E' stato visto un po' da tutti come un segnale forte di fiducia da parte della società. L'Inter non ha voluto incontrare Andrea Ranocchia, almeno questo quanto raccolto dai media nella giornata di ieri. Il rifiuto, però, non è dovuto a un muro contro muro, bensì alla fiducia della dirigenza nerazzurra verso il 24enne umbro. Non c'è nulla da chiarire: Ranocchia è dell'Inter e all'Inter rimane. Ma perché Ranocchia voleva parlare con Moratti e Branca?

Le tesi concordano: dopo un'annata negativa, sia a livello generale che personale, il centrale nerazzurro intendeva chiedere rassicurazioni sul proprio futuro. Secondo molti, Andrea avrebbe voluto capire se la società creda ancora in lui e se le voci di mercato che vogliono l'Inter impegnata a trovare un difensore destro siano vere.

Tutto sembra avere una logica ben chiara, che però al momento sfugge a un'analisi leggermente più approfondita. Sfugge perché, se ci limitiamo ai numeri, ci accorgiamo che l'Inter – ad oggi – possiede in rosa solamente 4 centrali (dando per certo l'addio di Lucio), di cui ben tre sinistri. I mancini sono Samuel, Chivu e Juan Jesus, mentre sul centrodestra resta soltanto lui, Ranocchia. Ovvio e legittimo che Branca e Ausilio scandaglino il mercato alla ricerca di un altro paio di pedine, e da qui i nomi notissimi di Matias Silvestre e Marco Andreolli. Impensabile che un club come l'Inter affronti la nuova stagione con le pedine contate, specie dopo che quelle 'vecchie' arrivano da una stagione balbettante.

E' il caso soprattutto di Ranocchia. L'ex Bari avrà anche pagato l'annata nera di tutta la squadra, ma è innegabile che lui ci abbia messo del suo. Tanto che ha perso pure la Nazionale ed Euro 2012. Troppo evidenti gli errori commessi dal buon Andrea per lanciarlo titolare e lasciarlo come unico baluardo destrorso della difesa. Perché mai Samuel deve fare i conti con la concorrenza di Chivu e Ranocchia non può fare lo stesso con Silvestre? Parliamoci chiaro: Ranocchia ha grandissime potenzialità ed è giovane, ma non più giovanissimo. Di fatto, è atteso alla prova del nove: fare il salto o restare nel limbo. E a questi livelli non ci si può concedere il lusso di garantire la maglia da titolare a chicchessia oppure evitare concorrenze 'scomode'.

L'Inter è l'Inter, e il nome sullo stemma appiccicato sul petto della maglia è più importante di quello è stampato dietro sulle spalle. E se giustamente Ranocchia – come si legge – chiede garanzie, è altrettanto chiaro che l'Inter non può fare atto di fede verso nessuno. Il posto va guadagnato sul campo. Questo lo sa l'Inter e lo sa Andrea.  
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 27 giugno 2012 alle 10:30
Autore: Alessandro Cavasinni
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