L'Inter fa piazza pulita a San Siro, spazzando via il Genoa (sconfitto 4-0) e il suo allenatore Thiago Motta, che torna in qualità di ospite d'onore nell'ultimo appuntamento ufficiale del 2019 nerazzurro. L'eroe del Triplete riassapora il calore dell'impianto sportivo meneghino (che non sarà mai soltanto uno stadio), in quella che s'identifica come la sua ultima apparizione sulla panchina del club rossoblù. Il roboante passivo rimediato dai liguri comporta l'esonero dell'italo-brasiliano, che coglie l'occasione per inchinarsi dinnanzi al suo maestro: Conte, c.t. che gli consegnò la 'dieci' azzurra, liquida il suo allievo. Con vista sul panettone: per gustarselo, basta scartare quattro canditi. La formazione interista ottiene una vittoria, nella sua semplicità, da grande squadra. Testimoniando per l'ennesima volta che il lavoro coriaceo può davvero far assottigliare anche le più ampie discrepanze di valori tecnici tra due organici. In attesa di un intervento sul mercato a gennaio (che dovrà esserci), i tifosi si gustano le ferie natalizie col sorriso. Il calo, a dicembre, quest'anno non c'è stato.
La settimana che conduce all'incontro non è delle più facili. I campioni d'Italia in carica, in quanto tali, devono giocarsi la Supercoppa e dunque anticipano al mercoledì la sfida contro la Sampdoria: 2-1 sudato, ma ottenuto grazie a due reti d'autore firmate Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo. In vista del Genoa, in casa Inter qualche tifoso storce il naso per la designazione di Luca Pairetto come arbitro che dirigerà la gara: figlio di Pierluigi, condannato nel processo Calciopoli; ma soprattutto fratello di Alberto, event manager della Juventus. Antonio Conte è preoccupato per le assenze di Marcelo Brozovic e Lautaro Martinez: due imprescindibili, dei quali il tecnico nerazzurro non vorrebbe mai fare a meno. Ma ecco che, a margine della formulazione di mille ipotesi, il coach dei meneghini ricorre ad una soluzione drastica: in campo, per l'ultimo atto ufficiale del 2019, scenderanno in campo diversi giocatori acciaccati. È così che a centrocampo rientra l'emergenza: spazio per Gagliardini, Borja Valero e Vecino. Nel reparto difensivo spicca la presenza di Bastoni al posto di Godin (una prestazione con i fiocchi giustificherà la sua presenza in campo); mentre in attacco, al fianco di Romelu Lukaku, il debutto dell'enfant prodige dal primo minuto è inevitabile. E Politano? Conte non lo vede proprio, e questa oramai è una constatazione.
Lungo la corsia destra, torna a giocare dall'inizio Antonio Candreva: nato sotto il segno dei pesci, tutto quel che vuole - pensava - è solamente sgroppare sulla fascia. E la perseveranza, alla fine, ripaga sempre: se qualche anno fa dagli spalti piovevano i fischi nei suoi confronti, adesso si palesano (scroscianti) gli applausi di un pubblico che apprezza la sua umiltà e dedizione, oltre che le prestazioni offerte. È questa l'immagine dell'Inter di Conte: una squadra che nella prima mezz'ora fatica contro un Genoa desideroso di proporre le proprie idee di gioco alla Scala del Calcio, salvo poi accorgersi che la macchina organizzativa degli avversari va ben oltre il possesso sterile del Grifone. Il centravanti dei padroni di casa toglie le castagne dal fuoco, arcignandosi per deviare di testa in rete un pallone vagante al limite dell'area piccola (splendido cross di Candreva, frase che sino a qualche mese fa pareva satirica); cinquanta secondi dopo, la sponda dello stesso belga per il 2-0 firmato Gagliardini. E gli ospiti si sciolgono come neve al sole: nella ripresa il tris meneghino su rigore, poi il poker arrivato grazie a una splendida giocata di Lukaku (doppio passo illusorio, sinistro all'incrocio). Bella prova del numero 9, che torna ad essere decisivo: due gol, un assist, tiro dal dischetto lasciato calciare al giovane compagno di reparto.
