È successo di nuovo. Come in un tremendo deja-vu, l’Inter nella semifinale d’andata di Coppa Italia fa tutto da sola: contro una Juventus ben messa in campo, perlomeno nei primi 45’, va in scena il solito copione. Diverse occasioni da gol degli uomini di Conte, mal capitalizzate. Poi alcuni errori singoli, devastanti per il risultato finale. L’Inter è questa, nel bene o nel male: una corazzata di azioni offensive che talvolta si inceppa sul più bello. La scarsa lucidità dei suoi veterani contro la Juve le è costata la partita: dalla piccola trattenuta di Young su Cuadrado, tramutata in rigore dall’intervento del VAR, all’incomprensione tra Bastoni e Handanovic. Questi errori annacquano la clamorosa azione orchestrata da Barella e Lautaro nei primi minuti di gioco, quando l’assist al bacio del 23 è capitalizzato da una giocata da campione di Lauti in anticipo su De Ligt. Allo Juventus Stadium, fra sette giorni, l’Inter è chiamata all’impresa di battere la Juve per due gol di scarto per strappare il pass per la finale.
SEMPRE TU - Gli errori individuali, dicevamo. Quelli che sono stati una costante dell’inizio di stagione dell’Inter, che spesso si era ritrovata a inseguire gli avversari a causa di incertezze dei singoli. Dalla partita con il Sassuolo, all’acclamato ritorno al 3-5-2 classico, questi errori erano drasticamente diminuiti per poi ripresentarsi in tutta la loro essenza ieri sera, quando Conte è costretto ad aggiornare il conto: delle due azioni difensive si è già detto, ma nel novero vanno inseriti il rigore in movimento calciato su Demiral di Sanchez e soprattutto il sinistro centrale di Darmian, due macigni sulla gara dell’Inter. Che perde giocando un brutto primo tempo e una ripresa pimpante, ma incagliandosi sempre sui suoi limiti. Ormai è chiaro, l’Inter è una squadra che fa sempre la partita. Quest’anno le uniche due occasioni in cui è andata sotto sono state a Madrid. Per il resto, la differenza nei 90’ l’hanno sempre fatta la quantità di errori che questa squadra commette davanti le due porte. La dura legge del gol, cantava Max Pezzali. Un pezzo sempre più attuale, perché dall’altra parte c’era Cristiano Ronaldo - una sentenza.
SCONNESSI - L’Inter di Conte ha tantissimi pregi, ma l’ex CT non è ancora riuscito a far mantenere ai suoi giocatori le mani sul volante per tutti e novanta i minuti. In tantissime occasioni è bastato un errore individuale per incrinare la fiducia della squadra, che si è trovata spaesata per i minuti successivi. È quel che è successo anche contro la Juventus, brava e compatta a mettere in crisi l’Inter che non ha potuto giocare il jolly della palla su Lukaku e che si è fatta prendere dall’ansia della giocata. Perlomeno nei primi 45’, perché nella ripresa la partita è stata scandita da tutt’altro ritmo: come lamentato anche da Ronaldo poco prima di uscire, gli ospiti si sono rintanati nella propria area di rigore e hanno abbassato clamorosamente il baricentro, con i cambi di Pirlo che via via hanno avuto l’unico obiettivo di preservare il risultato. Scelta logica, perché l’Inter nel 2T ha riacceso i motori e ha trovato - grazie a un cresciuto Brozovic e al solito, sontuoso moto perpetuo di Barella - una costruzione più fluida, che non si è concretizzata nonostante le azioni citate poc’anzi. E per due errori singoli, capitali, l’Inter ha pagato un conto altissimo e spropositato rispetto alla prestazione complessiva della squadra.
QUALIFICAZIONE - Siamo arrivati fin qui senza citare oltremodo le assenze di Lukaku e Hakimi, 26 gol in due in stagione e totem del gioco offensivo di questa squadra. Se a queste mancanze aggiungiamo il prendere due gol in casa nella gara d’andata, non c’è modo peggiore per giocarsi una semifinale e prepararsi al ritiro, fra una settimana allo Juventus Stadium. E se è vero che Conte ritroverà i due squalificati, dovrà fare dei seri ragionamenti sull’undici che affronterà i novanta minuti di Torino, vista la situazione attuale. Nell’elenco dei convocati mancheranno Vidal e Sanchez, entrambi ammoniti e diffidati: le loro sanzioni rientrano nel novero di quegli errori che i giocatori d’esperienza non devono assolutamente commettere, eppure il cedimento nervoso di alcuni giocatori è risultato evidente.
L’Inter, ancora una volta, si scontra con se stessa. Che sia questo, il suo limite più grande? Ciò detto, la stagione è ancora lunga e questa squadra ha dimostrato di poter compiere delle imprese importanti. Dei quattro scontri con la Juventus in stagione, questo era sicuramente quello più sacrificabile. Perché l’obiettivo grosso deve essere la Serie A, anche se uscire contro una diretta rivale nella corsa Scudetto brucia sempre. Ma non è ancora detta l’ultima parola, perché la Pazza Inter non vuole saperne di andare in pensione. E se dopo la magia di Eriksen contro il Milan ci fosse da scrivere un altro capitolo? La speranza, come si suol dire, deve essere sempre l’ultima a morire.
VIDEO - INTER-JUVENTUS, LA CURVA INCITA LA SQUADRA FUORI DAL MEAZZA
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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