Diego Godin è uno dei capisaldi della solidità di questa Inter di inizio stagione. In questa miglior difesa da un solo gol subito c'è sicuramente lo zampino dell'uruguaiano arrivato dall'Atletico Madrid, dove era capitano e dove ha militato per nove anni. Fra meno di una settimana, lo sceriffo tornerà in Spagna, nella fattispecie al Camp Nou, dove ha giocato e vinto parecchie volte. Per l'occasione, è stato intervistato dal quotidiano sportivo spagnolo Marca al quale si è espresso a tuttotondo.
Com'è la tua vita a Milano, cosa è cambiato?
"Ho avuto poco tempo. Tra viaggi e allenamenti ad Appiano Gentile, non ho troppo tempo per fare molto altro. Di recente ho visitato il Duomo. Qui mangiamo e ceniamo prima, già per le 20, e ci stiamo adattando. Avere un connazionale (Vecino, ndr) nella squadra e Borja Valero ha reso tutto più facile. Sono felice".
Sei nuovo, ma i più esperti ti vedono già come 'capo'? All'Atletico lo eri...
"Non mi sento affatto un capo. Vale per tutti quelli che sono nuovi. Devi andare piano piano, anche se sei stato leader negli ultimi nove anni. Non è il mio stile impormi. Sì, mi sento importante, ovviamente. Conoscono la mia strada, sanno chi sono, ma io sono come tutti gli altri, capitano o no. E mi aiutano molto: capisco quasi tutto della lingua italiana, ma a volte trovo difficile esprimermi. È uno spogliatoio 'caldo', di brave persone".
Tu sei della vecchia guardia. Prima i veterani erano più rispettati?
"Sì, tutto è cambiato, per non parlare di questa o di un’altra squadra. In Uruguay ho sperimentato la transizione tra gli spogliatoi con codici più vecchi e quelli di oggi, dove c’è un’altra prospettiva calcistica".
Il tuo tipo di gioco è cambiato all'Inter. Conte gioca con tre difensori centrali. E al tuo debutto dal 1' hai fornito un assist a Sensi.
"Ci eravamo allenati molto a giocare così. E sì, conduco la palla molto più in attacco ora. Devo iniziare il gioco sulla destra, essere la prima linea di passaggio verso il centro o le corsie. Devo avere una tensione particolare perché Conte mi posiziona più in alto. È un cambiamento rispetto all'Atletico, ma penso di avere abbastanza intelligenza per adattarmi"
È il tuo ritorno alle origini? Hai iniziato a giocando in mezzo.
"A tutti i giocatori piace la palla a terra. E qui ho la missione di far girare palla in avanti. È quello che mi chiede Conte".
L'Inter a Milano è ciò che a Madrid è il Real Madrid?
"Non lo so, davvero. L'Inter ha una grande storia, un club molto organizzato. Ti fa venire voglia di venire ad allenarti per quanto siamo a nostro agio".
L’altro giorno hai detto che questa Inter ti ha ricordato l’Atletico del 2014...
"Siamo all’inizio. L’ho detto perché lo spogliatoio è sano e affamato come allora. Entrambi sono costruiti sulla base di due tecnici con molta personalità: il Cholo e Conte. E questa Inter è stata costruita intorno a lui. È la figura e il pezzo principale di questo puzzle. Conte ha una personalità molto forte e lavora molte ore".
Si assomigliano nella loro veemenza e passione. In che modo sono diversi?
"Nei dettagli. Qui guardiamo altri video, per esempio. Non solo correggendo le partite già giocate, ma anche vedendo quelle dei futuri rivali. E poi il lavoro tattico in campo è diverso".
Hai avuto il tempo di confermare quel mito secondo cui la Serie A è più tattica?
"L'ho vista molto fisica, anche se la Serie A è cambiata molto e le partite sono più aperte, con squadre che danno priorità all'uscita della palla, che giocano a calcio. Per ora, l'ho notata più fisica che tattica".
Impossibile scucire lo scudetto alla Juve dopo otto anni di dominio?
"Siamo una delle candidate, poi si vedrà. La Juve ha aggiunto giocatori a una squadra già forte da anni. È un grande vantaggio. Ma il nostro club è ambizioso, vogliamo combattere per vincere tutto. Però è troppo presto per parlare di come finirà. Ci saranno momenti difficili".
