Un talento di cristallo. Un giocatore che per due stagioni buone, e anche per l’inizio della terza, ha fatto penare il Bologna, ma anche l’Inter che lo ha cresciuto e che ne detiene tutt’ora metà cartellino, a suon di infortuni anche gravi che ne hanno minato lo sviluppo fin quasi a fare temere che questo ragazzo, uno dei prodotti più interessanti degli ultimi anni del vivaio interista, non sarebbe mai sbocciato del tutto.  Invece adesso sembra che la sfortuna lo stia finalmente lasciando in pace: Rene Krhin, centrocampista sloveno classe 1990, arrivato ormai al terzo anno di comproprietà tra nerazzurri e felsinei, pare aver trovato in questo scorcio di stagione quello che andava cercando da mesi e mesi: la continuità.

La storia di questo ragazzo la conosciamo bene: molto apprezzato da José Mourinho che a 19 anni lo gettò nella mischia in un complicatissimo Inter-Parma dell’anno del Triplete, e in pochi minuti riuscì a farsi notare dando il la all’azione del definitivo 2-0, una volta rinnovato il proprio contratto coi nerazzurri (e partecipato anche al Mondiale in Sud Africa, a soli 20 anni), fu girato in comproprietà al Bologna. Avrebbe dovuto essere il suo trampolino di lancio, invece si è rivelata una vera e propria corsa a ostacoli: iniziata con un guaio alla caviglia rimediato in estate, poi con dei problemi alla coscia, con il tecnico Alberto Malesani che alla fine gli concederà solo cinque gettoni tra campionato e Coppa Italia. Non va meglio, almeno inizialmente, la stagione successiva, perlomeno nel periodo della gestione di Pierpaolo Bisoli.

Con l’arrivo di Stefano Pioli, invece, le cose sembrano cambiare: Krhin scala le gerarchie, gioca, trova anche la prima rete in Serie A, oltretutto decisiva, contro la Lazio all’Olimpico. Sembra la fine di un tormento, e invece, qualche giorno dopo, nella gara col Palermo, avviene il peggio:  i legamenti del ginocchio fanno crack, operazione e sei mesi lontano dai campi. Un calvario che termina solo nell’ottobre del 2012, quando si rivede in panchina nella gara col Cagliari. Da quel momento, Pioli compie con lui un lavoro ottimo: lo reinserisce gradualmente, concedendogli gradualmente sempre più minuti fino a schierarlo titolare negli ultimi tre match di campionato. E proprio adesso, finalmente, René sembra essersi scrollato definitivamente addosso le paure, tornando a mostrare quelle che sono le sue doti, che possono rientrare nella descrizione ideale del prototipo del centrocampista moderno: sa unire buona visione di gioco e piedi educati ad un buon impatto fisico, insomma un tuttofare magari non di primissimo piano ma senza dubbio utile per coprire più di un compito. E non solo in mezzo, ma anche come difensore centrale, ruolo che ideato da Pioli sembrava un inedito a prima vista ma che poi lo stesso giocatore ha candidamente ammesso di avere coperto già con José Mourinho una posizione simile in allenamento. Un'evoluzione alla Esteban Cambiasso, suo punto di riferimento, insomma. 

I progressi del 22enne sloveno sono visti, ovviamente, con un occhio particolare anche dall’Inter. E sicuramente il compiacimento per la crescita di questo ragazzo è alto nell’ambiente nerazzurro: Krhin è tenuto sempre sotto osservazione, nella prospettiva, nemmeno troppo lontana, di riportarlo a casa una volta che la maturazione sia arrivata al punto giusto. Soprattutto in chiave europea, dove la componente dei giovani cresciuti nel proprio vivaio assumerà negli anni a venire sempre maggiore rilevanza, ma anche dal punto di vista tecnico: può sempre fare comodo uno in grado di farsi trovare pronto anche uscendo dalla panchina per garantire quantità e qualità. Tutto dipenderà da come finirà la stagione, intanto lo sloveno continuerà a dare il massimo per il suo Bologna: la seconda chance nerazzurra dipenderà anche da quello…

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 26 dicembre 2012 alle 22:30
Autore: Christian Liotta
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