Una notte da Principi, su Inter Channel. Il canale tematico nerazzurro ha intervistato il numero 22, il Re dell'Inter campione d'Europa, Diego Alberto Milito. Dopo diversi spezzoni che vi abbiamo proposto in giornata, nell'arco del pomeriggio, adesso arrivano tutte le dichiarazioni del Principe nerazzurro, che per colpa degli infortuni sta vivendo un inizio di stagione non facilissimo. L'intervista è a 360°, dalle curiosità più strane alle domande più scontate che chiunque farebbe in questo momento al campione nerazzurro. "E' un piacere essere qui", esordisce Diego ai microfoni di Roberto Scarpini e Edoardo Caldara.

Luca da Perugia vuole sapere chi è stato il suo primo maestro di calcio.

"La mia formazione è iniziata nel settore giovanile del Racing, squadra con la quale poi mi sono anche affermato. Il mio primo maestro è stato Miguel Gomis, mi ha allenato per 5 anni".

Un tifoso sogna di vederla giocare nell'Inter al fianco di Lionel Messi e propore agli Inter Club di raccogliere contributi per portalo a Milano...

"Come vedo Messi? Vediamo, vediamo... Sarebbe bellissimo, ma in questo momento non è facile, sappiamo che Leo sta benissimo a Barcellona, dove è un idolo. So che gli piace l'Italia, ma è anche vero che la realtà del Barca per lui è molto buona, quindi credo sia realmente difficile fare questo tipo di investimenti, però è un sogno e il mio augurio è che un giorno possa realizzarsi: venire in Italia e giocare soprattutto nell'Inter".

Tecnicamente Messi ci starebbe al fianco di Milito nell'Inter?

"Dovremmo essere noi ad abituarci a lui, perché Messi è unico al mondo. Non lo scopro io, lui in questo momento è il numero uno. Un grandissimo giocatore e giocare al fianco dei grandissimi giocatori è sempre più facile".

Che cosa prova quando tutto lo stadio canta "e facci un gol-e facci un gol-DiegoMilito facci un gol"?

"Difficile spiegare a parole che cosa si prova. Non trovo parole: gioia, orgoglio, qualcosa di bellissimo".

Non ha mai pensato che l'abbiano chiamato Principe perchè è bellissimo?

"Non credo che sia per questo motivo... Mi chiamavano il Principe già in Argentina perché, fisicamente, dicevano che assomigliassi a Francescoli, che appunto chiamavano il Principe".

Nanni da Firenze vuole sapere quando è nato il suo rapporto d'amicizia con Esteban Cambiasso. È lui che l'ha portata all'Inter?

"Lui, ovviamente, da amico voleva che io venissi all'Inter, perché già da anni ci conoscevamo. Però è chiaro che poi non è andata esattamente così. Anch'io vorrei portare tanti amici miei qui, ma calcisticamente non è possibile... ".

Come fanno a convivere, nello stesso gruppo nerazzurro, argentini e brasiliani?

"Questo è un grandissimo gruppo, nel quale regna il rispetto e non solo a livello calcistico, bensì anche umano. Con i brasiliani abbiamo un grandissimo rapporto, al di là del fatto che possiamo avere gusti o passioni differenti in base alle proprie origini. Ma c'è rispetto reciproco e questo è un aspetto fondamentale".

Scrive Nello da Ostuni: sei e sarai sempre il nostro Principe di Madrid e con un po' di fortuna, che è mancata in questo prima fase della stagione, tornerai più forte di prima.

"Mi fanno grandissimo piacere i complimenti dei tifosi. Anch'io non dimenticherò mai la notte di Madrid, la porterò con me per tutta la mia vita. Una notte fantastica, non solo per me e per i miei compagni, ma per tutti i tifosi dell'Inter".

Alice da Teramo vuole sapere che cosa farà Milito quando smetterà col calcio giocato?

"Mi piacerebbe allenare, ma nel calcio non si sa mai. Oggi penso solo a giocare. Allenare i grandi o i bambini? I grandi".

Che cosa ha provato nel segnare due gol nella finale della Uefa Champions League?

"Grande emozione. Difficile spiegare che cosa si prova: quello che senti dentro è una gioia infinita. In quel momento ti passano tante cose per la testa. Quella sera avrei voluto abbracciare tutta la gente dell'Inter, perché vedevo nei loro occhi la gioia. Una sensazione incredibile. Non ho più rivisto tutta la partita, ma solo le azioni principali e i gol, ovviamente".

Nicolò, otto anni: come si sentiva prima della partita a Barcellona?

"Bella domanda. Nervoso, direi. Anche quella è stata una partita indimenticabile. Era difficilissima ed è stata veramente tosta. Prima della gara c'era ansia e nervosismo, com'è normale che sia. Avevamo due gol di vantaggio, dovevamo difenderli al meglio per far conquistare all'Inter, dopo tanti anni, la finale".

Paolo da Messina sottolinea che i tifosi veri sono vicini ai loro campioni sia nei momenti belli che in quelli più difficili e vuole sapere chi è il suo erede adesso, fra i giovani, in Argentina.

"Intanto grazie. Se mi vuole vedere col sorriso, non posso negare che io sono fatto così, mi piace che le cose vadano sempre bene, cerco sempre la perfezione, cerco sempre di migliorarmi: quando sbaglio un gol o sbaglio la partita mi arrabbio. Per quanto riguarda i giovani argentini, come sempre ce ne sono tanti bravi. Per esempio un ragazzo giovane del River, Funes Mori, che sta facendo molto bene. Cito lui perché, pur non vedendo tutte le partite del campionato argentino, l'ho visto giocare due-tre volte e mi è piaciuto".

