“Mauro non ha giocato due partite su quindici, ci può stare avendo cinque o sei attaccanti. Lui è centrale come tutti. Sappiamo che i gol per arrivare in Champions devono arrivare soprattutto da lui. E lui lo sa. Ciò non toglie che qualche volta possa finire in panchina, è fisiologico”. In realtà la statistica dice che l'argentino ne ha saltate tre (a Modena contro il Carpi era infortunato), ma il dato citato più volte da Roberto Mancini nel post-gara di Inter-Genoa è comunque chiaro. L'allenatore, affrontando le numerose domande sul tema caldo in casa nerazzurra (come se contasse più della vittoria sul Genoa), ha smorzato sul nascere le inevitabili polemiche sull'esclusione, per certi versi inattesa, di Mauro Icardi dall'undici titolare dell'Inter.

LA SOLITA DECISIONE INSOLITA - Una decisione insolita, alla luce del tipo di partita che la squadra avrebbe giocato, tendenzialmente nella metà campo avversaria: più sensato, ragionando semplicisticamente, un suo impiego contro i rossoblù rispetto a Napoli. Ma Mancini non è un tecnico che segue le logiche e più volte è andato controcorrente, fidandosi delle sue sensazioni e dello stato di forma dei propri giocatori. Senza figli e figliastri. Una mentalità che finora ha portato a risultati soddisfacenti, ha coinvolto tutti nel progetto tecnico ma ha anche, inevitabilmente, privato dell'aurea di imprescindibilità il capocannoniere della scorsa stagione, nonché capitano dell'Inter. Numeri alla mano Icardi ha saltato sì due sole partite per scelta tecnica, ma l'assenza di ieri sera dopo le polemiche di Napoli hanno amplificato il reale valore di questo dato statistico. Vuoi perché tutti si aspettavano un'occasione per riscattarsi concessa all'attaccante, vuoi perché, come anticipato, l'avversario si prestava alla presenza di una prima punta d'area di rigore. Invece Mancio ha sorpreso ancora una volta, puntando su un attacco veloce e senza punti di riferimento in cui Jovetic ha funto da perno centrale in totale mobilità.

L'INTOCCABILITA' PERDUTA - È andata bene, tutti contenti, ma Icardi probabilmente non lo è al 100%, al di là della disavventura privata che lo ha colpito dopo la partita. Ovvio, chiunque vorrebbe scendere in campo, soprattutto uno come lui che deve tornare a dimostrare di essere un campione dopo i 22 gol della passata stagione. Un bilancio quasi spazzato via dal cambio di mentalità e di atteggiamento dell'Inter versione 2015/16, in cui l'abbondanza di qualità offensiva permette anche di affrontare serenamente il turn over, soprattutto nei confronti di chi si esprime al di sotto delle aspettative. Ed è il caso dell'ex Sampdoria, non più fondamentale ma utile come i compagni per raggiungere l'obiettivo dichiarato: un piazzamento in Champions League. La strategia manciniana del “tutti utili, nessuno indispensabile” ha risollevato le sorti di quei giocatori apparentemente ai margini del progetto nerazzurro, penalizzando chi credeva di essersi guadagnato l'intoccabilità. Titolo di capocannoniere, rinnovo (ricco) di contratto e fascia da capitano non valgono a Maurito, per il momento, un posto fisso nell'Inter. Lui finora ha messo del suo, a causa di un'involuzione tecnico/tattica preoccupante, in parte giustificata da un modulo che per lunghi tratti delle partite giocate finora lo ha abbandonato solo al proprio destino. Il governo democratico di Mancini, che sa di non avere fenomeni in rosa, ha fatto il resto.

DARSI UNA MOSSA - Ieri sera l'Inter ha vinto la decima partita in campionato su 15, con l'ottavo 1-0. La fiducia e l'entusiasmo si mantengono ai massimi livelli, ma il volto di Icardi tradisce un certo malcontento: le critiche aumentano, la sua autostima probabilmente ne risente e la sensazione di non essere indispensabile non è piacevole. Quando Mancini dice che i suoi 20 gol serviranno per arrivare tra le prime tre ha ragione, al momento lui è l'unico in rosa in grado di garantire un bottino di reti così sostanzioso. E la fiducia dei compagni, del club e dei tifosi resta intatta. Ma serve che dia qualcosa in più per tornare a essere il bomber temuto da tutte le difese, o quanto meno utile alla squadra in termini di manovra. Altrimenti la statistica delle assenze rischia di dover essere aggiornata spesso. Perché per il suo allenatore sono “tutti utili, nessuno indispensabile”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 06 dicembre 2015 alle 18:30
Autore: Redazione FcInterNews.it
vedi letture
Print