Nella settimana che preannuncia l'Inter che verrà - nuova maglia, visite mediche di Hakimi, l'accordo prolungato fino ad agosto (almeno) per Sanchez con l'avversario di giornata Tonali 'spoilerato' dalla tv di casa Suning - i nerazzurri di Antonio Conte cercano la seconda vittoria consecutiva dopo il successo in rimonta sul campo del Parma e il precedente mezzo passo falso casalingo con il Sassuolo. Si torna a San Siro, stavolta contro il Brescia penultimo e alla disperata ricerca di punti salvezza. Ancora turnover e cinque cambi rispetto alla sfida del Tardini: giocano Sanchez al posto di Lukaku, Bastoni per Godin, rifiata Eriksen che cede il suo slot a Borja Valero, mentre Young e Moses tornano padroni delle fasce rimpiazzando Biraghi e Candreva. La squadra di Diego Lopez opta per il solito 4-3-1-2: non c'è Torregrossa che lascia spazio ad Ayé nel tandem con Donnarumma supportato da Zmrhal, mentre a centrocampo gioca Skrabb e non Bjarnason.
Primi minuti con un'Inter subito arrembante ma ordinata: Borja si sistema 'alla Eriksen' facendo da perno tra la mediana e i due attaccanti, mentre i soliti scambi stretti e rapidi accompagnati dal pressing portato alto sino alla trequarti avversaria liberano le frecce nerazzurre. Da una di queste giocate estrapolate dal copione 'contiano' al 5' Sanchez viene liberato nello sprint sul lato destro, pennella verso il secondo palo per Young che lasciato libero senza marcatura è però abile e letale nel coordinarsi da punta vera trovando di destro il suo secondo sigillo in maglia Inter. Anche Barella è una presenza costante nell'area di rigore bresciana, per un'Inter ultra-veloce ed offensiva che non subisce ma domina tornando subito a riversarsi in avanti alla ricerca del secondo gol (solo in apertura di partita era stata concessa una chance casuale agli ospiti e sciupata da Donnarumma dopo il disimpegno errato dello stesso Young).
Il binario di destra dell'Inter non conosce sosta: ancora Sanchez serve il filtrante per Moses che sguscia dentro l'area e viene stoppato solo dal colpo da dietro di Mateju. Giallo per il difensore e penalty trasformato al 20' con destro in buca d'angolo del cileno. Tre minuti dopo, soluzione alternativa con il cross di Gagliardini dalla trequarti di sinistra e il colpo di testa di Lautaro (nettamente più in ombra rispetto al partner) che finisce a lato. Nell'azione successiva è lo stesso Gagliardini che trova il fondo sulla destra e sul suo assist ribattuto Moses ingolosito calcia alto da fuori area. Da un piazzato all'altro, ma stavolta con coefficiente di difficoltà massimo, Sanchez dopo il rigore va vicino al gol addirittura da calcio d'angolo ma Joronen salva sulla linea. Sull'altro fronte la mossa Ayé delude le aspettative di Diego Lopez e rende solo il cartellino giallo a De Vrij per l'intervento in ritardo al 41'.
La partita continua ad essere a senso unico con un'Inter che la chiude negli ultimi istanti di primo tempo. Sono sei i nerazzurri nell'area di rigore delle Rondinelle al 45' quando Sanchez dal limite serve a sinistra Young, l'inglese ancora lasciato solo mette al centro dove svetta tra i compagni e le maglie avversarie D'Ambrosio: 3-0 che premia una squadra straripante e finalmente concreta anche in fase realizzativa. Nell'intervallo Lopez cambia due uomini inserendo Torregrossa e Bjarnason e lasciando fuori Donnarumma e Skrabb, mentre Conte manda in campo Ranocchia al posto dell'ammonito De Vrij. Diverso inizialmente l'atteggiamento della squadra ospite che prova a costruire qualche azione grazie alle sponde del neoentrato Torregrossa, anche se la prima grande chance capita ancora una volta ai nerazzurri: Gagliardini nel varco centrale per Borja Valero, l'ex canterano del Real spalle alla porta con una magia di tacco libera Lautaro che a tu per tu con Joronen spara sopra la traversa. Si riscatta invece al 52' dopo l'errore con il Sassuolo il centrocampista numero 5 dell'Inter siglando di testa indisturbato sull'assist di punizione di Sanchez il suo terzo gol stagionale.
Dopo il poker interista altra girandola di cambi per Lopez che sostituisce Zmrhal e Sabelli per Spalek e Mangraviti, mentre Conte offre una mezzora abbondante ad Agoume che rileva Barella. Al 60' Borja Valero prova ad emulare Gagliardini non trovando però lo specchio sul cross dalla destra del solito Moses (anche stavolta sono sei i nerazzurri dentro l'area). Il nigeriano lascia il posto a Candreva al 68', Eriksen e Lukaku subentrano a Gagliardini e Lautaro: si riparte e prima Candreva (traversa), quindi nella stessa azione Eriksen (alto) anticipano il finale di match. L'ingresso del danese che circola a ridosso dell'attacco coincide naturalmente con l'abbassamento di Borja in mediana al fianco di Gagliardini, ma il copione non cambia: sul passaggio di Young all'83', spunto di Lukaku e mancino che impegna Joronen, sulla respinta arriva Eriksen che dopo il primo tentativo parato da terra dal portiere insacca in tackle a pochi centrimetri dalla linea. Dal binario di sinistra si torna a quello destro: cinque minuti dopo, triangolo ancora fulmineo fra Agoume, Eriksen e Candreva con il numero 87 nerazzurro che trova l'opposto angolo basso calciando dal limite con il mancino.
Il match si chiude senza minuti di recupero dopo i primi 90 volatilizzati senza ansie e colmati da ben sei gol. Sempre più veloce (ad Hakimi non occorrerà abituarsi), feroce e determinata, l'Inter futurista è il manifesto del proprio tecnico: "Io voglio una squadra che corra in avanti, sia con la palla che senza", spiega Conte dopo il 6-0. E in attesa dell'accompagnamento del pubblico sugli spalti i nerazzurri in campo esaltano già i palati dei tifosi rimasti a casa, proiettandosi anche alla prossima stagione con presagi che come Sanchez, alla definitiva conquista di Marotta e Ausilio (e a parte la prova fantasmatica dell'obiettivo Tonali), fanno senz'altro ben sperare.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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