Esiste un momento preciso nel basket, in cui l'allenatore di una certa squadra interrompe la gara e chiama attorno a sè i suoi giocatori per riorganizzare le idee o per pianificare un'azione di attacco o di difesa. Quel momento, conosciuto comunemente come time out, è arrivato anche per l'Inter. Certo, a chiamarlo non è stato Stramaccioni, bensì la sosta per le nazionali. Forse mai così utile, verrebbe da dire. Perché se c'è una cosa che a questa squadra è mancata fino ad ora, quella è sicuramente il tempo. Basti pensare alle rapide manovre di mercato: in due soli giorni, l'addio a due pilastri storici come Maicon e Julio Cesar. Poco prima, gli arrivi fulminei di Cassano, Gargano e Pereira. Tutto dentro, perché tra lacune e partenze, c'era l'urgenza di inserire al più presto i nuovi nelle dinamiche di squadra.

Un po' l'entusiasmo, un po' la fortuna di aver incontrato subito un avversario modesto come il Pescara, e tutta l'improvvisazione di questa nuova Inter che sta nascendo è passata in secondo piano. La Roma di Zeman, collaudata da molto più di qualche giorno, ne ha approfittato e al primo momento davvero buio della truppa di Stramaccioni ha colpito e affondato. Ed ecco che torniamo al nostro time out (sia lodato). La difesa ha sostituito il centrocampo alla voce 'reparto che desta maggiore preoccupazione'. Qualche problemino lo ha evidenziato soprattutto il neo arrivato Silvestre, gettato nella mischia al posto di un Samuel non ancora al top, e al fianco di un non espertissimo Ranocchia. L'argentino ex Palermo ha scatenato subito i nostri autorevolissimi media nazionali che fino a pochi giorni prima dell'acquisto si divertivano a dipingerlo come un elemento di assoluta affidabilità, adesso - dopo qualche partita - cominciano a scalzarlo da qualsiasi idea di formazione titolare. Probabilmente però, conoscendo il tipo di giocatore, potrebbe rivelarsi più che mai utile un po' di sana concorrenza con gli altri colleghi di reparto.

Piatto ricco, ci si ficca Walter Samuel. Il Muro comincia ad avere addosso il peso dell'età e dei due crociati rotti in passato, ma l'esperienza e la qualità restano indiscusse. Lo abbiamo visto (magari non sempre) nella giungla dell'anno scorso, quando l'argentino si è trovato a limitare anche i deliri di onnipotenza di Lucio, che avanzava verso la trequarti a mò di Kakà (ed effettivamente)... Adesso, al suo fianco c'è un Ranocchia da svezzare, ma apparso comunque rigenerato dalla partenza del brasiliano e dalla fiducia del tecnico. Occhio però a non trascurare il fattore Juan Jesus: nonostante il nome, non gli si chiedono miracoli. Ma un apporto di qualità lo può dare anche lui (non a caso è stato negato al Bologna per questa ragione).

Più tranquillità invece traspare dagli altri reparti. Il centrocampo, nonostante qualcosa ancora da ritoccare, è sembrato decisamente diverso da quello lento e statico dell'anno scorso. Stesso discorso per l'attacco: FantAntonio se comincia anche a segnare, è un top player. Palacio, Milito e Sneijder sono delle certezze. Infine ci sono le giovani leve: Coutinho, Alvarez (rientrerà tra poco nello scacchiere) e Livaja. Insomma, i presupposti per far bene ci sono. Serve tempo, e magari anche un vice Milito. Ma per quello, c'è il time out di Natale.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 07 settembre 2012 alle 12:30
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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