Un leader lo si vede sempre, in qualsiasi momento. Lui ha portato avanti la squadra a suon di gol, ha saputo parlare nei momenti difficili e caricare quando ce n'era bisogno, dopo il Seongnam aveva preferito stare tranquillo. Oggi invece il ruggito del leone è arrivato, fortissimo. Samuel Eto'o dalla Gazzetta dello Sport suona la carica alla sua Inter, perché alle ore 18 non c'è soltanto la finale contro il Mazembe, ma c'è in palio il mondo, che può inchinarsi ai nostri piedi. "Il Mazembe merita rispetto. Hanno lottato, hanno messo cuore, lotta, fede e orsa per 90 minuti. Una grande gara difensiva e due gol non casuali. Dobbiamo fare finta di avere di fronte il Barcellona. Ricordo che Zanetti mi incoraggiava dicendomi ‘dai Samuel, ci siamo quasi’ ed era solo il 38esimo del primo tempo. Contro il Mazembe dovremmo essere la stessa Inter, perché anche loro giocano a calcio e vogliono vincere come noi. La finale è anche per loro e sanno che non ci sarà altra occasione. Anzi per loro è la prima finale e avranno un intero continente dietro. In Africa funziona così”.

Il 2010 è stato l’anno dell’Africa: “Speravo in una squadra africana in finale mondiale. Il Ghana si è solo avvicinato”. Samuel Eto'o, convintissimo, ammette:"La  finale dei sogni non si gioca. Si vince! Giocarla col Mazembe è parte del sogno che ho sempre avuto e mai vissuto. Una finale di club contro una squadra africana. Giunto ad Abu Dhabi avevo detto di tifare Mazembe contro l’Internacional, ma stasera saranno avversari come gli altri ". Come ci si sente in finale: “Come in un oceano senza barca. Deve fare in modo di tornare a riva sano e salvo”. Come si comporta Eto’o prima di una finale: “Cerco sempre di mangiare e bere bene. Poi cerco di dormire anche se non ci riesco tanto. La finale è la porta per il paradiso. Devi giocarla come la tua ultima partita in carriera”.

Eto’o racconta le sue finali: “A Parigi contro l’Arsenal feci un discorso ai miei. Vedevo la faccia triste di Ronaldinho, qualcosa non quadrava. Parlai col cuore e dissi che eravamo i migliori e i migliori non perdono. Nel secondo tempo si vide un altro Barcellona. A Roma, dopo il riscaldamento, invece Guardiola ci fece vedere le scene più forti de Il Gladiatore. Arrivati in finale l’allenatore non è molto importante, contano le motivazioni dei singoli. Contro il Bayern, a Madrid, dissi che la finale va vinta, non giocata”. Anche Moratti la pensa così: “Magari ha letto il mio libro. Ma in ogni caso, è così. Punto e basta”.  Moratti dice cha un debito con lui, che si toglierà magari con un gol: “ Se segno come contro la Lazio in Supercoppa non conta, visto che perdemmo. Non posso comunque sdebitarmi con chi mi ha aperto le porte dell’Inter e mi ha accolto alla grande

La domandina sul ruolo da esterno per favorire l'inserimento di Milito punta, rebus estivo che si è poi risolto tristemente con l'infortunio del Principe ora rientrante, viene così liquidata da Samu: "Io stasera farei anche il portiere. Se la squadra ha il giusto equilibrio molto meglio. L’importante è quello". Ad Abu Dhabi con cuore e piedi: “Il mio cuore e i miei piedi saranno ad Abu Dhabi. C’è anche un pezzo d’Africa con me stasera, ma Dio solo sa che voglio che vinca l’Inter”.

 

Fabrizio Romano-Alberto Casavecchia

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 18 dicembre 2010 alle 09:10 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Fabrizio Romano
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