Si vince in undici, si perde in undici. E a Udine si è vinto, in undici. Non solo perché sul rettangolo di gioco l'Inter ha mantenuto lo stesso numero di uomini che ha presentato all'avvio, ma soprattutto perché con il gol di Ranocchia è proprio questo il traguardo raggiunto dai nerazzurri in questo campionato. Il difensore aveva già timbrato il cartellino in Tim Cup, ma la sua rete a Brkic porta a undici i marcatori diversi della cooperativa del gol di Mazzarri. Dato estremamente significativo, considerando che a Mazzarri più volte è stato fatto notare come mancasse di coraggio nello schierare un solo attaccante dal primo minuto. E il mister di San Vincenzo, fregandosene delle punzecchiature, ha ribadito che il numero di punte non è direttamente proporzionale a quello delle reti. E i 27 centri in undici (toh...) partite ne sono una testimonianza.

I BRIVIDI DI STRAMACCIONI - Chissà se Andrea Stramaccioni ha visto la partita del Friuli. Gli saranno venuti i brividi di freddo, pensando alla situazione in cui si è trovato chi ne ha preso il posto sulla panchina dell'Inter. Squadra senza attaccanti (solo Palacio), Guarin seconda punta, Ranocchia dirottato sulla destra del terzetto difensivo e tre sostituzioni obbligate da altrettanti infortuni. La differenza, sostanziale, è che Mazzarri questa partita l'ha vinta, e anche con un certo margine di merito. Perché nel calcio non c'è tempoper piangersi addosso, se c'è un problema si trova una soluzione. E questa Inter la soluzione la trova nei suoi uomini, che hanno dato il massimo, chi più chi meno, per portarla a casa. Prova di forza, un'espressione che da troppo tempo non veniva associata ai nerazzurri ma che oggi spetta loro di diritto. Un 3-0 che è lo specchio di quanto si è visto in campo, senza nulla da eccepire.

CHISSA' QUELLA TENTAZIONE - È tornato, dopo 6 mesi di attesa e in tempi da record. Non ha giocato, ma era in panchina con i compagni a soffrire per chi invece giocava. Javier Zanetti ha potuto riassaporare il clima partita, grazie alla convocazione da parte di Mazzarri. Un gesto amichevole, non certo la ritrovata disponibilità del capitano che avrebbe del miracoloso. Eppure, quando Jonathan ha lamentato un problema muscolare, chissà che l'allenatore non abbia pensato a Zanetti prima di chiamare dalla panca Pereira. Non a caso, tra i due c'è stato un conciliabolo quasi fosse il preludio a un inserimento in campo. La tentazione magari c'è stata, ovviamente ha prevalso il buon senso che richiederà ancora pazienza prima di rivedere Pupi abile e totalmente arruolabile.

DATA BENEDETTA - Calendario alla mano, è festa solo l'1 e il 2 novembre. Eppure in casa Inter evidentemente stanno pensando di prolungare di un giorno la striscia. Già, perché il 3 novembre è un giorno speciale, almeno lo è stato negli ultimi due anni. Ieri è arrivato un comodo e robusto 3-0 in casa dell'Udinese, nel 2012 lo storico successo allo Juventus Stadium, il primo di una squadra ospite nell'impianto. Curiosità: vittorie in trasferta, con tre reti all'attivo e contro avversari bianconeri. Probabile che la società mandi un fax alla Lega Calcio per poter scendere in campo anche il 3 novembre 2014. Cadrà di lunedì, magari ci scappa un monday night...

I SASSOLINI DI RANOCCHIA - Se n'è tolti, di sassolini, Andrea Ranocchia. A Udine il difensore italiano ha sfoderato forse la sua miglior prestazione stagionale, impreziosita dal primo gol in campionato, tremendamente pesante. Neanche una sbavatura, sempre puntuale di testa e bravo a uscire dalla propria zona per aggredire l'avversario. Mazzarri dice di non vederlo sulla destra ma più come centrale, Ranocchia gli ha risposto di poter essere utile anche in posizione allargata, come agiva con Stramaccioni. Non sarà la nuova legge, ma all'occorrenza potrà succedere e non ci saranno remore. Tante note positive per il numero 23, che ha indirettamente replicato a chi non lo considera non semplicemente un giocatore da Inter, ma addirittura da serie A. Spazzatura, e Ranocchia è stato chiaro in tal senso.

INUTILE CERCARE DI CONVINCERLO - Non poteva mancare nella sua Udine, per quanto non fosse al 100%. E per un portiere non esserlo è un enorme rischio per sé e per la squadra. Handanovic se l'è preso, convinto che i compagni lo avrebbero aiutato rispetto all'ultima trasferta friulana (0-3) e alla fine ha fatto bene. Lo sloveno è stato concentrato fino all'ultimo, l'Inter lo ha costretto solo a un paio di interventi di cui uno particolarmente complesso (su Di Natale). Il resto normale amministrazione, che legittima il ritorno alla verginità della propria rete dopo 6 turni di palloni raccolti in fondo al sacco e regala all'estremo difensore una bella soddisfazione, nella città in cui è diventato Samir Handanovic. Nessun consiglio del dottor Combi lo avrebbe convinto a sedere in panchina, non stavolta.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 04 novembre 2013 alle 08:30
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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