Sebastiano Esposito respira calcio in famiglia sin da bambino: il padre è stato giocatore e allenatore della Juve Stabia, mentre i suoi due fratelli stanno intraprendendo - così come lui - la carriera con gli scarpini ai piedi. Al Meazza, però, ha giocato soltanto lui: nato il 2 luglio 2002, ha esordito perfino in Champions League, nella gara contro il Borussia Dortmund in cui si è anche guadagnato un rigore. Stavolta viene schierato addirittura da titolare: Lautaro non c'è, occorre ovviare al problema. Con 17 anni e 172 giorni, è il più giovane interista del XXI Secolo a comparire in un undici iniziale. Il ragazzino di Castellammare, davanti al suo pubblico, non delude le attese: elegante palla al piede, illuminato in fase offensiva, si accende man mano con lo scorrere delle lancette. Nella ripresa il giovane prosegue sul filo rosso di un ottimo primo tempo, fino a quando avviene un episodio che difficilmente il protagonista dimenticherà. Gagliardini viene steso in area, l'arbitro indica il punticino bianco che dista undici metri dalla linea di porta: Lukaku ha il pallone in mano, ma gli si avvicina il baby prodigio. "Romelu, posso calciarlo io? Solo se vuoi, tranquillo: se vuoi tirarlo tu, va bene lo stesso". Il gigante buono ne ha compassione, e gli regala una caramella ghiottissima, che Esposito scarta nel modo migliore: destro poderoso ad incrociare. Gioia. Commozione. Urla. Pianti. Corsa verso gli spalti, dove c'è sua mamma. Un bacino. Poi si torna a correre. Per portare a casa questa vittoria. Se San Sebastiano era un funzionario imperiale agli ordini di Diocleziano che di nascosto aiutava i cristiani, il Sebastiano dell'Inter, in teoria, sarebbe il punto di forza della Primavera; in realtà, dona il suo contributo alla causa della prima squadra, per aiutare - con i propri mezzi - quest'ultima al raggiungimento dello Scudetto. È il secondo più giovane marcatore nerazzurro in Serie A, alle spalle di Mario Corso: qualcosa vorrà pur dire. Il Qatar l'aspetta, questo è sicuro.
Nota di merito per Roberto Gagliardini: il cinque della Beneamata, che fino ad una settimana or sono faticava ancora a camminare, si regala una serata da sogno nella magica atmosfera di San Siro. Un infortunio alla pianta del piede è piuttosto insolito da riscontrare: il mediano figlio delle mura del bergamasco ha incassato il duro colpo, tentando di accelerare il più possibile i tempi di recupero, considerata anche l'emergenza in cui versava il gruppo. Al Meazza non ci si accorge dei suoi presunti acciacchi: prestanza fisica adeguata, chilometri percorsi tanti, ruolino offensivo che si aggiorna. Il 55% delle sue reti in Serie A sono state siglate contro il Genoa: "Ci ho preso l'abitudine, evidentemente. Mi spiace per loro", commenta l'umile Roberto, lavoratore dai sani princìpi che nel post-gara riceve i complimenti espliciti del suo mister. Parlando sempre di centrocampisti, c'è spazio nell'ultimo scampolo di partita per Stefano Sensi, che finalmente rientra in campo dopo un infortunio. Lo stadio l'accoglie con un'ovazione e lui, nella sua ingenuità, si commuove. C'è spazio finanche per Federico Dimarco: a Natale si è tutti più buoni. Tant'è che, visto l'andazzo (e l'sms ricevuto da Thiago Motta), l'arbitro non concede il recupero nel finale.
L'anno solare in casa Inter si chiude al primo posto della classifica, con 42 punti nel sacco. Sullo stesso gradino della Juve. Torniamo allo scorso gennaio: chiuderai il 2019 in testa al campionato, con Antonio Conte in panchina, Lautaro Martinez che si afferma come uno dei migliori attaccanti d'Europa, ma anche Icardi che se ne va in estate, isolandosi da solo. Accetti o rifiuti?
Un in bocca al lupo all'argentino, un plauso ai giocatori dell'Inter che onorano i colori nerazzurri.
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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