Buona la prima. Ranieri inizia con un 3-1 a Bologna la sua avventura sulla panchina dell’Inter, un successo tra luci e ombre ma pur sempre un toccasana per l’umore sotto i tacchi del popolo interista. Finalmente la squadra nerazzurra affila le unghie e le estrae come meglio sa fare, aggrappandosi al talento dei suoi campioni e abbandonando le alchimie tattiche che finora le hanno fatto solo del male. Non che il nuovo allenatore non abbia optato per un modulo specifico, ma questo ha rispecchiato al meglio le caratteristiche dei calciatori scesi in campo. Vittoria sofferta, grintosa, meritata solo grazie a un finale in crescendo ma forse anche per questo simbolica: il carattere non si è perso per strada.
SAMUEL E DI VAIO, CHE ERRORI! - Solo in apparenza Ranieri propone un 4-4-2 classico, visto che Coutinho, posizionato sulla destra del centrocampo, in fase d’attacco taglia verso il centro e gioca da trequartista. È in fase di ripiego che il brasiliano deve rispettare lìi dettami tattici dell’allenatore, perché Nagatomo si trova a dover affrontare anche Di Vaio oltre a Koné e Casarini, visto che l’attaccante tende a partire da sinistra. Sin dall’inizio si vede che la difesa nerazzurra è alta, ma rischia solo su un’incursione di Di Vaio, che però a tu per tu con Julio Cesar manda fuori. Poco prima era stato Samuel a fallire un rigore in movimento, dopo un pasticcio di Portanova nel cuore dell’area di rigore risolto dal riflesso di Gillet.
PAZZAMENTE INTER - L’Inter gioca un buon primo tempo, con la dovuta aggressività e con l’equilibrio tattico che finora le è mancato. Per una decina di minuti la squadra nerazzurra addirittura schiaccia il Bologna nella propria metà campo, sfiorano la rete con Forlan (incrocio dei pali) e Coutinho. Insomma, una nuova versione dell’Inter stagione 2011/2012, quella che ci si aspettava da diverse settimane. Proprio nel momento forse di maggiore stanca del match, arriva la giocata più bella dell’incontro: Forlan (che gioca a tutto campo, altro che largo a sinistra) allarga per Cambiasso che da destra, di sponda, apparecchia per Pazzini (scelta felice di Ranieri) il cui destro piega la mano sinistra di Gillet. Vantaggio meritato e frutto, finalmente, di una bella giocata corale, l’apice della prima frazione.
I MOVIMENTI DI CACHA E COU - Come si fa a sostituire un giocatore come Sneijder? Semplice, non si può. Per questo Ranieri rinuncia al trequartista di ruolo, affidando questa posizione, a turno, a Forlan e Coutinho. Il primo parte da seconda punta ma gioca un po’ ovunque. Il secondo, come detto, parte da destra e taglia per creare superiorità in mezzo, sacrificandosi anche in difesa (giallo per lui). I due, con il loro movimento, mandano spesso in confusione la difesa felsinea, che non sa se e quando seguirli nei loro movimenti in attacco. Bene anche Obi, che sfrutta la sua velocità per giocare da esterno, stesso ruolo applicato con Gasperini, ma con una variante decisiva: Chivu a coprirgli le spalle.
TAGLIAVENTO CERCA E TROVA - La traversa di Cambiasso e il volo di Julio Cesar sull’inzuccata di Di Vaio scaldano una ripresa che vede l’Inter con il baricentro troppo basso e in sofferenza a fronte delle incursioni dei padroni di casa. Serve una modifica e Ranieri richiama in panchina Coutinho inserendo Jonathan, ‘ripulendo’ il 4-4-2. Motivo? Morleo da quella parte spinge troppo e il baby brasiliano non riesce a tamponarlo come dovrebbe. Tocca poi a Obi fare posto a Muntari, perché la squadra ha bisogno di forze fresche, ma un minuto dopo Tagliavento vede una trattenuta in area di Samuel su Portanova e concede il rigore al Bologna, trasformato da Diamanti. Una beffa, anche perché l’Inter finora era in credito per questo genere di episodi ma contro dei lei gli arbitri tendono a diventare pignoli…
RIPRESA IN APNEA, POI ECCO IL PRINCIPE - I nerazzurri pagano con il pareggio un secondo tempo sotto tono, che li vede soffrire di fronte a un avversario non certo di pari livello. Si tratta ovviamente di un problema di tenuta fisica, che sorride nettamente agli uomini di Bisoli e consente loro di spingere anche dopo il pareggio, consapevoli di poter infierire. Sorprende non poco questo ribaltone della partita, che ha visto una bella Inter per 45 minuti, poi la controfigura di sé stessa. In questo contesto, l’unico rossoblù a non sorridere è Gillet, che esce con una spalla fuori uso tre giorni dopo il trauma cranico di Torino. Intorno alla mezz’ora Forlan, che nel frattempo si è eclissato, lascia il posto a Milito. Proprio il Principe, all'80’, si guadagna e trasforma il rigore che causa l’espulsione di Casarini (ultimo uomo). Un flash nerazzurro in un momento in cui il Bologna sembrava avere la partita in mano.
GIOIA LUCIO, ORA CI SIAMO - Il talento dei singoli dove non arriva il gioco o l’energia: l’assist di Cambiasso e la sponda geniale di Pazzini per Milito è uno squarcio di sole che passa tra i nuvoloni e riesce a fugarli, fino a dare a Lucio la visibilità ideale per fissare, di testa, il punteggio sul 3-1. Difficile che Ranieri abbia cambiato in due giorni questa squadra, ma intanto ha il merito di essere fortunato, dote che è mancata Gasperini. Poi, ha avuto l’intuito di abbandonare ogni argomento tattico puntando sul talento dei suoi giocatori, consentendogli di esprimersi nei ruoli e con gli spazi a loro congeniali. Sembra poco, invece è tanto, perché così il tecnico romano ha restituito l’Inter al proprio Dna, quello dell’anarchia ‘controllata’, del talento, dell’individualismo che mira alla vittoria sempre e comunque. C’è ancora da lavorare per Ranieri, ma farlo dopo una tanto agognata vittoria è obiettivamente più facile. Avanti così.
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