Quando Rocchi ha fischiato il calcio d’inizio, una moltitudine di sensazioni ha attraversato i giocatori in campo, gli allenatori in panchina e i milioni di telespettatori che a casa hanno pensato: “Finalmente, ci siamo”. Il calcio torna dopo 96 giorni difficili, duri per tutto il Paese. Il gol di Eriksen, una magia direttamente da calcio d’angolo, sembra spezzare l’incantesimo d’incredulità. L’Inter voleva dare una dichiarazione di forza e in pochi minuti riesce a riequilibrare la sciagurata gara d'andata, quando Fabian Ruiz punì la squadra di Conte con un bel tiro da fuori area. Poi, un piccolo cortocircuito costa caro: una disattenzione fatale, un calcio d’angolo gestito male e Ospina – il vero MVP della gara – pesca Insigne in contropiede.

Lorenzo è bravo a servire Mertens con i tempi giusti, mette fuori gioco tutta la difesa dell’Inter e consegna al belga la possibilità di segnare il suo 122° gol con la maglia del Napoli. Un traguardo dolcissimo che vale la finale di Coppa Italia mercoledì contro la Juventus, dopo una gara di sacrificio e trincea, in cui l’Inter si è di fatto colpita da sola e non è riuscita a sfruttare l’ampio possesso che Gattuso le ha concesso. La squadra di Conte ha creato ma, fra assenti illustri e meccanismi ancora da oliare, di strada ancora ne ha parecchia. 

INTERESSE – L’Inter al San Paolo doveva dimostrare due cose: di poter segnare due gol al Napoli e di aver studiato un modo per far sì che Christian Eriksen potesse aiutare Brozovic a prendere in mano la squadra e a orchestrare i ritmi di gioco. E se le occasioni sono fioccate nel corso dei novanta minuti, Eriksen ha giocato una partita costante e intensa, soprattutto se si considerano i tre mesi di inattività cui tutti i calciatori erano reduci. Al di là della prelibatezza con cui ha aperto le marcature, il resto della sua gara è stato all’insegna delle giocate d’autore: la punizione con cui ha costretto Ospina alla deviazione, la pulizia di calcio che ha richiesto un altro miracolo al portiere del Napoli e poi un numero indefinito di giocate importanti, a richiedere il pallone e la responsabilità sui piedi. E’ un’Inter embrionale quella che abbiamo visto nel 3-4-1-2, ma Conte ha accelerato il passaggio a uno schieramento plasmato sulle caratteristiche del danese perché sa che è attraverso la qualità del gioco che si raggiungeranno risultati.

ASSENTI – Avere tutta la squadra a pieno regime è difficile, dopo uno stop così lungo. E se gran parte della squadra ha risposto presente, alcuni elementi non sono riusciti a riproporsi con frequenza. Il centrocampo ha provato spesso ad aprire sugli esterni, ma Young e Candreva non sono mai riusciti a proporre la qualità cui avevano abituato Conte nei momenti di massimo splendore. Il doppio cambio sugli esterni porta dei benefici in termini di occasioni, ma non è abbastanza per sbloccare la gara. Il vero assente, soprattutto visto il trambusto mediatico attorno alla sua ipotetica cessione, è stato Lautaro Martinez. Il Toro non riesce a incidere perché, oltre a un po’ di rodaggio, gli manca la consueta cattiveria con cui azzanna ogni pallone. La sua prestazione negativa spicca ancor di più perché Sanchez, subentrato a lui nel secondo tempo, riesce in una manciata di minuti a creare azioni pericolose e a sua volta fa compiere gli straordinari a Ospina.

E ORA? – L’Inter vede sfumare il secondo obiettivo stagionale, dopo l’uscita prematura dalla fase a gironi in Champions League. E’ un peccato perché dalle parti di Appiano Gentile credevano alla rimonta e la prestazione vista al San Paolo può considerarsi positiva, a parte la pecca terribile del gol subito, una disattenzione fatale. Adesso Conte avrà una settimana intera per preparare il recupero con la Sampdoria, un altro esame importante per i suoi: vincere per rimanere attaccati al duopolio Lazio e Juventus, vincere per confermare i segnali di crescita nel gioco visti contro una squadra chiusa e attendista come il Napoli di Gattuso.

La difesa a tre ha dato buoni segnali, pur con un De Vrij a mezzo servizio. Bastoni è cresciuto esponenzialmente nei primi mesi del 2020 ed è chiamato a confermarsi in quest’ultima porzione di stagione. Brozo è sembrato ancora un po’ indietro di condizione, mentre Barella è il solito motorino insostituibile. L’ossatura c’è, bisogna oliarne i pezzi e – come dice Conte – trovare il giusto ritmo alternando sapientemente i giocatori. Con il peggio della Pandemia che sembra essere alle spalle, la rincorsa dell’Inter è ufficialmente ricominciata. Gridare al processo pubblico per una sconfitta o una situazione sfavorevole non fa il gioco della squadra. Al San Paolo l'Inter ha giocato una gara intelligente, trovando una forte opposizione (anche) della Fortuna. Che magari, dopo questa situazione di "credito", in una delle prossime partite sorriderà ai nerazzurri quando ci sarà da soffiare un pallone in bilico dentro la porta avversaria. Insomma, i conti si faranno alla fine. Adesso Conte vuole solo ricominciare a vincere.

VIDEO - NAPOLI-INTER 1-1, LA DELUSIONE DI TRAMONTANA

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 14 giugno 2020 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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