocate!'. Potevamo vincere o perdere. Abbiamo vinto". Con il gol decisivo di Walter Samuel, difensore diventato centravanti: "'Torno dietro?, mi diceva, e io ho risposto 'No, stai avanti altri tre minuti e vediamo che succede'. È stata una mia decisione, ma un allenatore può solo essere aggressivo e avere questa mentalità vincente, se sa che la risposta dei giocatori è buona".

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 12 marzo 2010 alle 17:44 / Fonte: Uefa.com
Autore: Christian Liotta
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