Filippo da Milano: quanto è importante conquistare il prima possibile la qualificazione agli ottavi di Champions?

"Da qui a fine anno dobbiamo fare bene in campionato, giocare al meglio il mondiale per club e arrivare alla qualificazione da primi nel girone, in modo da poter affrontare una seconda classificata negli ottavi di finale".

Elisa da Prato: ha hobbies particolari?

"Non ne ho di particolari. Nel tempo libero, che non è molto, amo stare in famiglia".

Nello vuole conoscere i motivi degli infortuni: tante partite? cambio della preparazione? Mondiale?

"Un po' di tutto, un insieme di cose. Credo che la stagione dopo il Mondiale sia sempre molto particolare, soprattutto per quelli come me che erano in Sudafrica. Abbiamo avuto poche vacanze e abbiamo giocato subito: c'è stato il cambio dell'allenatore, siamo tornati subito in campo perché erano in programma le supercoppe. Ripeto: un insieme di cose. Non bisogna dimenticare le 57 gare della passata stagione, anche a livello mentale una situazione difficile. Il corpo avrebbe avuto bisogno di riposare un po' di più: non è stato possibile, abbiamo dovuto ricominciare subito, poi ci sono stati altri impegni con le nazionali, i fusi orari, i viaggi... Tante cose, un po' le paghi. Non a caso, ne parlavamo anche l'altro giorno con Benitez, molti calciatori che hanno partecipato al Mondiale sono o sono stati infortunati, tanti della Spagna o Rooney per esempio. Non fai le vacanze giuste, non fai la preparazione che devi fare per colpa purtroppo anche del calendario che abbiamo, cambi un po' il tipo di allenamento... Dopo un po' il corpo tutto ciò lo paga".

Dica la verità, solo la verità: non è che ha voglia di andare via? Noi tifosi ci siamo un po' spaventati dopo Madrid....

"No, anzi. Sto benissimo, sono felicissimo. Dopo Madrid si è costruito un caso, ho sbagliato a dire certe cose, ma ero stato sincero, anche se non era forse quello il momento di esserlo. Ma, voglio chiarire ancora, non ho mai detto di voler andare via: stavo e sto benissimo all'Inter; e voglio continuare qui, qui nell'Inter, perché è una grandissima società che mi ha dato tantissimo a livello personale e sono felice".

Milito e Cambiasso fanno sempre copia fissa: ma le vostre mogli non sono un po' gelose? Si è fatto male apposta perché si era fatto male anche Esteban?

"In realtà, in Giappone, lui si è fatto male dopo di me... Scherzando un po', mia moglie, certe volte dice che passo più tempo con Esteban che con lei: gli allenamenti, i ritiri, le partite. Adesso, in questo periodo, veniamo anche agli allenamenti in auto insieme perché facciamo lo stesso programma di recupero. Però, sia chiaro, normalmente veniamo ad Appiano con due auto... ".

È vero che, quando giocava in Argentina, faceva anche molti assist?

"È vero, perché giocavo in maniera diversa. Giocare nel 4-4-2 in avanti con Eto'o? Lo abbiamo già fatto, all'inizio della passata stagione, con Wesley rifinitore. Nessun problema, quindi".

Federica, otto anni: a quanti anni ha iniziato a fare il calciatore?

"Ho iniziato a sei anni, in una scuola calcio vicino a casa mia. A nove anni sono andato al Racing, dove poi ho fatto la trafila nel Settore Giovanile, sempre giocando attaccante. Sono nato attaccante: neanche con gli amici giocavo in un ruolo diverso. E ho sempre segnato".

Vale: ma è vero che avrà bisogno di un mese per recuperare?

"Un mese no, spero di meno. Non si può dire adesso quando rientrerò, però sono fiducioso: non temo di perdere tante partite".

È riuscito a fermarsi appena ha sentito male in Giappone-Argentina?

"Mi sono fermato quando ho sentito tirare un po' il muscolo nella zona posteriore della coscia. Ho chiesto subito il cambio".

Non si sente infelice quando ripensa alla Coppa America di qualche anno fa che l'Argentina ha dominato sino alla finale?

"Purtroppo il calcio è così: a volte si vince, a volte si perde. Era una finale molto sentita e molto difficile, contro il Brasile. Abbiamo giocato una grande Coppa America, ma è andata così".

Pino da Catanzaro vuole sapere che cosa conosce della Calabria che ha dato le origini anche alla famiglia Milito.

"Sono stato a Catanzaro perché nel 2004 siamo andati a giocarci col Genoa, eravamo in serie B. In quell'occasione ho rivisto un po' i parenti, le mie origini. Già mi aveva raccontato tutto mio papà, perché i miei nonni erano calabresi, di Cosenza: la nonna parlava sempre in dialetto, anche se mischiato un po' con lo spagnolo".

Carmine: che cosa è per Milito il derby?

"Partite speciali per tutto quello che si vive e si vede durante la settimana. Sono partite che... devi vincere, che devi cercare sempre di vincere perché danno un morale incredibile. Sono partite che ti aiutano a stare meglio. Sono gare uniche, bellissime da giocare, con una grande atmosfera".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 14 ottobre 2010 alle 20:56 / Fonte: Inter.it
Autore: Fabrizio Romano
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