Due mesi di lavoro mandati in fumo con tre partite deprecabili. E se con il Lecce c'era stato un Benussi strepitoso e con il Palermo qualcuno poteva azzardare l'intromissione non voluta del ghiaccio, contro la Roma nessuno potrà accampare scuse. A volte il mero risultato, specie nel calcio, non dice tutta la verità. Stavolta sì. Quattro gol sul groppone che pesano tanto, tantissimo. E non aiutano le frenate di Juve e Milan e i ko di Lazio e Udinese: l'Inter sta rischiando nuovamente il fondo come ai tempi di Gasperini.

EFFETTO DERBY. Quello che di solito si trasforma in qualcosa di positivo pare che all'Inter abbia avuto l'andamento opposto. Vincere il derby ha creato una sorta di spirale negativa, già intravista contro la Lazio e mascherata da Milito-Pazzini. Lì Ranieri disse: “Così non andremo lontano”. Dopo la Roma il buon Claudio ha ribadito: “Così non possiamo andare avanti”. E infatti si va indietro, in classifica. La sensazione è che il lavoro poco incisivo delle vacanze natalizie abbia pagato subito con Parma e Milan, ma ora gli altri sembrano correre il doppio. E' stato il caso della Roma, che ha preso 'a pallate' gli uomini in maglia nerazzurra dall'inizio alla fine.

CUORE, CARATTERE E DIO. Ora, però, non ricacciamo i soliti discorsi sul cuore, sull'attaccamento alla maglia e sul carattere. Non è possibile che queste caratteristiche svaniscano con cadenza settimanale per poi ricomparire magicamente quando si vince. La verità è che l'Inter è lenta, prevedibile e irriconoscibile. Contro i giallorossi, senza Alvarez, Sneijder, Stankovic e Forlan, le armi a disposizione di Ranieri erano davvero poche. Basti pensare che l'unico dubbio della vigilia era quello su chi schierare a sinistra tra Poli e Obi. E ho detto tutto. Il tecnico è costretto a pensare 'primo non prenderle' perché questi sono i giocatori che ha. Fare un 4-4-2 senza ali di ruolo e con due mediani statici quali Palombo e Cambiasso equivale a rinunciare consapevolmente alla manovra. E che Dio ce la mandi buona. Stavolta Dio è stato romanista.

I RINFORZI (?) DEL MERCATO. La nota dolente messa impietosamente alla luce dalla disfatta dell'Olimpico è quella del calciomercato. O meglio: quella delle mancanze del calciomercato. E tralasciamo volutamente la voragine creata dall'addio di Motta. Che Ranieri avesse urgente bisogno di un attaccante era sotto gli occhi di tutti. Evidentemente, era sotto gli occhi anche della società se è vero, come confessato dallo stesso tecnico più volte, che si è tentato di prendere qualcuno, ma non ci si è riusciti. E questo non fa altro che acuire le colpe di chi ha mancato di dare un attaccante in più all'allenatore: com'è possibile non riuscire a prendere uno che sia un attaccante per un club come l'Inter? Per inciso, a Roma in panchina c'era Castaignos, più volte provato a dar via in prestito. E in tribuna Zarate, ormai alla stregua dell'ultimo Muntari. Ecco perché poi per cambiare la partita devi inserire Poli per Pazzini...

ORA SI FA DURA. Eppure quello della Serie A è chiaramente un torneo al ribasso. Basti vedere quanti pareggi ha la prima in classifica e quante sconfitte ha già collezionato la seconda. Aumenta forte il rammarico nei tifosi: con qualche scelta azzeccata in più e un piccolo sforzo per il reparto offensivo, questa squadra sarebbe potuta tornare in corsa per il titolo. E non è un'eresia. La lunga striscia di vittorie ha dimostrato che il grosso del gruppo è valido, in attesa dei nuovi (in cui inseriamo anche Forlan e Sneijder, praticamente mai visti). Ora si fa dura per la Champions, sia quella col Marsiglia che quella da conquistare: non tanto a livello di possibilità, quanto a livello mentale. Il calcio ci ha insegnato che tutto è possibile e vogliamo credere che Ranieri e i giocatori riusciranno a raddrizzare una stagione cupa. Se dovessero riuscirci, però, sarà solo merito loro.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 06 febbraio 2012 alle 08:30
Autore: Alessandro Cavasinni
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