Quanto è forte Stefano Sensi?
"In realtà non lo conoscevo e sono rimasto molto sorpreso. Ha una grande qualità con la palla e quell'abilità di girare su entrambi i lati usando molto bene il suo corpo, nonostante sia un giocatore piccolo".
Tra una settimana arriva la Juventus. Troppo presto?
"Sarà una partita molto difficile, bisogna prepararla molto bene".
Hai la sensazione che se non avessi lasciato l'Atletico, Griezmann non se ne sarebbe andato?
"Non lo so. Non mi ha detto niente".
Come affronterai Antoine, che è uno dei suoi migliori amici, mercoledì prossimo in Champions League?
"Mi è già successo in Coppa del Mondo. Guarderò solo a me stesso. Mi concentrerò sul mio lavoro e non presterò attenzione a null'altro. E quando sarà finita, ci abbracceremo".
Come vedi la partita contro il Barça?
"Ho giocato così tante volte al Camp Nou che vedo un Barça con molto possesso e molto pericoloso in attacco. Immagino che Messi ci sarà e dunque mi aspetto il miglior Barça".
Griezmann sta faticando un po'. Non pensi?
"Soprattutto forse in termini di gol, perché siamo abituati a vederlo segnare sempre. Ma c'è un Barça con Messi e un altro senza Messi. Non appena Leo si riprenderà, miglioreranno tutti. Con Leo, sul campo accadono cose diverse, questo è chiaro. Fa 50 goal all'anno ed è tutto diverso".
Hai un debito con la Champions?
"La definirei un'illusione. Con questa Inter solo essere lì, nelle fasi finali, sarebbe già meraviglioso. I favoriti sono i soliti. Non cambiano molto".
Come vedi per l'Atletico il derby di Madrid di domani?
"Vedo molto bene la squadra, con una solida base di giocatori che sono stati lì per molto tempo e molti nuovi ragazzi che si sono rapidamente adattati all'idea del Cholo. È una squadra che mantiene la regolarità, e questo la rende forte. Il derby è sempre una partita speciale, non importa come ci arrivi. Mi aspetto una partita difficile, come sempre, ma mi fido e spero che in casa, con il supporto dei tifosi, l'Atletico vinca".
Sei il decimo giocatore con il maggior numero di partite nella storia dell'Atletico e all'estero con più partite in assoluto. Ti manca il club?
"Dopo essere stato lì per nove anni, ho lasciato molti amici, nel club, nella città. Madrid è stata la mia casa, ma la vita è un palcoscenico e quello spettacolo è finito".
Come ricordi il momento dell'addio con il Cholo?
"Emotivo. Dopo così tanto tempo, non era più solo un allenatore, ma un affetto personale. Non è stato un semplice dire addio e "non saremo più colleghi". È stato un abbraccio con un amico. La relazione tra noi andava già oltre il calcio".
Ti senti ancora con i tuoi ex compagni?
"Con Koke, in particolare. E con José (Gimenez), ovviamente. Koke ha 27 anni e quello che sta facendo è spettacolare. Ha sempre saputo ascoltare e oggi è più che pronto a fare il capitano. È un bravo ragazzo anche nella vita. Sicuramente batterà tutti i record del club".
Pensi di tornare un giorno all'Atletico?
"Non lo so. Non so nemmeno se diventerò un allenatore o qualcos'altro. Non ci ho ancora pensato. Vivo per giocare, che è già qualcosa di vertiginoso. E quando finisco di giocare, voglio riposare. I Mondiali del 2022? Certo, vorrei esserci. Sempre che mi convochino...".
All'Atletico c'è la politica generale del club di non rinnovare con i giocatori di età superiore ai 30 anni. Sei d'accordo?
"Non voglio dire ciò che penso. È la politica dell'Atletico e bisogna accettarlo. Quindi un giocatore, come nella vita e in qualsiasi lavoro, deve arrendersi, accettare di essere vecchio. Bisogna giudicare da ciò che si vede sul campo".
Vedi più possibilità per l'Atletico di vincere questa Liga rispetto al passato?
"La Liga è equilibrata. Tutti hanno lasciato punti e se il Barça e il Real Madrid non saranno continue, si apriranno più possibilità per l'Atletico".
Egle Patanè
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Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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