Con le unghie e con i denti, l’Inter si aggrappa ai tre punti e supera la Sampdoria grazie ad un uno-due improbabile, inframmezzato dal gol di Gabbiadini che sapeva di ennesima beffa. Spalletti ridesta la squadra e riesce, a poco a poco, a farle guadare il fiume: in una settimana in cui è successo di tutto, si conclude il ruolino di marcia con tre vittorie consecutive. Segnali, timidi, di un ambiente in ripresa, dove l’allenatore ne esce rafforzato e la società con una nuova immagine all’insegna della trasparenza: costi quel che costi, non ci si abbandona più alle voci di corridoio, alle indiscrezioni sventolate in prima pagina. L’Inter ha deciso che strada prendere ed è costretta a decisioni impopolari, ma che hanno compattato il gruppo. I volti, le esultanze collettive, gli abbracci di Spalletti a fine partita, a Perisic e Skriniar in particolare: tutti passi che volgono verso un nuovo inizio e scacciano i timori di molti tifosi che si aspettavano una stagione decadente, verso l’oblio. Così non è, l’Inter ha ancora qualcosa da dire, sia in Serie A sia in Europa League, dove dovrà completare l’opera di Vienna.
MANZONIANO - Magari, prima o poi, si scoprirà che Danilo D’Ambrosio ha un qualche tipo di parentela con Alessandro Manzoni, il teorico della Provvidenza come conferma dell'aiuto divino, che spinge ad avere coraggio sempre e comunque. Non vi sono altri modi per definire lo zampino del numero 33, molto spesso criticato ma che ha sempre marcato la sua presenza quando conta: contro la Lazio, in una rovesciata eroica nella gara dello scorso maggio, e ieri quando la partita sembrava compromessa. Leggendo fra le righe, si può intuire come la continuità di prestazioni di questa Inter si basa sulla leadership di giocatori come D’Ambro, Ranocchia e il nuovo capitano, Samir Handanovic, accolto tra gli applausi da San Siro. Al centro delle polemiche negli ultimi anni, ma eretti da Spalletti (forse anche per necessità) a figure totemiche di questa Inter, sempre in cerca di certezze.
TUTTOCAMPISTA - Lautaro Martinez era in dubbio a causa di una botta presa contro il Rapid Vienna. E sarebbero stati guai, per Spalletti. Alla fine il Toro ha giocato e - dopo un primo tempo anonimo, con annesso un gol a tu per tu con Audero mandato alle ortiche - ha preso in mano le redini dell’attacco, cambiando ritmo e battagliando su ogni pallone. Il risultato di questo suo continuo movimento sono state la autostrade aperte nella difesa doriana, che in più di un’occasione si è concessa alle sortite interiste. Martinez ha gli sprazzi del campione, cui manca la continuità (sui novanta minuti) e anche un po’ di lucidità nel prendere la decisione giusta al momento giusto. Ma alcuni istanti sono da campione vero: quando resiste ad un corpo a corpo con Tonelli e poi crossa per la spaccata di Candreva, un paio di aperture illuminanti spalle alla porta, il velo che manda al tiro Perisic poco prima dell’1-0. Momenti, dicevamo. Che si iniziano a sommare e ci restituiscono l’identikit di un attaccante completo, cui non dev’essere caricato il peso del mondo sulle spalle. Ha ancora bisogno di un giocatore davanti che lo accompagni, che segni qualche gol pesante con costanza. Martinez ha ventun’anni, si farà. L’Inter sa di aver trovato un tesoro da coltivare.
LE LODI INCONSUETE - La spina dorsale di questa squadra si basa su due che condividono la stessa stanza, ad Appiano Gentile: troppo spesso si sottovaluta l’importanza di Milan Skriniar e Stevan de Vrij. L’insolita coppia si è consolidata nel giro di pochi mesi, costituendo di fatto una diga indissolubile non solo in fase difensiva. Se i gol subiti, rispetto all’anno scorso, sono di meno (17 vs 19, seconda miglior difesa del campionato) allo stesso modo l’influenza dei due centrali in fase d’impostazione è evidente. Spalletti negli ultimi giorni ha ribadito più volte che le colpe, così come i meriti, in una squadra sono collettivi: “Non è che se non prendiamo gol, si viene a dire bravo a Skriniar o a De Vrij”. Il mister ci permetterà se, dopo la resistenza degli ultimi dieci minuti di ieri, ci soffermiamo su quest’ultimi due Al di là degli highlights più eclatanti, ad esempio il lancio d’esterno dell’olandese per Perisic a metà secondo tempo, la solidità con cui i due si destreggiano palla al piede, salendo insieme alla squadra o piazzando delle sgroppate spacca pressing è convincente, soprattutto se adeguatamente supportata dal centrocampo.
La partita contro la Sampdoria è stata condita da numerosi applausi. I più fragorosi, per il sostituito Nainggolan e il nuovo capitano, Samir Handanovic. Che, ha fatto intuire la società attraverso le parole di Marotta, non avrà la fascia ad interim. La presenza dell’ex proprietario di quella fascia allo stadio ha prodotto invece l’unica bordata di fischi: è strano vedere Mauro Icardi attonito, mentre osserva la sua squadra arroccarsi e difendere i tre punti. Nessuno sa come si evolverà la situazione, anche se i segnali mandati da Wanda e dalla società fanno presagire un intricato lieto fine. Quel che conta è che la squadra ha ricominciato quel percorso che si era interrotto dopo la vittoria fondamentale contro il Napoli. Ci sono ancora oltre tre mesi di stagione: quale sarà il futuro dell’Inter?
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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