Federico Dimarco, anche ieri sera, è stato tra i migliori in campo durante Inter-Sheriff. Il canterano nerazzurro ha iniziato bene la stagione e ha trovato spazio nelle rotazioni di Simone Inzaghi, che lo considera a tutti gli effetti un titolare, da schierare come centrale di difesa e come quinto di centrocampo.
Dimarco ha rilasciato un'intervista ai microfoni di DAZN, in collaborazione con Cronache di Spogliatoio. Si parte dalla specialità della casa: i calci di punizione. "Molto spesso mi fermo a calciare le punizioni a fine allenamento, lo faccio da quando ero a Empoli. Mi fermavo e calciavo 10 punizioni perché volevo sempre migliorare e ancora adesso voglio migliorare - racconta -. Quella contro la Sampdoria? Quasi dentro l'area e potevo tirare solo lì, se la tiravo più bassa il portiere l'avrebbe parata. L'ho tirata lì e ho fatto goal. Se è troppo attaccata al palo del portiere, come a Genova, la calcio sempre lì, se è 5 metri più indietro la calcio sempre sopra e quasi mai sul palo del portiere. La mia posizione preferita per calciare le punizioni è il centro-destra: tre passi di rincorsa, quando vado sulla palla cerco di rimanere basso col corpo per darle la frustata forte. Io il portiere non lo guardo, vedo solo la palla e dove voglio calciare".
Il canterano nerazzurro racconta l'emozione provata al primo gol con l'Inter. "Ha significato tanto, per i tanti sacrifici fatti da quand'ero piccolo. Ho rinunciato a tante cose e quando è arrivato il gol è stata un'emozione incredibile. Sono attaccato a Milano, sono cresciuto qua, sempre stato a Milano tranne quando sono andato fuori a giocare, la mia famiglia è qua. Sono veramente felice di essere tornato a casa definitivamente. Poi sono interista da quando son nato: andavo in curva e per me è veramente un onore giocare per questa maglia. Ho fatto anche il raccattapalle. Il ricordo più bello? Il derby vinto 4-2, quando ha segnato Maicon da fuori area".
"Mi sento molto coccolato dai tifosi, anche quando l'anno scorso ero a Verona mi scrivevano molti tifosi nerazzurri che volevano che tornassi - continua -. E questo mi fa molto piacere. I miei compagni di squadra? Dzeko, Lautaro Martinez, Joaquin Correa e Sanchez sono attaccanti forti. A Edin e Lauti cerco di darla più alta, mentre al Niño e Tucu cerco di darla rasoterra, che se la stoppano e calciano. Cerco già prima di guardare dove va l'attaccante, se va sul primo o si smarca sul secondo. Quando crosso ho già deciso dove mettere il pallone".
"Mi piacciono molto i giocatori tecnici, mi piace il talento. Ci sono una marea di terzini forti che mi piacciono e che hanno talento. Il miglior Marcelo del Real Madrid per me era una roba inarrivabile - conclude Dimarco -. La prima partita? Contro il Milan, eravamo in tournée in Cina, Mancini ha schierato mezzala: non sapevo dove andare. Dall'anno scorso, invece, da quando ho imparato bene a fare il terzo, e fare il terzo con Juric è come fare la mezzala, mi sono sempre divertito moltissimo".
Dimarco ha rilasciato un'intervista ai microfoni di DAZN, in collaborazione con Cronache di Spogliatoio. Si parte dalla specialità della casa: i calci di punizione. "Molto spesso mi fermo a calciare le punizioni a fine allenamento, lo faccio da quando ero a Empoli. Mi fermavo e calciavo 10 punizioni perché volevo sempre migliorare e ancora adesso voglio migliorare - racconta -. Quella contro la Sampdoria? Quasi dentro l'area e potevo tirare solo lì, se la tiravo più bassa il portiere l'avrebbe parata. L'ho tirata lì e ho fatto goal. Se è troppo attaccata al palo del portiere, come a Genova, la calcio sempre lì, se è 5 metri più indietro la calcio sempre sopra e quasi mai sul palo del portiere. La mia posizione preferita per calciare le punizioni è il centro-destra: tre passi di rincorsa, quando vado sulla palla cerco di rimanere basso col corpo per darle la frustata forte. Io il portiere non lo guardo, vedo solo la palla e dove voglio calciare".
Il canterano nerazzurro racconta l'emozione provata al primo gol con l'Inter. "Ha significato tanto, per i tanti sacrifici fatti da quand'ero piccolo. Ho rinunciato a tante cose e quando è arrivato il gol è stata un'emozione incredibile. Sono attaccato a Milano, sono cresciuto qua, sempre stato a Milano tranne quando sono andato fuori a giocare, la mia famiglia è qua. Sono veramente felice di essere tornato a casa definitivamente. Poi sono interista da quando son nato: andavo in curva e per me è veramente un onore giocare per questa maglia. Ho fatto anche il raccattapalle. Il ricordo più bello? Il derby vinto 4-2, quando ha segnato Maicon da fuori area".
"Mi sento molto coccolato dai tifosi, anche quando l'anno scorso ero a Verona mi scrivevano molti tifosi nerazzurri che volevano che tornassi - continua -. E questo mi fa molto piacere. I miei compagni di squadra? Dzeko, Lautaro Martinez, Joaquin Correa e Sanchez sono attaccanti forti. A Edin e Lauti cerco di darla più alta, mentre al Niño e Tucu cerco di darla rasoterra, che se la stoppano e calciano. Cerco già prima di guardare dove va l'attaccante, se va sul primo o si smarca sul secondo. Quando crosso ho già deciso dove mettere il pallone".
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