Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A, è intervenuto questa mattina al convegno organizzato da Rcs Academy Business School denominato Sport Industry. Importante in particolare una battuta in risposta ad Amanda Staveley, co-proprietaria del Newcastle, che aveva definito la struttura della Serie A "un disastro". "Amanda Staveley fa l'investitore nel Newcastle - dice Dal Pino -. Noi abbiamo otto proprietà straniere che hanno creduto nella Serie A e ritengono ci sia potenziale di crescita. Se la signora Amanda ha preferito il Newcastle a Milan o Inter, posto che magari le proprietà non vendevano a loro, si vede che preferisce le utilitarie e non la Formula 1. Perché questo è il Newcastle rispetto a Inter o Milan. La Serie A ha un potenziale inespresso che non ha alcuna lega. Personalmente ho fatto una proposta, non è stata portata avanti, ma quando i grandi fondi mondiali guardano alla Serie A è perché ritengono ci sia potenziale, sta a noi porre le condizioni per tirarlo fuori. Io vorrei avere il 90% di qualcosa che tra qualche anno vale di più piuttosto che il 100% di qualcosa che non avrà lo stesso valore".

Si parla anche della questione strutture. "Ci sono oggi in Serie A dieci club che hanno progetti di nuovo stadio o rinnovamento, con circa 2,5 miliardi pronti per l'investimento. Dobbiamo fare un appello a Draghi: questi investimenti possono moltiplicare Pil, dare occupazione e gettiti fiscali importanti. Serve una sintesi per avere dei risultati. Il rapporto con la politica è tormentato? Direi di sì. Continuo a rimarcare che il valore sociale ed economico del calcio e in particolare della Serie A nel nostro sistema. Il fatto che 8 dei 20 club siano stati acquisiti da investitori stranieri significa che rappresentiamo un investimento interessante. Abbiamo il nostro lavoro interno che facciamo fatica a portare avanti perché all'interno della Lega Serie A si hanno difficoltà a trasformare le idee in progetti concreti. Pochissimi tra i presidenti che hanno governato il calcio negli ultimi anni e continuano a farlo non aprono a progetti innovativi. La governance della Serie A impedisce di lavorare. Non possiamo far altro che andare avanti con grinta e insistere. Se si vuole restare agli ultimi vent'anni si resterà agli ultimi vent'anni".

Il tema della governance è centrale. Dice ancora Dal Pino: "In democrazia si possono avere opinioni diverse. Il tema vero è che per gestire le aziende devi avere governance appropriate. Non conosco aziende che per prendere decisioni ha bisogno del 70% di consensi tra i soci. Vuol dire che le minoranze di blocco dettano l'agenda. La Serie A è fatta da imprenditori brillanti e sono certo che c'è una maggioranza che vuole si portino avanti le idee e i cambiamenti. La struttura ha lavorato benissimo in questi due anni perché ha creato a Lissone un gioiello come l'IBC. Siamo in grado da soli di produrre e distribuire il prodotto a livelli che non ha nessuno. Siamo andati oltre la governance, che non c'è, con qualcosa che ha valore enorme. Il problema non è la minoranza che urla e butta la palla in fallo laterale. In una riunione in cui si parla di idee non si può attaccare la Federazione, vuol dire non occuparsi del vero tema. Ovvero che la Serie A torni al top e che le società sopravvivano alla crisi. Lasciando perdere la totale assenza e l'inspiegabile ostracismo del governo, è evidente che anche noi dobbiamo dare credibilità al cambiamento. I numeri li abbiamo. Le società devono decidere".
Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 15 novembre 2021 alle 11:14
Autore: Redazione FcInterNews
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