Tra poco più di una settimana l’Inter starà vivendo la prima vigilia di un impegno ufficiale della stagione. La Serie A 2015/16 è alle porte e l’inizio del campionato porta con sé tanti sogni, tante speranze e anche qualche dubbio da sciogliere. L’Inter, sotto questo punto di vista, è ancora un cantiere aperto, visto che ha ancora molto da lavorare prima di potersi definire una squadra con un core amalgamato e vincente. Per ora Mancini - al di là di esperimenti tattici fini a se stessi, come il 4-4-2 del Trofeo Tim - ha continuato a lavorare sul 4-3-1-2, modulo che l’anno scorso ha dato più garanzie rispetto agli altri, anche grazie all’evoluzione di un giocatore in particolare: Anderson Hernanes.
Il Profeta, in ombra per gran parte della stagione, negli ultimi due mesi dello scorso campionato ha cambiato pelle, avanzando la propria posizione (intuizione tattica del Mancio, of course) e ingrossandosi fisicamente, aspetto fondamentale per reggere le sportellate a cui un trequartista atipico come lui - uno che ama toccare il pallone e non solo giocare di prima - è costretto a subire. E dire che verso gennaio si iniziava a sussurrare di una sua inutilità tattica, in quanto il ruolo da mezzala doveva essere ricoperto da Kovacic e Guarin, con il brasiliano che aveva le stesse caratteristiche del numero 10 nerazzurro, rappresentando così un doppione più anziano del prototipo di fenomeno qual è Mateo.
Poi, la svolta: Xherdan Shaqiri non ingrana, Mancini lo retrocede in panchina e si libera così lo slot di trequartista? Chi piazzarci? Kovacic stava trovando la propria dimensione in mezzo al campo, così come sarebbe stato inutile avanzare Guarin o provare Podolski in quella posizione. A Verona, sul campo dell’Hellas, Hernanes debutta a metamorfosi avvenuta. Viene quasi da chiedersi dove tenesse quella forza nelle gambe che gli ha permesso, da quella serata d’aprile fino ad oggi, di barcamenarsi nella nuova zolla di campo, prendere palla e puntare sempre la porta, che fosse per un tiro nello specchio (ricordate il gol alla Roma?) o per un assist illuminante.
Sì, Hernanes ha qualcosa di diverso rispetto alla prima versione arrivata all’Inter, come ha ammesso lui stesso: “Mi sento nel periodo migliore della mia carriera, pienamente maturato. Sono più forte fisicamente, conosco meglio il mio ruolo. Posso dare di più”. Ora bisogna vedere quale sarà l’evoluzione tattica che Mancini darà alla squadra: se si rimarrà sul 4-3-1-2, il Profeta è pressoché l’unico in rosa con le caratteristiche per svolgere quel ruolo e ci sarà quindi bisogno del miglior Hernanes per permettere all’Inter di issarsi nei primi posti del campionato. Nota a margine: anche Marcelo Brozovic nelle ultime uscite è stato provato dietro le due punte, e se a Parma non ha impressionato, nel derby emiliano contro il Milan se l’è cavata alla grande, riuscendo anche a segnare un gol dalla distanza. Alla Hernanes, appunto.
Se invece il Mancio varerà il 4-3-3, allora Hernanes potrebbe trovarsi senza ruolo: come si è visto anche nel corso della scorsa stagione, l’ex giocatore della Lazio non ha il passo per reggere una partita sulla fascia e - di fatto - tornerebbe senza ruolo. Arretrarlo ancora sulla linea mediana, nonostante l’abbondanza? A battersi per tre maglie da titolare ci saranno Gary Medel, Fredy Guarin, Mateo Kovacic, Geoffrey Kondogbia, il sopracitato Marcelo Brozovic e - dulcis in fundo - Assane Gnoukouri. Troppi per pensare anche ad un Hernanes arretrato. Nel 4-2-3-1, invece, potrebbe conservare il suo posto da trequartista, anche se il brasiliano ha giocato meglio quando aveva a disposizione due punte interscambiabili come Icardi e Palacio, con cui poteva duettare e arrivare in profondità con lo scambio, invece del riferimento unico dello schieramento sopracitato.
Cosa aspettarsi dalla stagione di Hernanes, quindi? La condizione sine qua non è la salute fisica, visto che anche in questo precampionato l’ottantotto nerazzurro ha sofferto di qualche acciacco muscolare. Una volta sistemata la condizione, spazio al campo. Mancini, da quando Icardi ha iniziato a muoversi su tutto il fronte d’attacco, gli chiede più energia nel gioco senza palla, allargandosi sulla fascia o, perché no, provando ad avvicinarsi alla porta se Maurito scala a falso dieci, provando l’imbucata per il centrocampista che si infila nel pertugio o proprio per uno tra Palacio o Icardi. Insomma, stare bene per stupire: parola del Profeta.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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