Roberto Mancini a tutto campo: nel numero di questo mese del Guerin Sportivo, il tecnico nerazzurro affronta tutte le tematiche di primo piano relative all’Inter e non solo. Un’esperienza, la seconda in nerazzurro, cominciata nel novembre del 2014 quando Massimo Moratti lo chiamò per prendere il posto di Walter Mazzarri: “La prima cavalcata fu indimenticabile ma si interruppe bruscamente. Io però sapevo che l’Inter era ancora nel mio cuore anche se non sempre tornare dove si è diventati grandi è una mossa vincente. Sapevo che era difficile e difficile è stato. Ho ragionato coi sentimenti e seguito l’istinto, mi affascinava l’idea di poter riaprire una bella storia”.

Per il momento, però, i risultati, almeno quelli attesi, non sono arrivati, anzi l’anno scorso è stato mancato l’obiettivo dichiarato della Champions League: “Una delusione grandissima, perché come obiettivo avevamo la coppa più importante. Ma alla fin abbiamo dovuto accettare il verdetto. Evidentemente non eravamo ancora pronti. Eravamo in testa, tutti ci criticavano per gli 1-0, ma io non mi sono mai preoccupato di questo. Le vittorie sono vittorie, non vanno legate allo spettacolo e comunque stavamo volando. Quando si inizia un nuovo ciclo, non si possono fare previsioni certe. Scudetto? Mai detto. Quando si riparte ci sono momenti di forte entusiasmo alternati a fasi di forte depressione. L’Inter ha avuto dei passaggi a vuoto e li ha pagati; capita, bisogna essere forti di testa. Tutti responsabili, compreso il sottoscritto. Ci vuole tempo, anche la stagione precedente al primo anno in cui ho riportato lo scudetto all’Inter fu di assestamento”.

Ecco altri stralci dell’intervista al tecnico nerazzurro:

La rimonta della Juventus:
“Uno scudetto straordinario, con un recupero fantastico. E partirà ancora come grande favorita del campionato. Inutile illudersi anche se bisogna provare a contrastarla. Ha soldi da spendere, uno stadio di proprietà che porta vantaggi economici ed ambientali. L’Inter, come la Roma, il Napoli e il Milan e chissà chi altri, scenderanno in pista per raggiungerla. In fondo la Juve può diventare uno stimolo per migliorare”.

L’Inter è diventata cinese: i capitali arriveranno dall’estero.
“Non vedo alternative per le nostre società se vogliono competere con le grandi squadre straniere. Ecco, da Oriente arrivano investitori importanti che possono portare idee e mentalità vincente. Chiaro che vengono per vincere. L’impatto mi sembra buono, c’è grande entusiasmo e bisogna assecondarlo”.

Lei ha già avuto l’esperienza con lo sceicco del Manchester City.
“L’assenza del padrone, quando organizzi bene la società, non incide mai negativamente. Basta creare una struttura solida, avere ambizione e lavorare. Non credete a chi dice che i club possono essere condizionati dalla lontananza della proprietà”.

L’Inter, però, dovrà rispettare il Fair Play Finanziario imposto dall’Uefa.
Paletti ridicoli, che ho sempre contestato. Perché penalizzare dei club che hanno un padrone solido, in grado di garantire incassi, merchandising e continuità? Perché imporre sanzioni a società robuste, anche se indebitate? La realtà, poi, è che certe regole vengono aggirate con stratagemmi di alta finanza. L’Inter, questa stagione, sarà penalizzata ma io spero che la società riesca a lavorare senza condizionamenti”.

La proprietà cinese vuole impostare il futuro dell’Inter sui giovani.
“Ce ne sono tanti di bravissimi in giro, come Domenico Berardi e Gabriel Jesus. Poi però è necessario avere la pazienza di farli crescere, bisogna sempre trovare una via di mezzo. I giovani possono salire al top a fianco dei grandi giocatori”.

Si aspettava di più da Geoffrey Kondogbia?
“Sono soddisfatto della sua prima stagione in Italia. Vedrete che diventerà uno dei migliori centrocampisti d’Europa. È giovane, ha cambiato squadra e ambiente, diamogli tempo. Purtroppo in Italia basta poco per promuovere o bocciare qualcuno”.

Ha sofferto troppo le critiche all’Inter e alle sue scelte?
“Ho sempre detto che amo troppo questa società per poterla tradire. Non sarò mai un peso: come dissi a fine campionato, se qualcuno non mi vuole sono pronto a farmi da parte”.

È possibile pensare ad un contratto da tecnico-manager come al Manchester City?
“La nuova proprietà è appena arrivata. Pensiamo a lavorare, bene e in sintonia. Poi affronteremo anche il futuro. Io devo conoscere loro e loro devono conoscere me, come è logico che sia. Ma le premesse sono buone”.

Mancini, esiste una ricetta vincente nel calcio?
“Per vincere servono i grandi giocatori. Di questo sono certo. Più ne hai, meglio è: ma alla fine una squadra conquista lo scudetto e le altre devono inchinarsi. Credetemi, non è mai facile arrivare primi”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 15 luglio 2016 alle 10:57
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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