"Ho sposato l’Inter con un unico obiettivo in testa: vincere tutto". Queste le parole con cui Mauro Icardi ai microfoni de Il Secolo XIX commenta la sua carriera all’Inter in quella che è l’anti-vigilia di una sfida importante come quella contro la Juventus. “Questa società è gloriosa - prosegue Maurito -, ma viene da anni di digiuno, quando ho firmato il rinnovo fino al 2019 mi sono messo in testa di riportarla dove merita”.  Se l’inizio del campionato poteva far così pensare, la gara con la Fiorentina ha sciolto le certezze sin lì accumulate dai nerazzurri: “Abbiamo cambiato modo di giocare e poi tutto è andato subito storto. Il rigore, l’espulsione di Miranda, io ho provato a disturbare il loro palleggio, ma niente. Era la loro notte”. Per riprendersi chi meglio della Juve?: “I bianconeri sono l’avversario giusto per il riscatto. Non so se a Torino hanno paura di me, ma di certo questa è una sfida speciale, cinque gare e sei gol all’attivo non sono uno scherzo. Ho iniziato da ragazzino e non mi sono più fermato.  Qualche storica bandiera juventina che ricordo? Nessuna, il mio idolo è sempre stato Batistuta”.

Dopo l’excursus sui miti di infanzia, si torna a parlare della Juventus e dell’inizio di campionato dei bianconeri: "Nessuno in Italia si aspettava una partenza così, ma i conti si fanno alla fine. Pirlo, Vidal e Tevez erano la loro colonna portante e si sente la loro mancanza”. Poi lo stesso Icardi rivela un retroscena su Dybala: "Potevamo giocare insieme nell’Inter, poi è stato preso dalla Juventus, questo significa che ha grandi qualità che presto vedrete. Speriamo non domenica”. L’argentino della Juventus ha esordito in settimana con la Seleccion e ovviamente questo è quello che si augura Mauro, ossia tornare nella lista del Tata Martino: "Io non vivo con l’ansia della Nazionale, se arriva bene altrimenti continuo a lavorare lo stesso. Io sono argentino. 

Alla fine dell’intervista si torna a parlare di Inter e di Roberto Mancini: "È il tecnico che ha saputo consigliarmi di più - rivela Maurito -, grazie a lui ho imparato a essere un uomo squadra. Se urla? Lo spogliatoio è sacro… Comunque mi è capitato in passato di avere degli allenatori che urlavano tanto, due su tutti: Iachini e Mazzarri. Certi insulti, al momento giusto, ti caricano. L’Inter gioca per vincere, il resto conta meno di zero. Se perdi durante la settimana ti alleni peggio e aumenta la possibilità di lasciare per strada punti che poi non recuperi.

Chiosa finale sul legame lavorativo che ha con Wanda Nara che oltre che moglie è anche manager: "Non è la sola, anche se all’inizio un po’ di diffidenza c’era. Ma lei vuole sicuramente il meglio per me e questo è sicuramente un vantaggio. Parliamo e decidiamo insieme il meglio per la nostra famiglia”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 15 ottobre 2015 alle 09:58 / Fonte: Il Secolo XIX
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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