La partita persa contro il Napoli al fotofinish e in modo a dir poco ingenuo ha messo alla berlina soprattutto un giocatore tra i nerazzurri scesi in campo: Andrea Ranocchia. La stragrande maggioranza dei tifosi interisti, in particolare sui social network, ha bocciato apertamente il capitano e neanche le parole del giorno dopo di chi gli ha lasciato in eredità la fascia riescono a sollevare il centrale di Bastia Umbra dalle proprie responsabilità. Non è certo una stagione positiva la prima da capitano per Ranocchia, che sia con Mazzarri sia con Mancini ha alternato (poche) buone prestazioni a (tante) performance insufficienti, condite da errori più o meno gravi che hanno anche influito sui risultati della squadra. Il buco di ieri al 93’ sulla rimessa laterale di Ghoulam, costato l’eliminazione dalla Tim Cup all’Inter, è forse la goccia che faa traboccare il vaso per l’ambiente interista. Se i tifosi reclamano l’accantonamento dall’undici titolare del classe ’88 è solo perché lo stesso non è mai riuscito a dare continuità alle sue prestazioni, la stessa che ci si aspetta da chi indossa la fascia e dovrebbe fare da garante per l’impegno di tutti i compagni.
Al di là del parere, a volte molto severo, del popolo nerazzurro, è giusto analizzare la stagione di Ranocchia anche dal punto di vista statistico per avere un quadro più chiaro e oggettivo. In totale, in serie A, ha giocato 1590 minuti, più degli altre tre marcatori che si sono alternati al centro della difesa. Nello specifico, ecco i numeri che ne caratterizzano il bilancio attuale: 59 tackle complessivi, di cui solo il 47% con successo. Per 16 volte hanno cercato di togliergli il pallone e ben 14 volte ci sono riusciti. In totale, nonostante i 193 centimetri e il fatto che sia uno dei suoi punti di forza (dato piuttosto sorprendente), Ranocchia ha perso il 30% dei duelli aerei. Di 142 azioni difensive, il 60% sono rinvii, il 9% tiri respinti e il 31% palloni intercettati. Da questi ultimi numeri, si evince che il capitano tenda a spazzare via il pallone piuttosto che giocarlo, a conferma dell’insicurezza nella gestione del possesso.
Le statistiche però non contano molto se non confrontate con gli altri pari ruoli. Nello specifico, il secondo nella classifica dei minuti giocati (1505) è Juan Jesus, praticamente sempre presente fino alla squalifica per mano del giudice sportivo. Il brasiliano ha vinto il 49% dei tackle tentati, 8 volte su 12 tentativi si è fatto sottrarre il pallone (prevedibile, vista la tendenza a salire palla al piede verso il centrocampo) e ha perso il 42% dei duelli aerei. Di 117 azioni difensive, il 60% sono rinvii (anche lui, come Ranocchia, soffre la pressione e preferisce liberare), il 33% palloni intercettati e il 7% tiri respinti. Ne emerge la tendenza a cercare spesso l’anticipo sull’avversario.
Tocca poi a Nemanja Vidic (1150 minuti in campo), il più puntuale alla voce tackle (vinti il 60%). Solo una volta l’avversario ha cercato di rubargli il pallone, con successo. Nel gioco aereo si è fatto superare solo il 23% delle volte (a conferma della bravura nella scelta del tempo) mentre in totale sono 129 le azioni difensive: il 63% sono rinvii, il 39% palloni intercettati e il 7% tiri respinti. Anche il serbo, dunque, nonostante l’esperienza, preferisce spazzare via il pallone piuttosto che giocarlo, anche se è una tendenza che si trascina da sempre.
Infine Marco Andreolli, appena 358 minuti in campionato. Nessuno ha mai cercato di sottrargli il pallone mentre il difensore ha vinto appena il 36% dei tackle portati. In compenso, ha vinto tutti i duelli aerei (solo 3 complessivi) e le 28 azioni difensive si dividono così: 57% rinvii, 25% palloni intercettati e 18% tiri bloccati. Dei quattro in ballo, Andreolli è quello che cerca meno di spazzare via il pallone ma nel suo caso si parla di numeri troppo bassi per essere significativi al cospetto dei tre colleghi di reparto.
Le statistiche non incolpano dunque il solo Ranocchia nel pacchetto difensivo, perché un po’ tutti (escluso Andreolli, troppo poco in campo per essere giudicato da questo punto di vista) patiscono la pressione degli avversari e tendono a liberarsi del pallone prima possibile. Esattamente il contrario di ciò che chiede Mancini, che dai difensori si aspetta che facciano partire l’azione offensiva della squadra (in assenza di un regista che si abbassi per ricevere). Spicca anche un altro dato: Vidic, pur essendo il più ‘anziano’, è molto più efficace nel gioco aereo in virtù dell’esperienza maturata in tanti anni di contrasti e scontri fisici. Il serbo inoltre è quello che si è fatto sottrarre il minor numero di palloni (appena uno, su un solo tentativo), e anche in questo caso conta l’esperienza nel non farsi attrarre nella rete del pressing avversario. Certo, di lui si ricorda la topica contro il Palermo, ma trattasi nella fattispecie di pallone intercettato da Vazquez e non rubato direttamente all’ex United.
Pertanto, è lui il difensore che ad oggi, statistiche alla mano, offre maggiori garanzie a livello personale, ma nel complesso emerge che nessuno dei chiamati in causa corrisponda al prototipo di centrale che Mancini vorrebbe, vale a dire un giocatore che, oltre a fare bene la fase difensiva dal punto di vista tecnico, sappia giocare il pallone alzando la testa e senza farsi prendere dall’ansia. Non è un caso se Ausilio abbia cercato fino all’ultimo momento di riportare in nerazzurro Rolando, che nella scorsa stagione ha dimostrato di avere le caratteristiche richieste dall’allenatore: buona tecnica e soprattutto serenità nella gestione del pallone.
Autore: Redazione FcInterNews.it
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