Thiago Motta lo ammette. I giocatori dell’Inter non hanno scuse e si devono assumere le colpe del bruttissimo avvio di campionato. Non c’è l’alibi dell’arbitro, neanche quello del cambio del tecnico, le colpe sono dei giocatori. Il centrocampista italo-brasiliano detta la ricetta del rilancio, che passa da un gioco migliore.
“La situazione è brutta, ma rispecchia l’attualità. L’Inter vale gli otto punti in campionato che ha. E’ faticoso dirlo ma non è giusto illudere i tifosi, anche perché a inizio stagione lo abbiamo fatto. Siamo noi che non abbiamo fatto bene, gli arbitri non c’entrano. In questi casi bisogna dire la verità. Per quanto fatto finora non meritiamo di più. Forse presi singolarmente, a livello di qualità, valiamo ma bisogna ammettere che Milan, Juventus e Napoli, ma anche Udinese e Lazio, valgono più dell’Inter. In questo momento, così delicato, è difficile prevedere cosa potremmo raggiungere più avanti. Certo mi auguro di giocarmi lo scudetto. In questo campionato c’è chi corre, ma non c’è nessuno che vola. Per il momento siamo lontani perché non dimostriamo quello che dimostrano le altre”.
L’assenza di Eto’o pesa: “Senza mancare di rispetto agli altri, lui faceva tanta differenza”. Milito non riesce a farla invece: “Lo vedo giù di morale. Uno come lui ha bisogno di fare gol. Non è questione di tornare quello di due anni fa, ma di essere sé stesso. Merita l’appoggio della società, dei compagni e dei tifosi, per quanto ha fatto per l’Inter”. Il cambio del tecnico: “Quando si cambia significa che qualcosa non va. Ma non deve essere una scusa. Tutti si devono prendere le loro responsabilità. Gasperini è parte del passato. Rimane un grande tecnico e non è colpa sua. Alla fine conta quello che fanno i giocatori in campo”. Questione di testa? “Questi discorsi mi fanno ridere. O sei di livello o non lo sei. E oggi, pur non essendo diventati scarsi, non siamo più quelli di due anni fa”. Davvero l’Inter è vecchia e stanca? “Forse aver giocato la Copa America ha inciso sui nostri sei sudamericani. Ma non vedo differenza tra la condizione nostra atletica e quella di altri. Sono altre le cose che fanno la differenza”.
Ranieri: “Un uomo tranquillo che trasmette tranquillità. Può essere importante. Per vincere dobbiamo giocare bene. Saper colpire e tenere bene la palla, tenerla di più e meglio. Se regali palloni è dura per forza e poi non puoi rincorrere per 90 minuti. Molto meglio quando gli altri ci devono rincorrere, come accadeva in passato”. La concentrazione alla base del suo calcio: “Nel calcio moderno non puoi permetterti di non correre, ma lo puoi fare alla tua velocità. Non sono veloce come Messi o Eto’o, ma posso dare una mano a un compagno tenendo il pallone un secondo in più”. Il ruolo: “Ho giocato un po’ da per tutto, in mediana, terzino, interno di centrocampo e difensore centrale. Avendo fatto tutti questi ruoli so di cosa può avere bisogno un compagno. Non sono veloce e non posso stare spalle all’avversario, perciò ho bisogno di uno accanto. In un rombo sto meglio al centro, in una mediana a tre da interno”.
Dopo il Lille arriva il Genoa: “Battere il Lille significa dare continuità a quanto stiamo facendo in Champions. Questo può essere una spinta per il campionato. Vincere aiuta a vincere e dà fiducia. Ma è meglio che non pensi che queste due gare siano importanti. Se mi carico troppo rischio di condizionarmi”. I cinque rigori contro: “Meglio che pensi che sia stato solo un caso”. Gli ultimi suoi cinque gol sono venuti a San Siro: “Mi sento a casa. Facciamo così, stasera segno al Lille e poi domenica segno a Genova”. Inoltre sarà la sua centesima gara con una squadra italiana. Il ricordo più bello: “Il derby vinto per 4-0 due anni fa”.
Autore: Alberto Casavecchia
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