Intervistato durante Drive Inter su Inter Channel, il brasiliano Jonathan si racconta in una stagione nettamente diversa rispetto a quella trascorsa. 

Soffri tanto il freddo?
"Sono pronto, ma non sono abituato come voi. Sono qui da tre anni, ma al freddo non mi abituo e mi copro". 

Ora arrivano anche le partite di sera...
"Anche prima di andare in campo faccio riscaldamenti, metto la crema calda, così sono a posto e sento meno freddo. Belfodil è difficile da capire perché lui gioca coi guanti quando c'è caldo, ora che c'è freddo gioca con le mezze maniche. E pure Taider è così. Se uno mette i guanti, l'altro mette i guanti. Se uno mette il cappellino, l'altro pure". 

E tu con chi fai gruppo?
"Io sono più vicino a Wallace, Juan, Rolando, perché parliamo portoghese. Ancora mischio l'italiano col portoghese, perché alcune parole non riesco a dirle. A volte non mi capiscono per questo, perché magari io dico qualcosa in portoghese in ritiro. Juan pensa che è un professore di italiano, che lo parla benissimo, ma non è così! Lui pensa di sapere l'italiano più di altri". 

Da aprile ad oggi, Jonathan è un altro Jonathan.
"Sì, è vero. E' cambiato tutto perché il calcio felicemente o infelicemente è così. Questo è un altro momento, da un anno a questa parte ho fiducia in me. Sono importante per il club, per la squadra, e quando un giocatore pensa e si sente così riescono meglio le cose che sai fare. Un giocatore mai dimentica a giocare a pallone, è una cosa che viene naturale. Ora sono felice per me e per la squadra, cerco sempre di fare qualcosa in più perché abbiamo l'obiettivo di arrivare in Champions League. Peccato per questi pareggi, ma sappiamo che la squadra è forte". 

Quant'è stato importante avere un allenatore come Mazzarir che punta molto sugli esterni? Tu e Nagatomo ora siete praticamente fondamentali per la squadra.
"Sì, mi sento maggiormente responsabilizzato. E qualche volta mi incazzo perché vorrei più palloni, spesso sono da solo. Mazzarri per me è stato fondamentale, ha cambiato il mio modo di giocare, mi ha dato la fiducia che non avevo ma ha fatto così anche con altri. E' importante pure per il club, perché magari si pensava di mandare in prestito o cose così. Lui invece in una riunione che ha fatto con me mi ha detto di essere contento di ciò che stavo facendo. Non si aspettava che apprendessi così velocemente, ma ora vuole che io resti concentrato. Altri giocatori hanno passato ciò che ho passato io, poi invece in altre squadre hanno fatto benissimo. La forma, il modulo dell'Inter, per gli esterni è fondamentale". 

In ritiro avete lavorato tanto in entrambe le fasi, siete cresciuti molto.
"Sì, io posso dire del mister solo cose positive. Non lavoravo così tanto in ritiro da tanto tempo, da quando facevo la Primavera in Brasile. Da Mazzarri ho imparato tante cose, l'80-90% è merito suo e del suo staff che sono sempre vicini a noi per motivarci, per farci imparare ancora di più. Quello che sto facendo adesso è per causa sua". 

Ti fanno sorridere adesso i bei commenti che ricevi da persone che mesi fa dicevano il contrario?
"Non guardo tanto la tv sportiva italiana, guardo sempre i canali brasiliani per vedere cosa succede lì. Però cambio, vado sempre in un canale sportivo, e poche volte le persone hanno parlato bene di me in passato. Si parlava di altre squadre. E ora mi fa piacere vedere come le cose siano cambiate. Addirittura un giornalista mi ha chiesto scusa perché aveva detto che non poteva vestire la maglia dell'Inter in passato. Può succedere, ma io ho sempre creduto nelle mie qualità. Se sono arrivato all'Inter è perché avevo le qualità per vestirla questa maglia". 

E tua mamma cosa ti dice adesso? Lei è sempre stata con te.
"Sì, lei è potentissima. Vede pure che sto facendo molte interviste, dice che non capisce cosa dico ma sapeva che il momento passato nella scorsa stagione sarebbe cambiato. Perché io sono sempre stato così. E che se Dio mi ha messo in Italia, all'Inter, è perchè qualcosa per me c'era. Lei è contenta, mio fratello pure. Quando gioco male non riesco a dormire, non voglio parlare con nessuno, e lei mi conosce". 

Come vedi questa stagione?
"E' difficile. Le squadre che vengono a San Siro lo fanno per fare la loro partita, sono squadre più competitive del'anno scorso. Il Catania l'anno scorso stava facendo bene, quest'anno è in fondo alla classifica, e questo sicuramente significa che le squadre sono cresciute. Il momento più bello del calcio però è fare gol". 

In futuro, se Jonathan fa Jonathan, che Nazionale sceglierebbe?
"Io potrei giocare anche con la Nazionale italiana, ma nessuno forse lo sa. Il mio procuratore lo sa, ma so anche che andare in Nazionale italiana non è facile e comunque la valuterei anche con la mia famiglia. Ma non penso alla Nazionale ora, soltanto a fare bene gara dopo gara. Poi se arrivasse la Nazionale, brasiliana oppure italiana, sarei contentissimo. Giocare il Mondiale in Brasile sarebbe fantastico. Ora penso all'Inter, perché devo fare bene qui prima di andare in Nazionale". 

Dove può arrivare questa Inter?
"Io dico che sempre fare punti è importante. Abbiamo perso solo una partita quest'anno, anche se stiamo lasciando per strada tanti punti. Il calcio italiano non è facile, ma penso che possiamo arrivare tra secondo e terzo posto, anche la Roma ha pareggiato 4 partite e pure il Napoli ha perso punti con l'Udinese. Mancano tante partite, può succedere di tutto e io conoscendo i miei compagni e la cattiveria che vuole il mister tutto cambierà nelle prossime partite. Lui è troppo arrabbiato, giustamente". 

Il derby come lo vivi?
"Ora penso al Napoli, e possiamo dire che è un derby pure quello perché ci sono calciatori importanti. Sarà dura anche questa partita. Ma questa settimana penso solo al Napoli, poi penserò al Milan. Per i tifosi è la cosa più importante e bella vincere il derby, ma sappiamo che non è fondamentale solo quella. Prima speriamo di vincere a Napoli, poi la prossima settimana lavoriamo per il derby". 

Il rapporto coi tifosi è cambiato? Li senti più vicini?
"Sì, sicuramente. Mi chiedono più foto, più autografi, mi riconoscono. E questo fa sentire un giocatore più importante, perché il lavoro settimanale lo stai facendo bene la domenica raccogliendo i risultati. Lo striscione 'I belong to Jonathan'? L'ho visto contro la Sampdoria, nella gara col Parma ho visto 'Jonathan uno di noi'. Voglio ringraziare tutti questi tifosi che fanno striscioni per me perché dimostrano affetto e mi caricano molto, perché mi sento importante e non posso deluderli. Vengono allo stadio per me e per la squadra". 

Le tre parole che raccontano la vita di Jonathan?
"Io sono un ragazzo un po' particolare, perché sono sincero, dico ciò che penso. E quando non attraverso un buon momento non riesco a parlare con nessuno. Sono un ragazzo vero. Poi sono un ragazzo amico, che ha tante cose in testa per quanto riguarda gli obiettivi, e che voglio rimanere all'Inter più anni possibili". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 13 dicembre 2013 alle 18:45
Autore: Riccardo Gatto / Twitter: @RiccardoGatto1
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