Al triplice fischio dell’arbitro Mazzoleni, a Firenze regnano emozioni contrastanti. Da un lato, la gioia d’aver ripreso una partita complicata, dall’altra la rassegnazione di aver buttato via gli ennesimi punti al fotofinish. Dopo il gol di Brozovic, l’Inter è scomparsa dal campo e - complice anche la disastrata direzione arbitrale - si è lasciata andare. Il senso della squadra è da ricercare nelle piccole cose, quelle che l’Inter sembra aver smarrito. Una grande squadra non può farsi mettere sotto in quel modo dalla Fiorentina, una volta passata in vantaggio. Né tantomeno può tirare una sola volta in porta, o avere in un trentaquattrenne il giocatore più ispirato, da almeno tre settimane. Tutto quello che faceva presagire sogni tricolore è svanito, sfaldato davanti ad una serie di risultati vicini all’imbarazzo. La prima Inter di Mancini le partite riusciva a vincerle, negli ultimi minuti. Ora è tutto il contrario. E il terzo posto è sempre più distante. 

DEBOLEZZE - Nove punti in nove gare. E’ questo il trend dell’Inter di Roberto Mancini, che sta crollando sotto al peso delle sue incertezze. Qual è il modulo migliore per questa squadra? Non si è ancora capito, visto che ogni soluzione provata dal tecnico iesino lascia fuori uno o più giocatori che hanno issato l’Inter fino alla vetta della classifica, prima di incappare in questo strapiompo. E’ altrettanto inspiegabile il voler giocare con un centrocampo a tre avendo a disposizione solo sei elementi (di cui uno di vent’anni e che ha all’attivo solo mezzora in questo campionato). Contro la Sampdoria, sabato, mancheranno sia Medel sia Kondogbia. Felipe Melo non è ancora rientrato in condizione, ma probabilmente verrà buttato nella mischia, insieme a Gnoukouri o Brozovic. Vederli tutti e tre insieme è pressoché improponibile, visto che in panchina non ci sarebbe nessuno. In attacco, invece, abbondano le esclusioni eccellenti: che fine hanno fatto Jovetic e Ljajic? Il Mancio preferisce Palacio ed Eder per la loro generosità, ma i risultati sono tutt’altro che soddisfacenti, nonostante l’ottimo momento di forma del Trenza. Urgono cambiamenti ed è verosimile vederli già nell’anticipo di sabato prossimo. 

ARBITRALI - A fine partita, il silenzio della società è un misto d’imbarazzo per l’ennesimo risultato deludente e la triste direzione di gara di Mazzoleni. Se ad inizio settimana si era chiesto di non commentare gli arbitri, i fischietti di ieri sera ce l’hanno messa tutta pur di spingere Mancini e giocatori a far polemica. L’applauso ironico di Kondogbia a fine partita esemplifica l’andamento della partita, gestita malissimo dall’arbitro. Non è una scusa, ma l’espulsione ingiusta di Telles (così come il rosso a Nagatomo contro il Napoli o Murillo a Napoli) ha inevitabilmente condizionato la gara, così come c’è da discutere sul rigore non dato alla Viola proprio per fallo del brasiliano o per la distribuzione dei cartellini, con due pesi e due misure. La pessima prestazione del quintetto arbitrale va però scissa dall’altrettanto orrenda prestazione dell’Inter, che non può uscire da una partita nel modo in cui ha gestito la gara contro la Fiorentina.

VIE DI FUGA - La stagione dell’Inter sta ruzzolando giù da un monte, con la squadra che assiste all’impietoso trattamento che gli avversari fanno di undici giocatori con indosso la maglia nerazzurra. Definire squadra un amalgama di giocatori che ha difficoltà a serrare in modo compatto le due linee di centrocampo e attacco, producendo inoltre un solo tiro in porta, non si può. E ciò che è assurdo è che questa particolarità era propria dell’Inter fino ad un mese fa, quando le partite si vincevano grazie ad una grinta fuori dal comune. Ora si è in balia degli eventi e l’Inter si sta seppellendo sotto troppo errori. C’è ancora una luce in fondo al tunnel, ma i nerazzurri avranno la forza di riprendersi? Al momento non sembra. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 15 febbraio 2016 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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