Possibile che non si possa vivere senza fare del male agli innocenti? Si chiedeva Grazia Deledda, in un contesto decisamente diverso e che poco ha a che fare col calcio. Chissà però che lo stesso quesito oggi, con giusti riferimenti e proporzioni del caso, non se lo stia ponendo anche Nicolò Barella, ritrovatosi ancora una volta costretto ad inchiodare il suo amato Cagliari, ieri travolto da una delle versioni più belle dei campioni d'Italia. L'entusiasmo che i recenti buoni risultati hanno portato sull'Isola non è bastato: la squadra di Mazzarri si è piegata ai colpi di un'Inter scatenata, mossa dall'irrefrenabile voglia di tornare a guardare le altre d'in su la vetta della classifica, questa mai raggiunta in stagione fino a questo momento, e finalmente agguantata con la complicità dei passi falsi compiuti dalle dirette avversarie. "Noi dobbiamo lottare per il titolo quindi tutti i punti son fondamentali. Partita difficile ma che vogliamo vincere" aveva detto proprio il cagliaritano che nei giorni precedenti al match aveva ammesso la sofferta emozione post-gol inflitto alla sua ex squadra la scorsa stagione. "Spero di non segnare", desiderio questo esaudito: nessuno dei tanti colpi inflitti alla compagine sarda dal 23 nerazzurro ha trovato lo spiraglio giusto per superare un Cragno, ieri in versione super ma non abbastanza da sbarrare la porta alla furia dei padroni di casa, desiderosi di prendersi tre punti, il gradino più alto della classifica e un po' di rivincita.

PAZIENZA E MARAVILLA - Niente lacrime soffocate per il ventiquattrenne interista che non trova la via del gol ma si fa magistralmente perdonare della leggerezza commessa a Madrid. Non segna ma fa segnare e anche contro il Cagliari, Nicolino in campo è uno ma vale cento e non è un caso che nella gara di ieri contro 'il suo' Casteddu serve ben due assist vincenti, regalando anche la prima grande gioia stagionale ad Alexis Sanchez, ieri nella sua versione migliore condita da un gol che si spera ne sblocchi la via. Ma la sinfonia suonata a San Siro è corale e a picchiare verso la porta sono non solo gli attaccanti. Ben ventiquattro i tiri, di cui quindici in porta, ai quali è stato chiamato a rispondere l'estremo difensore rossoblu, costretto ben quattro volte ad osservare la palla trafiggere la rete alle sue spalle: un effetto eroico chiamato a scemare già dopo mezz'ora di gioco, fino a quel momento risultata ai nerazzurri un tantino faticosa. I padroni di casa infatti pur muovendosi a trazione anteriore con tanto di baricentro alto non riuscivano a trovare espedienti che scardinassero la difesa sarda. Ma la pazienza è la virtù dei forti e il "sappiamo cosa fare" più e più volte sciorinato sottintende anche e soprattutto questo: attendere senza cadere nell'onnipresente tranello della nevrosi da gol. Girare palla, costruire e creare con lucidità e consapevolezza è ciò che ha condotto la squadra di Inzaghi a sciogliere il primo nodo della difesa avversaria.

DIECI GOL DEL DIECI - Calcio d'angolo di Calhanoglu e incornata del Toro Martinez, impeccabile nella scelta dei tempi, nello sbarazzarsi di Joao Pedro e nella schiacciata di testa verso il povero Cragno, ancora una volta impotente dinnanzi all'argentino. Ennesimo gol del dieci interista inflitto ai rossoblu, tra le vittime preferite dell'ex Racing Avellaneda che agli appuntamenti coi sardi si presenta sempre molto ispirato. Ispirazione che il Toro però non riesce a sfruttare dal dischetto, dove l'attaccante nerazzurro mostra ancora una volta la più esposta delle debolezze. Rigore a favore dei padroni di casa prontamente bloccato dal portiere isolano che finisce per condire di un pizzico di amaro la prestazione super dell'attaccante di Bahia Blanca, che al giallo e al rigore sbagliato risponde replicando in porta il gol che scrive i titoli di coda del match e gli regala un primato personale. Oltre alla prima doppietta della stagione, Lauti va per la prima volta a segno per la quarta gara consecutiva in campionato, trovando inoltre la doppia cifra nella classifica dei marcatori: dieci gol per il numero dieci che senza giallo e timidezza mostrata dal dischetto di gesso disegnato a undici metri dalla porta il dieci avrebbe potuto meritarlo anche in pagella.








Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 13 dicembre 2021 alle 08:15
Autore: Egle Patanè
vedi letture
Print