Arrivato come primo grande colpo di Suning, Joao Mario è stato accolto, nel pre partita di Inter-Palermo, come il salvatore della patria, il giocatore che finalmente avrebbe fatto fare il salto di qualità all'Inter. Presto però, il campione d'Europa è finito nel calderone di polemiche e incongruenze che ha colpito la squadra, facendo diminuire l'entuasiamo che lo ha accompagnato fino a terminare anche in panchina. Nell'ultimo match contro il Genoa, ha però dimostrato di essere un giocatore di cui questa Inter non può fare a meno. 

TUTTI I RUOLI, NESSUN RUOLO - Nell'11 del Portogallo che ha vinto l'Europeo, Joao Mario giocava sulla fascia, nel trio di trequartisti che accompagnavano Ronaldo e Nani. L'Inter non lo ha acquistato per quel ruolo, dove è ampiamente coperta, ma per prendere le redini del centrocampo e guidare la manovra. Presto però Joao Mario ha dimostrato di avere sì grande qualità, ma di non essere a pieno il centrocampista che stampa e tifosi si erano prefigurati: grandi qualità tecniche, ottima visione di gioco, ma non vere e proprie capacità di regia, oltre ad un andamento in campo non dei più rapidi. De Boer lo ha provato prima come mezzala in un centrocampo a tre, dove ha ben fatto, poi come regista classico davanti alla difesa. In questo ruolo, dopo aver illuso nella partita contro il Torino, a Genova contro la Samp ha dimostrato di non avere l'inclinazione per ricoprire quel ruolo in Serie A. Troppo poco presente in fase difensiva, esponendo eccessivamente a contropiedi una squadra già di per sè molto fragile. Con l'arrivo di Pioli, ha conosciuto due panchine consecutive contro Napoli e Fiorentina, prima della bella prestazione contro il Genoa. 

COLLOCAZIONE IDEALE - Il ruolo di Joao Mario è quella di terzo in un centrocampo a tre, libero di accompagnare la fase offensiva e sgravato da eccessivi compiti tattici e difensivi. Nell'idea di Pioli di passare ad una difesa a tre, questo ruolo però non esiste, dato che il centrocampo è formato da quattro uomini. L'allenatore lo ha rimesso titolare contro il Genoa insieme a Brozovic in mezzo al campo, ma non ha convinto a pieno proprio per la sua scarsa tendenza a difendere: con questo non si intende semplicemente la capacità di seguire gli inserimenti avversari, ma anche l'essere in grado di leggere la fase di non possesso palla, anticipando le giocate avversarie in modo tale da lenire sul nascere ogni possibile azione. Lo dimostrano i soli 4 intercetti in tutta la partita contro il Genoa. Nella ripresa Pioli lo ha alzato dietro le punte, posizione in cui è leggermente stato meno presente nella partita per quanto riguarda la costruzione del gioco, ma dove alla fine è risultato decisivo. Joao ha chiuso l'ultimo incontro con l'84% di passaggi riusciti, creando ben 5 occasioni da gol, di cui una decisiva per il 2-0 di Brozovic. La sensazione è che l'Inter non possa fare a meno di questo giocatore, perché nonostante la giovane età ha già molto esperienza e perché sa cosa vuol dire muoversi all'interno di contesti che prevedono grandi giocatori. Come detto però, non è in grado di giocare in un centrocampo a due in una squadra che ha i problemi dell'Inter; la soluzione allora è schierarlo proprio dove lo ha messo Pioli nel secondo tempo, magari concedendogli maggiore libertà di movimento, abbassandosi e allargandosi a seconda dello sviluppo dell'azione. Mario ha grande qualità offensiva, ma non è un giocatore che diventa pericoloso (0 tiri in porta) bensì permette agli altri di esserlo, non necessariamente con passaggi illuminanti ma anche con semplice giocate, che lui fa sembrare più facili di quanto siano in realtà. Affiancando di più Perisic (o chi per lui) ad Icardi, e lasciando a Joao il compito di agire da vero e proprio regista offensivo, potrebbe risolvere un problema dell'Inter, permettendo ai vari Candreva e Brozovic di giocare contemporaneamente. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 16 dicembre 2016 alle 22:35
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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