Denzel Dumfries, esterno olandese dell'Inter, è protagonista di un'intervista per il numero speciale del magazine Voetbal International. Nel corso della quale racconta come si è sviluppata la trattativa che lo ha portato in nerazzurro: "Ci è voluto un po' di tempo prima che si chiudesse l'affare con l'Inter. Alla fine ho avuto i brividi. Ho chiamato tutti i giorni con Mino Raiola. La mia voglia di vestire la maglia dell'Inter ha prevalso. C'era anche l'Everton, ma non ci ho pensato due volte. Volevo davvero andare all'Inter. La squadra campione d'Italia, un club di grande tradizione in Italia e in Champions League".
Dumfries non nega di avere avuto un inizio complicato in Italia, ma ora si dice pronto a dimostrare definitivamente il suo valore: "Voglio giocare a calcio e mostrare cosa posso fare qui. Ora posso dire che era logico che non fossi subito un titolare: sono arrivato qui senza una buona preparazione ed è la mia prima volta all'estero. Lingua diversa, un nuovo ambiente, una cultura diversa e un modo di giocare completamente nuovo. Se da noi in un 4-3-3 la palla è a sinistra, entriamo a destra. Faccio così da quasi vent'anni. Il mio corpo lo fa automaticamente, ma all'Inter è vietato. Qui devo restare largo. Ho lavorato tanto e l'ho imparato. Il calcio dell'Inter e della Serie A è tanto tattico. Non l'ho sottovalutato, sapevo che sarebbe stato così. Ma mi aspettavo di giocare di più all'inizio, sono onesto su questo. Però è bello che dopo un periodo in panchina mi sia stato permesso di giocare titolare. Ora sono abituato alla squadra, ai giocatori e allo stile di gioco e ora ho visto la maggior parte degli avversari. Sento di essere sempre più pronto per essere sempre un giocatore fondamentale. Questo è quello che voglio anche da me stesso. I primi mesi qui ho imparato una bella lezione: sii realista, non volere troppo e troppo in fretta, e datti tempo. L'Inter, poi, ha sempre avuto un piano molto chiaro per me, vogliono calmarmi e darmi tempo. Ed è bello, perché dal PSV all'Inter è davvero diverso. Ma ora che abbiamo la nuova casa, posso davvero ambientarmi e concentrarmi completamente sul calcio".
Sulla scelta di Dumfries ha influito anche l'opportunità di giocare a San Siro: "Ho vissuto il mio primo Derby della Madonnina contro il Milan in pieno stadio. È un'emozione fantastica. Queste sono cose che sogni se fai il giocatore. Ho avuto la pelle d'oca, mi ha impressionato. Ora, per colpa della restrizioni, non è completamente pieno e non vedo l'ora di tornare a giocare con lo stadio pieno in Serie A. Giocare senza tifosi è brutto. Ti senti quasi impotente. Io sono un giocatore che ha bisogno del pubblico: mi dà energia e una spinta, mi rende migliore". E anche la città pare avere stregato il ragazzo: "Quando cammino mi rendo conto ogni volta di quanto sia bella Milano. Per fortuna posso passeggiare tranquillo da queste parti. Ogni tanto una firma o una foto, ma a parte quello possiamo fare quello che vogliamo. È fantastico, perché Milano ha negozi fantastici, non per niente è la città della moda in Italia. La vita qui è meravigliosa, puoi mangiare sempre in modo fantastico qui. Ovviamente sono venuto a Milano per giocare con l'Inter , ma voglio godermi sicuramente anche la nostra esperienza qui".
Conclusione sul rapporto coi compagni di squadra, con due in particolare: "Stefan de Vrij è già alla sua quarta stagione in nerazzurro. È una squadra molto esperta. È una bella cosa, perché possono spiegarmi bene cosa ci si aspetta da me tatticamente. Ivan Perisic mi aiuta nella parte tattica, è nella stessa posizione dall'altra parte del campo".
(Voetbalzone-Gianlucadimarzio.com)
Dumfries non nega di avere avuto un inizio complicato in Italia, ma ora si dice pronto a dimostrare definitivamente il suo valore: "Voglio giocare a calcio e mostrare cosa posso fare qui. Ora posso dire che era logico che non fossi subito un titolare: sono arrivato qui senza una buona preparazione ed è la mia prima volta all'estero. Lingua diversa, un nuovo ambiente, una cultura diversa e un modo di giocare completamente nuovo. Se da noi in un 4-3-3 la palla è a sinistra, entriamo a destra. Faccio così da quasi vent'anni. Il mio corpo lo fa automaticamente, ma all'Inter è vietato. Qui devo restare largo. Ho lavorato tanto e l'ho imparato. Il calcio dell'Inter e della Serie A è tanto tattico. Non l'ho sottovalutato, sapevo che sarebbe stato così. Ma mi aspettavo di giocare di più all'inizio, sono onesto su questo. Però è bello che dopo un periodo in panchina mi sia stato permesso di giocare titolare. Ora sono abituato alla squadra, ai giocatori e allo stile di gioco e ora ho visto la maggior parte degli avversari. Sento di essere sempre più pronto per essere sempre un giocatore fondamentale. Questo è quello che voglio anche da me stesso. I primi mesi qui ho imparato una bella lezione: sii realista, non volere troppo e troppo in fretta, e datti tempo. L'Inter, poi, ha sempre avuto un piano molto chiaro per me, vogliono calmarmi e darmi tempo. Ed è bello, perché dal PSV all'Inter è davvero diverso. Ma ora che abbiamo la nuova casa, posso davvero ambientarmi e concentrarmi completamente sul calcio".
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Conclusione sul rapporto coi compagni di squadra, con due in particolare: "Stefan de Vrij è già alla sua quarta stagione in nerazzurro. È una squadra molto esperta. È una bella cosa, perché possono spiegarmi bene cosa ci si aspetta da me tatticamente. Ivan Perisic mi aiuta nella parte tattica, è nella stessa posizione dall'altra parte del campo".
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