Perdere per un gol in contropiede, dopo essere stati sotto di due gol, una partita riacciuffata per i capelli fa un male atroce. Perdere in questo modo quella che poteva essere la partita decisiva per il girone di Champions League contro il Real Madrid è una beffa inevitabile. L’Inter esce dal primo confronto con il Real Madrid con le ossa rotte, in un modo peggiore rispetto a come era uscita dal doppio match contro il Barcellona della scorsa stagione. Al Camp Nou, i nerazzurri giocarono un primo tempo leggendario, prima di venire stroncati nella ripresa dalla mossa di Valverde di inserire Vidal fra le linee di costruzione di Conte. Un anno dopo, lo stesso Vidal è di nuovo un fattore negativo in Spagna per l’Inter: lui e Hakimi sono stati i peggiori in campo di una squadra che, a detta del suo stesso allenatore, si compiace troppo. Con tre vittorie su nove partite ufficiali non c’è niente di cui compiacersi: era dai tempi di De Boer che una stagione non partiva così piano. I margini per migliorare ci sono, come

LOOP - La sensazione è che l’Inter sia entrata in un loop temporale. Per quanto possa disporsi bene in campo e giocare secondo dei criteri di gioco, arriva sempre il momento in cui qualcosa si inceppa. Quel qualcosa coincide spesso con un macroscopico errore individuale, sempre da parte di un insospettabile: ieri è toccato ad Hakimi, spinto da Mendy e abbandonato dai compagni. L’assist per Benzema è stato fatale, anche perché pochi minuti dopo è stato l’eterno Sergio Ramos a segnare il raddoppio, sfruttando una disattenzione di de Vrij, che si pianta sul blocco cieco di Casemiro e lascia il capitano del Madrid staccare di testa da solo. Altro errore imperdonabile.

Come se non bastasse, un’altra costante di questo loop temporale è rappresentato dagli errori sottoporta. Sono state tante le situazioni in cui l’Inter, con una scelta migliore da parte di un giocatore, si sarebbe potuta portare a casa un risultato migliore. Invece Lautaro tira troppo centrale a due passi da Courtois, Perisic si addormenta di fronte al gigante belga e si dimentica di tirare, Barella si avvita e di testa colpisce la seconda traversa in due partite di Champions League. La fortuna aiuta gli audaci, sicuramente in questo momento non l’Inter. 

CAMBI - Un altro aspetto che inevitabilmente finirà fra le imputazioni di questo inizio di stagione è la gestione della rosa allargata di Conte. A inizio ripresa, Zidane ha commesso un passo falso con l’avventato doppio cambio sugli esterni, spaccando la squadra in due e dando all’Inter la possibilità di prendere il controllo del gioco. In quel momento Conte non ha toccato la sua squadra, aspettando come sempre gli ultimi 15’ per provare ad aggiustare qualcosa. 

E se il timing è sospetto, la scelta dei giocatori lascia perplesso: la presenza di Gagliardini sembrava il preludio di un imminente ingresso “di peso offensivo” a centrocampo, mentre Conte ha preferito sostituire uno stremato Perisic e poi inserire a sorpresa un irriconoscibile Nainggolan. In tre, non sono riusciti a dare l’apporto necessario per invertire la tendenza dell’Inter, rischiando anche il 4-2 con Benzema. C’è bisogno di gerarchie chiare e, da parte di Conte, di saper gestire meglio i momenti della partita Le notti di Coppa sono magiche anche perché è dai dettagli che i vincenti prevalgono: all’Inter ieri sera è mancato tutto. 

EPISODI - E’ evidente che a questa squadra serva il più classico degli episodi per sbloccarsi mentalmente. Il tacco di Barella che ha ispirato il gol di Lautaro Martinez è un bagliore di luce nella foschia più tetra, ma non è stato sufficiente: il reintegro di Skriniar e Lukaku a pieno regime sarà ossigeno puro, e permetterà all’Inter di schierare finalmente l’undici titolare. Rispetto all’anno scorso, è proprio il 23 la certezza assoluta: Barella è un centrocampista mondiale e continua a impressionare per quantità e qualità. L’Inter si aggrapperà a lui, perno del centrocampo attorno cui si dovrà costruire il terzetto meglio assortito. 


Perisic, al netto del macroscopico errore sottoporta, ha giocato un secondo tempo incoraggiante, baciato dal secondo gol consecutivo. Ma siamo proprio sicuri che in quella posizione non possa essere provato anche Eriksen? Conte ha tante strade davanti a sé e la convinzione che qualcosa andrà fatto. I processi sono rimandati, adesso quel che conta è vincere. Già domenica contro l’Atalanta, un’altra finale. Poi ce ne saranno altre tre, di Champions League. Tutto è ancora possibile. Anche, e soprattutto, per quella che sarà sempre la Pazza Inter. 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 04 novembre 2020 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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