Ancora una volta, il suo finale di stagione era stato tremendo, come del resto quello dell’intera Inter, che gradualmente e inesorabilmente scivolava senza reagire verso il trauma del nono posto. Ancora una volta, la sua estate è stata contraddistinta dalle numerose voci di mercato che lo volevano pronto a lasciare l’Inter, una volta con destinazione Russia, un’altra verso l’Inghilterra, addirittura pronto a raggiungere Antonio Conte nella Torino bianconera. Andrea Ranocchia, però, ha sempre vissuto tutto con grande tranquillità, sicuro di rimanere all’Inter e sicuro, soprattutto, di potere al più presto tornare ad esprimersi ad alti livelli e dimostrare che quelle qualità che ha dimostrato di colpo non erano sparite chissà dove.

Sotto la guida di Walter Mazzarri sembra essere rinato Ricardo Alvarez, che dopo due anni fra pochi alti, molti bassi e tanti mugugni intorno a lui, è stato protagonista di un avvio di stagione a dir poco esplosivo; e anche il brasiliano Jonathan, nonostante gli spifferi su una sua partenza non siano ancora del tutto evaporati, ha trovato con il nuovo tecnico una sua dimensione ideale. Ma gli effetti benefici di questi primi mesi col tecnico di San Vincenzo sembrano aver coinvolto anche lui, Ranocchia. Ranocchia che sin qui ha assimilato al meglio i nuovi dettami di WM, il quale ha curato con particolare attenzione la fase difensiva, probabilmente il grande anello debole della scorsa gestione tecnica. E in questa sorta di new life della retroguardia nerazzurra, il ruolo dell’ex Genoa, ormai stabilmente consegnato al ruolo di colonna centrale, quello dove può esprimersi al meglio, è diventato cruciale. Non è un caso se, nella scorsa stagione, giocando a destra e costretto a frequenti uscite dalla propria zona, il difensore abbia faticato non poco. Come un pesce fuor d'acqua.

Bastano i dati generali, che vedono la difesa dell’Inter imbattuta dopo 180 minuti di gare ufficiali (al di là delle amichevoli estive poco fruttuose ma disputate in piena fase di assestamento) e con una gara, quella col Genoa, dove Samir Handanovic ha recitato quasi per tutta la gara il ruolo di spettatore non pagante. Ma basti anche un solo dato: il numero otto. Otto come gli interventi aerei nei quali Ranocchia è uscito vincitore (dati WhoScored.com, ndr); un numero importante, dietro al quale si cela un segnale ancora più significativo: Ranocchia ha ritrovato sicurezza nei propri mezzi e voglia di primeggiare. Quando il pallone fluttua in aria, lui c’è sempre, su un fronte come sull’altro: perché la sua altezza serve anche per buttare la palla nella porta avversaria, come gli è riuscito col Cittadella (di piede, tra l’altro) e come solo un balzo di Mattia Perin gli ha impedito domenica.

E’ un Ranocchia, quello visto in queste prime uscite stagionali, che sembra aver ritrovato fiducia e soprattutto rafforzato la propria personalità, peraltro già non indifferente visto che qualche volta è stato già insignito anche della fascia di capitano: in questo indubbiamente ha giocato un ruolo importante anche il fatto di avere al fianco un vecchio marpione come Hugo Armando Campagnaro, che con la sua esperienza e la sua grinta è divenuto da subito il trascinatore della squadra e al quale il ragazzo di Bastia Umbra si è accodato più che volentieri. Di certo, è un Ranocchia lontano da quello che viveva amnesie difensive da incubo o sbagliava gol clamorosi davanti alla porta avversaria.

Siamo solo ai primi passi, c’è ancora troppa strada da fare e abbandonarsi ai facili entusiasmi può essere non inutile, ma nocivo; però, questo primo Ranocchia 2013-14 promette bene; promette soprattutto di essere definitivamente maturato e di poter davvero diventare uno degli ‘irrinunciabili’, uno dei perni intorno ai quali far ruotare questa Inter che ha mosso i suoi primi, promettenti passi. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 27 agosto 2013 alle 17:10
Autore: Christian Liotta
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