Ultimo posto nel girone F di Champions League. Difficile immaginarselo una volta conclusi i sorteggi di Montecarlo. Il popolo nerazzurro si è fatto attrarre dalla sfida con il Barcellona di Ibrahimovic, ignorando probabilmente il valore delle altre due squadre del gruppo, entrambe provenienti dall'Est dove il calcio è in costante evoluzione. Pensare che nerazzurri e catalani avrebbero chiuso agevolmente il conto, giocandosi al massimo il primato del girone, è stato scontato, ma oggi la realtà parla di un equilibrio assoluto, derivante dalla forza di Dinamo Kiev e Rubin Kazan, che le due big hanno erroneamente sottovalutato. Tre squadre in testa a quota 4 punti dopo tre giornate con l'Inter unica imbattuta del gruppo. Ma questo non basta per guardare con serenità al futuro, che si chiama nuovamente Kiev, stavolta in trasferta al Lobanovskiy, dove il freddo e un contesto ostile renderanno la ricerca della necessaria vittoria più complicata. Serve la cosiddetta impresa, anche se vincere in Ucraina non equivarrebbe a violare il Nou Camp, sia ben chiaro. Ma ieri Sheva e compagni hanno dimostrato di essere una squadra solida, che non ha paura di nessuno e gioca a viso aperto sia in casa sia in trasferta. L'Inter può vincere, senza dubbio, ma deve innanzitutto recuperare due giocatori come Milito e Thiago Motta, acquistati per fare il salto di qualità anche in Europa e irrimediabilmente assenti in occasione dei due ultimi, deludenti impegni europei.

Il loro ritorno darà di certo maggiore equilibrio e pericolosità alla squadra di Mourinho, ieri costretto a giocarsela prima con il solo Eto'o, poi con Suazo, entrambi non al meglio della condizione. Un lusso che alla lunga si rischia di pagare e il pareggio, considerato l'andamento del match, può anche essere accolto positivamente per quanto complichi il cammino. Stankovic ha ragione quando dice che una sconfitta sarebbe stata deleteria, ma proprio per questo motivo trovarsi due volte a inseguire il risultato non è stata la migliore condizione per scongiurare il pericolo. L'errore è stato innanzitutto l'approccio alla partita, quasi che la Champions League fosse un continuo esame delle proprie capacità, un appuntamento che trasmette tensione e timore di non farcela. Interpretando diversamente certi incontri, forse l'Inter riuscirebbe a giocare con maggiore serenità anche contro avversari di valore, beneficiando così del favore dei risultati.

Tornando al girone F, è giusto rimarcare come a comporlo siano quattro squadre campioni e attualmente in testa ai rispettivi campionati. Non è una giustificazione alle prestazioni dell'Inter, ma una constatazion che non va sottovalutata. Tempo fa, in occasione di una polemica tra Mourinho e Galliani circa il valore del proprio gruppo, l'a.d. del Milan sottolineò come anche lo Zurigo avesse vinto il titolo nel suo Paese. Infatti, gli svizzeri hanno vinto a San Siro, a conferma che giocarsela contro squadre abituate a vincere non è il massimo che possa capitare. L'ennesima riprova è arrivata ieri sera: mentre l'Inter si affannava a inseguire la Dinamo Kiev e poi a cercare di superarla (Suazo, che errore nel finale...!), il mostruoso Barcellona era costretto a inchinarsi al Rubin Kazan, squadra non certo di prima fascia ma che in Russia continua a vincere agevolmente. Un'impresa fallita da tante big d'Europa, quella di vincere in casa del Barça, ma riuscita al piccolo Rubin, che poi, alla fin fine, tanto piccolo ha dimostrato di non essere. Un campanello d'allarme in più pr i nerazzurri, dunque: in questo gruppo ogni vittoria ha un peso specifico straordinario e non esistono risultati impossibili. In tutto questo ci vuole anche quella componente di fortuna che finora è mancata. La speranza è che nel girone di ritorno del gruppo F la squadra di Mourinho sia in credito sotto questo aspetto.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 21 ottobre 2009 alle 10:11
Autore: Fabio Costantino
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