Le parole provenienti dal ritiro in Croazia, dove si stava svolgendo la presentazione delle maglie che la squadra del ct Kovac indosserà in Brasile, hanno riportato prepotentemente l’attenzione sul rapporto finora conflittuale tra Mateo Kovacic e Walter Mazzarri. Nessuno scontro, ci mancherebbe, solo la conferma di un disagio personale figlio di uno scarso e poco qualitativo impiego finora per il 20enne ex Dinamo Zagabria. Dichiarazioni che sono state strumentalizzate e promosse come attacco frontale, ma che in realtà vanno interpretate come la legittima delusione di un ragazzo che sperava di essere protagonista con la maglia dell’Inter nella stagione della consacrazione, dopo un primo approccio da gennaio a giugno 2013. Invece le aspettative sono state disilluse, perché rispetto alla gestione Stramaccioni, della cui fase peggiore, ahilui, Kovacic è stato l’unico protagonista in positivo, quella di Mazzarri è stata finora avara di soddisfazioni.
NUMERI RIVELATORI - Statistiche alla mano, c’è un abisso tra la stagione scorsa e quella in corso. Una volta sbarcato a Milano durante il mercato di gennaio, Kovacic è stato scaraventato subito in un calcio che non conosceva, riuscendo comunque a mostrare le sue grandi doti in un contesto alla lunga diventato demoralizzante. Per lui 18 presenze su 21 partite (una sola tribuna e due panchine), per un totale di 1425 minuti complessivi in campo (79,1 media). Nello specifico, ben 12 partite disputate per intero (4 volte sostituito, 2 volte subentrato). Meno soddisfacente invece il bilancio con Mazzarri: 25 complessive su 29 (una sola assenza per infortunio, a Firenze), 1194 minuti complessivi in campo (47,76 media), appena 4 partite da 90 minuti (6 volte sostituito, 15 volte subentrato). Di tutti questi dati, ne spiccano due in particolare, l’uno diretta conseguenza dell’altro: 12 presenze da 90 minuti con Stramaccioni (che, va aggiunto, aveva ben poche alternative) contro 4 sotto la gestione Mazzarri. Quasi 80 minuti di media a partita nel primo caso, meno di 48 nel secondo.
RUOLI E PREFERENZE - Un brusco calo che di certo Kovacic non si sarebbe aspettato, figlio del problema muscolare che lo ha bloccato per gran parte della preparazione estiva e di un’indecifrabilità tattica che ha spinto Mazzarri a preferirgli giocatori più ‘inquadrati’ e soprattutto più abili nella fase di interdizione. Il tutto, a discapito della qualità che il croato avrebbe potuto garantire al centrocampo nerazzurro. Stramaccioni lo impiegava soprattutto davanti alla difesa, posizione in cui Mazzarri non lo ha mai visto bene (ne è un chiaro esempio la prestazione in casa della Juventus). Per il tecnico di San Vincenzo Kovacic è una mezzala, ma faticando nella fase difensiva non gli dà sufficienti garanzie di equilibrio tattico, al punto da dovervi rinunciare. Da sempre Mazzarri apprezza i calciatori di corsa, ma non rinuncerebbe ai piedi del croato se questi si sacrificasse in entrambe le fasi (si pensi ad Hamsik a Napoli). Più volte, parlandone, ha ribadito che il modo in cui lo sta gestendo fa parte di un naturale processo di crescita di un 20enne che deve ancora maturare, pur avendo un grande talento.
COLPA DI MAZZARRI? - Eppure all’esterno la sensazione è che tra i due non corra buon sangue e le parole del ragazzo dalla Croazia hanno alimentato questa corrente filosofica. Molti tifosi sono dalla parte dell’ex Zagabria, lo vorrebbero vedere sempre in campo memori dell’impatto avuto la scorsa stagione. Accusano al contempo Mazzarri di averlo demoralizzato lasciandolo troppo spesso in panchina, di preferire gente con poca qualità solo perché corre di più e di non essere un fan dei giovani, lui in primis. Una presa di posizione che stona con la realtà: l’allenatore non ha nulla contro Kovacic, lo ritiene un prospetto importante per l’Inter ma non ancora pronto per caricarsi sulle spalle la responsabilità di una squadra. Le lacune tattiche sono ancora tante, in Italia è un dettaglio fondamentale e non trascurabile, soprattutto per un tecnico come Mazzarri che non lascia nulla al caso.
SCUSE CHE NON REGGONO - Va anche aggiunto che il numero 10 dell’Inter, nelle occasioni che gli sono state concesse, non ha brillato come nella scorsa stagione salvo qualche lampo di classe. Troppo poco per pretendere un posto da titolare, che nessuno ha di diritto. Né regge la scusante dell’involuzione psicologica di un giovane che di fronte a una situazione avversa ha perso fiducia ed entusiasmo. A 20 anni chi vuole diventare un grande calciatore deve sfruttare ogni minuto in campo, deve dimostrare di poter stare al fianco di gente più esperta. Se Kovacic non riesce a reagire nel modo giusto a uno scarso minutaggio, significa che gli manca il carattere per emergere. E senza grinta e voglia di mangiare l’erba, non esiste un allenatore che ti possa dare fiducia.
TROPPO IN FRETTA - Forse le responsabilità affidategli la scorsa stagione hanno affrettato una fase di ambientamento fisiologica e oggi Mateo ne sta risentendo. Una crescita troppo rapida che lo ha esposto mediaticamente e che oggi gli si ritorce conto. Ovvio che voglia giocare il più possibile, ma è anche giusto seguire un percorso di evoluzione calcistica lineare, che rispetti le tempistiche. Intenzione di Mazzarri è insegnare a Kovacic il mestiere, in modo che il suo talento non venga bruciato da altre lacune. Serve pazienza, ma alla fine l’Inter potrebbe ritrovarsi un campione maturo, equilibrato e in grado di fare davvero la differenza, in ogni zona del campo e a prescindere dal ruolo che interpreta.
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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