Stasera, nell’edizione delle ore 19 di StudioSport su Italia1, Esteban Cambiasso è stato intervistato in esclusiva da Antonio Bartolomucci. Una chiacchierata molto interessante, che ha confermato l'intelligenza, non solo calcistica, del Cuchu. Un leader vero, che ha capito fino in fondo l'essere interista.

"Dopo tanto tempo, una settimana lunga per lavorare e curare i dettagli, ma anche una settimana con un purtroppo, perché avrei, avremmo, preferito giocare. Siamo in piena ripresa: in quindici giorni, dopo una lunga rincorsa, abbiamo preso due colpi forti, ma siamo poi andati a vincere la semifinale d'andata di Coppa Italia a Roma e abbiamo vinto in campionato contro la Lazio, una gara difficile in partenza e ancora più difficile, per gli eventi, in campo. Ora dobbiamo continuare sino al termine, senza fare troppi conti con la classifica, pur consapevoli che entrare nei primi tre posti è importante per noi e per la società, per programmare e lavorare meglio, ben sapendo che facendo bene in campionato si prepara al meglio anche la Coppa Italia, dove siamo vivi e nel vivo della competizione".

Una maglia sempre da onorare. "Bisogna sempre onorare sé stessi e, onorando sé stessi, si onora la maglia. Così come sottolineavo che abbiamo vinto tutto un anno fa per tanti motivi, e non solo per uno, così ribadisco che bisogna analizzare mille aspetti per capire se l'Inter quest'anno ha avuto qualche difetto in più, ma non è ancora arrivato il momento, le analisi si fanno al termine di una stagione e la nostra non è ancora finita. Certo, si è parlato di stanchezza, e questo è abbastanza naturale, siamo la squadra che nella passata stagione ha giocato di più e che, dovendo disputare due supercoppe in agosto, è partita prima delle altre, sapendo anche di essere attesa, a dicembre, dal Mondiale. Sono appuntamenti che tolgono sicuramente energie. Però ripeto: non si può affermare che la stagione dell'Inter è stata così solo per questo motivo. Bisogna analizzare i dettagli, le singole situazioni, però non è oggi il giorno".

L'Inter, l'Italia e i media: "Penso che, dopo questi sette anni, potrei scrivere un libro: all’inizio si diceva che non vincevamo in Italia e abbiamo vinto, poi che non eravamo forti in Europa e siamo diventati forti in Europa, poi mancava il mondo e abbiamo conquistato anche il mondo. Ora, dopo tutto questo, sembra che siamo diventati dei falliti, figuriamoci se possiamo seguire questo gioco. Io l’ho imparato sette anni fa quando sono arrivato: un giocatore dell’Inter deve avere la capacità di astrarsi da tutto quello che c’è intorno. Se non ce l’hai, non puoi fare bene in questa società”.

Milan già campione? “Se vincono il campionato vuol dire che hanno fatto di tutto per meritarlo. Per tanti anni lo abbiamo fatto noi: io penso che alla fine chi vince, merita”.

Il suo ruolo e i suoi gol pesanti. "Sì, ho segnato più gol nella seconda parte di stagione in virtù della mia posizione diversa. A Catania, per esempio, ho preso la posizione di trequartista".

Il futuro? L'Inter, ovviamente. "Il mio futuro è all'Inter. Sono contento qui. Non vivo di comodità, anzi: le comodità non fanno per me perché non aiutano a migliorare. Sono contento perché mi sento bene qui e sento che mi vogliono bene, una situazione che ti permette di dare sempre qualcosa in più".

Su Real-Barça: "Non ho visto bene, chiaramente la situazione per il Real adesso non è facile, ma restano novanta minuti".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 28 aprile 2011 alle 19:15 / Fonte: SportMediaset - inter.it
Autore: Alessandro Cavasinni
vedi letture
Print