Inter is coming è stata un’intuizione tanto geniale quanto controversa nella gestione delle aspettative da parte di un’ambiente appassionato ed esigente come quello interista. Ma, al termine della scorsa stagione, l’account ufficiale della squadra nerazzurra ha potuto twittare: Inter is Here. Ma di quello spirito battagliero, di squadra che da sfavorita va a giocarsi il tutto e per tutto in casa della Lazio, in questo inizio di 2019 è rimasto ben poco. Contro il Bologna non è arrivata l’Inter, ma il tanto temuto inverno della casata Stark è arrivato e sta imperversando su Appiano Gentile con aria funesta. Crisi di risultato, crisi di gioco ma soprattutto un isterismo collettivo quasi immotivato, soprattutto se si rapporta al percorso fatto dall’Inter quest’anno. Il punto forse è che i tifosi sono stufi di assistere ad un crollo sistematico, apparentemente senza motivo, dello spogliatoio. L’espressione di Spalletti, attonita a fine partita, è l’immagine più giusta per un periodo nerissimo, in cui non si riesce più a segnare.
INDIVIDUALITA’ - Nella partita contro il Bologna, niente è girato per il verso giusto. A un buon avvio, in cui Icardi si è fatto ipnotizzare da Skorupski, è seguito un calo dovuto all’incapacità di reagire allo piano gara della squadra di Mihajlovic. I felsinei hanno costruito dal basso, allargando molto il campo e mandando in frantumi il primo pressing dell’Inter, che si è spesso trovata in difficoltà a difendere all’indietro quando Soriano e compagni rompevo la prima linea nerazzurra. Nainggolan ha cercato di creare superiorità numerica muovendosi a tutto campo, con i momenti migliori avuti grazie ai triangoli costruiti sulle fasce con Cedric e Brozovic che hanno velocizzato la manovra. Per il resto, profondo rosso. Santander ha punito l’Inter a fine primo tempo, sfuggendo a de Vrij e insaccando da posizione quasi impossibile.
CAMBI - Dopo un primo tempo impalpabile, fatto di distanze raffazzonate fra reparti e un sacco di errori in impostazione, l’Inter cambia volto con l’ingresso di Lautaro Martinez per Candreva: Spalletti schiera i suoi con un 4312 ibrido, in cui gli esterni possono avere a disposizione tutta la fascia per creare pericoli sovrapponendosi. Cedric e Dalbert prendono campo e iniziano a bombardare l’area del Bologna di cross, con la squadra che percepisce il momento e si alza vertiginosamente, bloccando ogni spunto di gioco per la squadra di Sinisa. I rossoblu difendono tutti nella propria metà campo, ma all’Inter manca quel quid, il guizzo necessario a spingere il pallone verso la porta di Skorupski. Il momento passa, e Spalletti ci mette lo zampino: se l’aggiunta di Lautaro aveva in qualche modo sbloccato la verve offensiva della squadra, con Ranocchia in campo l’Inter torna austera, perché sulle seconde palle non riesce a primeggiare e soprattutto perché senza Cedric e con Dalbert più bloccato, mancano le armi per colpire sulle fasce, lì dove Mbaye e Dijks stavano soffrendo. A nulla servono le dispendiose corse di Perisic, che cerca a suon di strappi di riconquistare San Siro. L’Inter cade di nuovo e subisce gol dopo oltre tre mesi a San Siro.
NUMERI - 3 partite senza vittorie in campionato, quattro se contiamo l’eliminazione di giovedì sera contro la Lazio. 410 minuti senza riuscire a segnare su azione, cui si aggiunge il fatto che il Bologna non vinceva in trasferta dal dicembre 2017. Sono passate 14 partite, ai tempi l’Inter di Luciano Spalletti era in lotta per i primi posti della Serie A. Dopo aver inanellato un capitombolo dietro l’altro, ora l’Inter si aggrappa al terzo posto e assiste inerme al riproporsi di Milan e Roma per un posto in zona Champions League. Gli argini sono rotti, i fischi di San Siro sono diventati boati. E anche ieri è continuata la secca offensiva: si può parlare di tattiche, di individualità offensive, ma nelle ultime tre partite l’Inter deve mangiarsi le mani. Sul risultato ancora fisso sullo 0-0, in tutte e tre le occasioni gli uomini di Spalletti hanno avuto la possibilità di passare in vantaggio per ben sette volte; sette. Lautaro contro il Torino, Candreva e lo stesso Lautaro contro la Lazio. Ieri, contro il Bologna, il fardello del gol scaccia pensieri è capitato per due volte sui piedi di Icardi, una su quelli di Vecino e - dulcis in fundo - è toccato nuovamente a Lautaro impattare male un facile pallone di testa, mandandolo fuori dalla porta di uno Skorupski fuori causa. Fossero entrati anche solo la metà di tutte queste limpidissime occasioni da rete, staremmo parlando di un’Inter con sei punti in più in classifica e che deve giocarsi la finale di Coppa Italia contro il Milan. Invece, per l’ennesima volta, i nerazzurri non riescono a ribaltare un risultato di svantaggio: in ognuna delle cinque volte in cui si è passati in vantaggio, la partita è andata persa. E l’orizzonte inizia a rabbuiarsi, per tutti.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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